Società

Paolo Crepet contro i social: “Rendono imbecilli docenti e studenti. Riassumere Kant in 140 caratteri? I ragazzi non sanno più studiare testi lunghi!”

“Non possiamo accettare che uno valga uno”, ha dichiarato Crepet, criticando duramente la filosofia digitale che equipara l’esperienza di un docente con decenni di formazione a quella di chiunque abbia aperto un blog. Lo psichiatra ha sottolineato come questa mentalità stia minando l’autorevolezza del sistema scolastico: “Se continuiamo con questa storia che uno è uguale a uno, dopo ci sono dei DJ che parlano di vaccinazioni”.

La perdita delle competenze cognitive tra i banchi di scuola

Crepet ha evidenziato come la dipendenza tecnologica stia compromettendo le capacità cognitive degli studenti. L’esempio più emblematico riguarda la riduzione delle pagine di studio: “Il preside di una facoltà di filosofia a Milano ha mandato una mail dicendo che i testi che superano le 400 pagine devono essere riassunti”. Una decisione che, secondo lo psichiatra, dimostra l’incapacità delle nuove generazioni di affrontare testi complessi.

“Quando avevo quell’età, studiando medicina, dovevamo affrontare testi di 6.450 pagine”, ha ricordato Crepet, spiegando come la formazione tradizionale richiedesse un allenamento mentale costante. “Se io non faccio quell’esercizio là non ce la faccio. È come per i muscoli: se non li alleni, non funzionano”. Lo psichiatra ha criticato la tendenza a ridurre tutto a riassunti brevi, paragonando sarcasticamente la situazione a dover “riassumere Kant in 140 caratteri”.

Il paradosso della comunicazione educativa moderna

L’analisi di Crepet si è concentrata anche sui metodi di comunicazione adottati dai docenti e dalle istituzioni scolastiche. Lo psichiatra ha criticato l’uso dei social media come strumenti educativi, sostenendo che Twitter e simili piattaforme costringano a una “miniaturizzazione del pensiero”.

“Scrivono la battutina che deve essere a effetto perché in quei 140 caratteri la devi sparare grossa”, ha osservato, riferendosi alla tendenza di molti educatori a utilizzare slogan d’impatto piuttosto che argomentazioni articolate. Secondo Crepet, questa prassi rappresenta “un insulto alle nostre intelligenze” e compromette la qualità del dibattito educativo.

Lo psichiatra ha concluso proponendo una “terapia del paradosso” per contrastare la dipendenza digitale: esporre completamente i giovani alla tecnologia fino a indurre una naturale reazione di rigetto. Un approccio che, seppur provocatorio, mira a restituire valore all’insegnamento tradizionale e al rapporto diretto tra docente e studente.


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