Puglia

Parla la babysitter judoka che ha fermato il rapinatore a Milano

“L’aggressione e la tentata rapina che ho subito a Milano, in una zona centrale abitata da tante famiglie e nei pressi di diverse scuole, mentre ero con la bambina in fasce di cui mi occupo come babysitter, è stata un’esperienza molto traumatica. Non è stato facile trovare la forza di reagire e mantenere la lucidità, sentivo lo stress dato dalla responsabilità che ho nei confronti della piccola. Ho avuto molta paura più per lei che per me, ma la mia esperienza da judoka è riuscita a mettere in fuga il rapinatore”.

A raccontarlo nel nostro programma “Social Night” è Rita Nuovo, 22enne pugliese studentessa di Filosofia, fuorisede da due mesi nel capoluogo lombardo, che qualche giorno fa è riuscita a mandare al tappeto un malvivente, intento a strapparle una collanina, con le sue mosse di arti marziali, assestate nei punti giusti. Lo judo scorre nelle vene della giovane da quando aveva sei anni, fin dal suo primo giorno di lezione ad Andria nella palestra dell’A.S.D. Centro Sportivo Judo, seguita dal maestro Michele Coratella, per poi approdare tra gli spazi dell’A.S.D. Judo Italia Triggiano, del maestro Fabrizio Tricarico. La passione per lo sport di combattimento, ma soprattutto di difesa, arriva prestissimo, anche grazie a mamma e papà, entrambi judoka. “Condivido con i miei genitori questa passione. È uno sport che ti aiuta a liberare la mente, che va oltre lo sforzo fisico, ti forgia anche nel carattere. Mi è servito anche in un’altra occasione ad Andria, quando un ragazzo mi aggredì e minacciò di darmi fuoco con un accendino. Anche in quel caso ho sferrato i colpi giusti e lui se l’è data a gambe levate”.

Molti i commenti di lode alla sventata rapina di Rita in quel di Milano, eppure non sono mancate alcune critiche in merito all’uso delle arti marziali oltre l’ambito sportivo. “Capisco i commenti negativi, ma ricordiamo che è stata una situazione in cui io dovevo difendermi, non sono stata io ad attaccare. In quel momento nella mia mente l’obiettivo era quello di far andare via l’aggressore e mettere in salvo la bambina; certamente temevo potesse avere un’arma o che avesse la meglio su di me, ma non potevo restare inerme e farmi immobilizzare dalla paura. Il judo è una disciplina che andrebbe studiata e praticata da tutti – spiega la 22enne andriese –  soprattutto dalla donne e di questi tempi, perché insegna a reagire e a saper mantenere il controllo. È uno sport molto distante dalla violenza, in quanto fondato su regole etiche valide sempre, fuori e dentro le palestre”.




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