Parco Nazionale del Gargano, il caso dell’oasi abbandonata distrutta da un incendio: “Morti tantissimi animali”
Secondo una prima stima l’area colpita si estenderebbe su circa 800 ettari. L’incendio che il 18 luglio si è sviluppato dai margini della strada provinciale Manfredonia-Zapponeta ha devastato l’Oasi del Lago Salso. Che si trova all’interno di un Sito d’Importanza Comunitaria nel Comune di Manfredonia, nel Foggiano. Ma è anche una Zona di Protezione Speciale. L’area, di 1.040 ettari, fa parte di una delle zone umide più importanti dell’Italia meridionale: il sistema delle zone umide di Capitanata. Un alternarsi di canneti e specchi d’acqua che accolgono, sia nei mesi invernali che in quelli estivi, moltissime specie di uccelli. “Un disastro senza precedenti, che si prospetta come il più grave nella storia dell’Oasi e che solleva pesanti interrogativi sulla gestione e la prevenzione antincendio dell’area”, osservano dal WWF. “È presto per poter contare i danni ma sono enormi. Abbiamo visto alcune cicogne perse nel cercare il proprio nido distrutto dal fuoco. È una situazione gravissima”, dice Domenico La Marca, sindaco di Manfredonia.
Un paradiso terrestre, quasi cancellato. L’Oasi Lago Salso è affiliata WWF, che, come spiega il portale dedicato, “è una zona umida costiera del golfo di Manfredonia, che dal 1999 rientra nel Parco Nazionale del Gargano, costituita da ampie casse di espansione e vasche di colmata realizzate durante le bonifiche della Riforma Fondiaria del Tavoliere”. Ed ora le fiamme. “Un disastro. Si sono bruciati tutti i nidi degli uccelli che nidificano nell’oasi” sostiene Maurizio Marrese, presidente del WWF Foggia. “Speriamo che almeno le cicogne si siano salvate. Sicuramente saranno morti tantissimi animali. Lago Salso è uno dei siti con la maggiore biodiversità, basti pensare alle testuggini palustri, alle lontre e ai tanti uccelli”. La gestione dell’Oasi dopo la messa in liquidazione nel 2019 della società Oasi Lago Salso S.p.A. è a cura del Parco Nazionale del Gargano e del Centro Studi Naturalistici ONLUS. Una gestione, più che deficitaria, da anni, secondo l’associazione ambientalista. “I responsabili di questo disastro sono coloro che in queste ore si ergono a paladini della legalità e dell’ambiente. È dal 2019 che denunciamo il degrado ambientale delle paludi e dell’Oasi”, dice ancora il presidente Marrese.
In diverse occasioni, negli anni scorsi, i tentativi di innescare i focolai dalla strada provinciale verso la zona umida sono falliti. A causa degli elevati livelli idrici e della vegetazione umida. Questa volta, invece il fuoco che si è sviluppato proprio nella parte più profonda della zona umida. “Come sono stati mantenuti i livelli idrici all’interno dell’Oasi in questi anni? Sono stati contrastati efficacemente i prelievi abusivi di acqua?” chiede il WWF al presidente del parco, Pasquale Pazienza. E ancora: “Il servizio di sorveglianza è stato attivato quest’anno? Sono state attuate le ordinarie misure di prevenzione incendi, considerando l’importanza e la vulnerabilità di quest’area protetta?”. Per il sindaco di Manfredonia, Domenico La Marca, c’è un disegno premeditato per martoriare il territorio, e di “disegno” dietro gli incendi parla anche il presidente della Provincia di Foggia Giuseppe Nobiletti in un post sui social. “È inaccettabile che vi siano stati, ancora una volta, ritardi e gravi inefficienze nella gestione dell’emergenza” hanno dichiarato la senatrice di Fdi Anna Maria Fallucchi e il consigliere regionale della Lega, Joseph Splendido. “La Regione Puglia, guidata da Michele Emiliano, deve rispondere – hanno detto – I mezzi erano adeguati? Perché si è intervenuti con ritardo? E soprattutto: cosa è stato fatto in termini di prevenzione, considerando che si tratta di una zona classificata da anni ad altissimo rischio incendi nei mesi estivi?”.
Intano il WWF chiede al ministero dell’Ambiente di avviare un’indagine seria e approfondita sulla gestione dell’Oasi avvenuta in questi anni. Mentre al Comune di Manfredonia, in quanto proprietario dell’area, di rientrarne immediatamente in possesso. “Di fronte a un disastro ambientale di queste proporzioni – ha dichiarato Daniela Salzedo, presidente di Legambiente Puglia – non possiamo più accontentarci di interventi ordinari o di promesse a lungo termine. Servono azioni concrete per proteggere l’ambiente, garantire la sicurezza delle comunità locali e assicurare un futuro vivibile alle nuove generazioni”. Possibile che un’area, vasta, così rilevante possa essere sostanzialmente abbandonata?
(foto di Matteo Nuzziello)
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