Papa: “Riconoscere lo stato di Palestina aiuta, ma ora il dialogo è rotto”. E sull’Ucraina: “Servono disarmo e dialogo”
“Il riconoscimento dello Stato di Palestina potrebbe aiutare“, ma “in questo momento il dialogo è rotto”. Mentre i leader politici di tutto il mondo sono riuniti all’assemblea generale delle Nazioni Uniti, a New York, Leone XIV interviene nel dibattito sulla drammatica situazione in Terra Santa, in particolare a Gaza. Prevost, incontrando i giornalisti all’uscita da Villa Barberini, la sua residenza a Castel Gandolfo, dove ormai si reca ogni lunedì pomeriggio per fare ritorno in Vaticano il martedì sera, ha ribadito la soluzione dei due Stati per la fine del conflitto israeliano palestinese. Soluzione da sempre adottata dalla Santa Sede e soprattutto da san Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, Francesco e adesso da Leone XIV.
Prevost ha puntato il dito contro Israele: “In questo momento non si trova dall’altra parte volontà di ascoltare” e “continua la campagna alla città di Gaza”. “Penso – ha aggiunto il Papa – che gli Stati Uniti saranno gli ultimi” a riconoscere la Palestina che “la Santa Sede ha riconosciuto già da molti anni”. Invece, ha continuato Leone XIV, “bisogna cercare una maniera per rispettare i popoli”. Prevost, poi, ha raccontato di essere continuamente in contatto con la piccola comunità cattolica di Gaza, così come faceva il suo immediato predecessore: “Grazie a Dio, nella parrocchia di Gaza stanno bene, ho comunicato con loro nel pomeriggio”.
Inoltre, il Papa si è soffermato sulla situazione in Europa, dove serve “unità” perché “se fosse realmente unita, potrebbe fare tanto”. Parole rivolte in particolare al conflitto russo ucraino. “Qualcuno – ha aggiunto Prevost – sta cercando una escalation, questo è ogni volta più pericoloso”. E ha insistito sulla “necessità di lasciare le armi, lasciare le operazioni militari e avvicinarci al tavolo del dialogo”. Posizioni che si accompagnano al lavoro diplomatico messo in atto dalla Segreteria di Stato.
Il 4 settembre 2025 il Papa ha ricevuto in udienza privata in Vaticano il presidente israeliano Isaac Herzog. La Sala Stampa della Santa Sede pubblicò un insolito, per la lunghezza e i dettagli del faccia a faccia, bollettino: “Nel corso dei cordiali colloqui con il Santo Padre e in Segreteria di Stato, è stata affrontata la situazione politica e sociale del Medio Oriente, dove persistono numerosi conflitti, con particolare attenzione alla tragica situazione a Gaza. Si è auspicata una pronta ripresa dei negoziati affinché, con disponibilità e decisioni coraggiose, nonché con il sostegno della comunità internazionale, si possa ottenere la liberazione di tutti gli ostaggi, raggiungere con urgenza un cessate il fuoco permanente, facilitare l’ingresso sicuro degli aiuti umanitari nelle zone più colpite e garantire il pieno rispetto del diritto umanitario, come pure le legittime aspirazioni dei due popoli”.
“Si è parlato – riportò ancora il comunicato ufficiale – di come garantire un futuro al popolo palestinese e della pace e stabilità della Regione, ribadendo da parte della Santa Sede la soluzione dei due Stati, come unica via d’uscita dalla guerra in corso. Non è mancato un riferimento a quanto accade in Cisgiordania e all’importante questione della città di Gerusalemme. Nel prosieguo dei colloqui, si è convenuto sul valore storico dei rapporti tra la Santa Sede e Israele e sono state affrontate anche alcune questioni riguardanti i rapporti tra le autorità statali e la Chiesa locale, con particolare attenzione all’importanza delle comunità cristiane e al loro impegno in loco e in tutto il Medio Oriente, a favore dello sviluppo umano e sociale, specialmente nei settori dell’istruzione, della promozione della coesione sociale e della stabilità della regione”. Parole chiare per evitare la strumentalizzazione, da parte israeliana, del colloquio tra il Papa ed Herzog. La conferma che i rapporti diplomatici sono abbastanza tesi. Ma anche il richiamo al programma di pontificato di Leone XIV che vede al primo posto l’impegno per “una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante”.
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