Basilicata

Paolo Briguglia in Calabria con uno spettacolo di Paolo Genovese

Intervista all’attore Paolo Briguglia in Calabria con la riduzione teatrale del film “Perfetti Sconosciuti”


«TUTTI quelli che guardano lo spettacolo mi dicono: “sai che mi è piaciuto più del film?”. Perché non è solo l’idea ad essere vincente, ma anche il modo in cui è stata sviluppata, si tratta di una drammaturgia che ha dei tempi e una coralità per cui si presenta come un’opera senza protagonisti. Ci sono 7 persone dall’inizio alla fine tutte insieme con un orchestrato di voci molto sapiente».

Lo spettacolo a cui si riferisce questa descrizione è la riduzione teatrale del film “Perfetti Sconosciuti” di Paolo Genovese, che ne firma anche in questo caso la regia, e a parlarne è Paolo Briguglia, attore palermitano che non nasconde un trasporto vibrante verso la pièce e il ruolo che vi interpreta. Con lui sul palco un cast d’eccezione composto da Dino Abbrescia, Alice Bertini, Paolo Calabresi, Massimo De Lorenzo, Lorenza Indovina, Valeria Solarino.

PAOLO BRIGUGLIA NEI TEATRI IN CALABRIA

Da oggi lo spettacolo con Paolo Briguglia sarà in Calabria, con una fitta settimana di appuntamenti curati da Gianluigi Fabiano: oggi, martedì 25 marzo 2025, a Corigliano-Rossano, domani, mercoledì 26 marzo 2025, a Crotone e a Cosenza il 29 e 30 marzo per le serate de L’Altro Teatro. Al Cilea di Reggio Calabria sarà con Polis Cultura nelle due date del 27 e il 28 marzo.
«Chi parla e chi ascolta a teatro non sono mai separati da un’inquadratura, quindi puoi seguire chi parla e la reazione di chi ascolta. Nello spettacolo abbiamo costruito una fitta tela di reazioni ed espressioni che sono tanto importanti quanto la persona che dice la battuta», ricorda Briguglia cosa sia prerogativa dell’esperienza teatrale e cosa possa offrire quest’opera agli spettatori.

Leggenda vuole che “Perfetti Sconosciuti” sia la commedia con il maggior numero di remake mai realizzati. Cosa la rende così ripetibile e attrattiva?

«Perché effettivamente è una cosa che accomuna tutti quella di aver messo tutta la propria vita dentro lo smartphone, semplicemente questo. Nel bene e nel male, se hai segreti li puoi trovare nel telefono, ma anche se non ne hai, aprendolo e vedendo tutto quello che ti arriva, i gusti che hai, dove sei stato, si scopre tutto di te. Poi, chiunque di noi conosce qualcuno che ha scoperto il tradimento del compagno guardando una foto su facebook o un messaggio su whatsapp. Sicuramente questa storia non ha una connotazione locale ed è qualcosa che può accadere in qualunque parte del mondo».

Paolo Briguglia, è capitato anche a lei di avere vicino dei perfetti sconosciuti?

«Quando ho visto questo film eravamo 5 coppie di amici molto intimi, di queste due si sono separate proprio in questo modo, con tresche scoperte dai cellulari. È una percentuale altissima. Anche per me è stata una grande sorpresa».

Qualcosa però è cambiato negli ultimi 10 anni, si è spostata la soglia tra il pubblico e il privato e c’è una generale tendenza alla cosiddetta normalizzazione. Come si è aggiornato il racconto?

«C’è sempre una riflessione per cui si pensa: “forse dovremmo aggiornare questo passaggio”; ma in realtà i piccoli cambiamenti che sono stati fatti sono più lessicali o legati a piccole sfumature che non a un impianto di fondo che andasse a rielaborare l’esposizione del privato, cosa che effettivamente negli ultimi anni è cresciuta ancora di più. Quello che è cambiato è che abbiamo perso quest’attitudine a tener nascoste le nostre cose e oggi è come se mettessimo tutto in piazza. Che poi quello che viene esibito è semplicemente una versione edulcorata o persino inventata delle nostre vite. Ecco, questo il testo non arriva a raccontarlo, però, quello su cui si focalizza continua ad essere forte e chi lo guarda lo percepisce come qualcosa di molto attuale».

Briguglia, qual è sua misura tra il pubblico e il privato, tra condivisione e riservatezza?

«Non si può condividere tutto con tutti. Non è perché i segreti sono delle cattive azioni che non devono essere svelati. C’è un passaggio dello spettacolo che si concentra proprio sul tradimento e i personaggi che si chiedono se avrebbero dovuto informare di quello che sapevano o se sarebbero diventati loro i rovina famiglie. Penso che ognuno abbia una sfera molto intima che certe volte è meglio non esporre troppo agli altri perché il mondo sa essere cinico e cattivo ed è bene coltivare dentro di sé le proprie cose belle ed essere attenti a cercare le persone con cui condividerle».

Lei per primo non è molto social. Eppure, oggi non è un mistero che a Hollywood e dintorni vengano scritturati attori anche in base a follower e interazioni.

«Sento sempre più spesso che avviene anche in Italia e mi sono detto “pazienza, verrò scritturato meno”. Dovrei avere qualcuno che mi cura i contenuti social e stare lì a pensare a cosa mettere, ma non ci casco. Non è nella mia natura girare l’obiettivo verso di me e dire agli altri guardatemi. Penso che se si supera questa ossessione per la fama si vive molto più felici e ci si rapporta con una dimensione di quello che si raggiunge proporzionale a quello che si fa. Chi mi ferma per strada lo fa non perché sono un volto noto ma perché qualcosa di quello che ho fatto è piaciuto».

La stagione passata è stata piena di appuntamenti in tv, mentre adesso è a teatro dove porta anche “Un amore” di Buzzati. Nella prossima aspettiamo tutto cinema?

«In effetti a ottobre ero in tv sulle varie reti dal lunedì al giovedì, non nego che stavo nascosto per la sovraesposizione (ride, n.d.r.). Il nostro lavoro è davvero imprevedibile e non so cosa succederà nemmeno da qui a luglio. Io nel teatro ci sono nato ed è una dimensione nella quale mi trovo benissimo, persino meglio che dietro la macchina da presa. Da alcuni anni mi sono dedicato a capire come trovare anche sul set quella sensazione che avevo sul palco. Poi, c’è ancora un momento di blocco nel cinema perché non hanno messo a punto la legge sul tax credit e tante produzioni sono bloccate; questo mi ha permesso di accettare lavori nel teatro messi da parte negli ultimi anni».

Paolo Briguglia, cosa deve aspettarsi il pubblico calabrese dal personaggio che interpreta in “Perfetti sconosciuti”?

«Cosimo è un tassista molto inquieto che ha tentato tante volte di cambiare lavoro e per questo gli amici lo prendono in giro. Nello stesso modo è inquieto con le donne e cerca conforto e rassicurazione perché non sa chi è, oggi in psicologia si direbbe narcisismo infantile. Si è appena sposato con questa ragazza solare, più giovane di lui e molto naif con cui cerca di avere un bambino. Una coppia improbabile di cui verrà fuori una realtà completamente diversa. Questo titolo, però, parla degli altri che ci appaiono come perfetti sconosciuti ma anche che i propri sentimenti verso gli altri non li avevano così chiari e siamo perfetti sconosciuti anche a noi stessi».


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