Toscana

Panno Casentino, destino incerto. Regione e Cgil in pressing sull’azienda: “Ritiri i licenziamenti”

Stavolta non c’è l’ancora di salvataggio di Patrizio Bertelli, che negli ultimi anni ad Arezzo ha messo in salvo attività a rischio chiusura: dal Caffè dei Costanti alla Buca di San Francesco, fino al ristorante la Capannaccia e all’operazione più eclatante di tutte, l’acquisto dell’area Lebole alle porte della città. Indiscrezioni insistenti lo volevano interessato anche alla Manifattura del Casentino, azienda sull’orlo di una crisi che sembra irreversibile. Invece no, smentita categorica su tutta la linea: il patron di Prada in questo caso non sarà della partita.

Conto alla rovescia per la chiusura

La srl che produce il panno più speciale di tutti, quello che indossava Audrey Hepburn nel film “Colazione da Tiffany”, sta per chiudere definitivamente i battenti, con le commesse azzerate e la corrente elettrica staccata. Quattro giorni fa la proprietà, per voce di Roberto Malossi e Andrea Fastoni, ha annunciato di aver recapitato le lettere di licenziamento agli ultimi 13 dipendenti. “Con questa nota abbiamo finito di scrivere e mendicare, nel tentativo di fare capire la gravità di ciò che la Toscana e il territorio casentinese vanno a perdere” l’amara chiosa finale. Senza novità concrete di qui a un mese, il sipario calerà per sempre, con tutte le conseguenze del caso. 

Il ricciolo che fa la differenza

Tra i macchinari della Manifattura c’è una “ratinatrice” unica, quella che rifinisce la lana per il classico tessuto arricciato, che a questo punto rischia la scomparsa. “Il panno resterà comunque in commercio, in quanto il lavoro di confezione e valorizzazione del prodotto, proseguirà grazie ad aziende molto solide come Tacs di Pratovecchio e Tessilnova di Stia”, aveva detto Filippo Vagnoli, sindaco di Bibbiena. In realtà il timore è più grande e Claudio Grisolini di Tessilnova lo ha confessato a Il Post: “I macchinari che si trovano altrove, compresi quelli di Prato o Biella, non danno lo stesso effetto. Il ricciolo del panno originale si vede e si sente al tatto, mentre quello fatto con altri macchinari è diverso”.

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Audrey Hepburn in “Colazione da Tiffany”

La posizione della Cgil

Una fiammella di speranza però ancora c’è. Oggi il segretario provinciale della Cgil, Alessandro Tracchi, ha scritto in un comunicato: “Il panno del Casentino non può essere un’icona storica ridotta a un guscio vuoto. Rischia di diventarlo se ognuno non farà, subito, la sua parte. In primo luogo dobbiamo pensare ai 13 lavoratori licenziati e alle loro famiglie. In una fase transitoria devono essere utilizzati tutti gli ammortizzatori sociali per garantire un mimino di reddito ai dipendenti. I primi passi sono dell’azienda: deve ritirare i licenziamenti e presentare un piano industriale che renda possibili sia il futuro occupazionale che quello industriale, cancellando dalla lavagna il disegno di un “cavaliere bianco” capace di rivolvere miracolosamente i problemi. Non esiste e non esisterà: qualora si presentasse lo accoglieremmo comunque a braccia aperte. In caso contrario smettiamola di perdere tempo. Il futuro del panno e della Manifattura è nelle mani dell’azienda, dei lavoratori, del sistema economico e istituzionale del territorio. Dobbiamo ripresentarci al tavolo della Regione Toscana con una fotografia reale dello stato dell’arte e non con ipotesi e chimere”.

Le proposte

Il sindaco Vagnoli ha lanciato l’idea di un “tavolo operativo con la Regione per salvare anche un piccolo ambito della produzione, ovvero quello della rifinizione, contando sulla presenza nel sito dei macchinari storici per la realizzazione del famoso ricciolo. Sono favorevole a un salvataggio ben pilotato che abbia basi concrete e un percorso di valore: un piccolo sito produttivo che sia in grado, con qualche operaio, di ripartire con la rifinizione. Il tempo non ci sostiene, ma se c’è la volontà di tutti forse possiamo dare speranza a questo pezzo di storia e di vita produttiva del nostro territorio”.

Andrea Bonvicini, titolare di Bonvicini Fashion Gallery & Store a Montecatini Terme, è andato oltre: “La Manifattura potrebbe essere difesa se tutte le aziende del panorama moda mettessero in collezione tale tessuto, interpretandolo con un contenuto che desse il valore aggiunto al capo stesso. Faccio un appello a Carlo Capasa, presidente della Camera nazionale della moda, e all’amico e collega aretino Beppe Angiolini, entrambi per le ottime pubbliche relazioni che da anni posseggono. Tra istituzioni e player del settore si potrebbe trovare la strada per proseguire la produzione del panno con un accordo quinquennale, in modo da non disperdere il made in Tuscany, dove la moda resta un valore da mantenere e promuovere”.

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la lavorazione del panno del Casentino

Tacs: “La nostra azienda è solida e non chiude”

Intanto la Tacs di Pratovecchio, che dal 1962 produce il panno del Casentino, ha voluto fornire alcune precisazioni: “Rinnoviamo la nostra stima e amicizia ai responsabili e ai dipendenti della Manifattura del Casentino, con cui abbiamo sempre avuto un rapporto di collaborazione sincero e leale. Purtroppo la crisi del tessile è generale e grave, ma è anche giusto dire che il panno non ne è la causa, semmai la vittima. Ci preme è ribadire che la Tacs è un’azienda sana, solida, che va avanti e non è in chiusura. Il nostro auspicio è che tutto si possa risolvere a breve e che la nostra collaborazione con la storica rifinizione, che garantisce la produzione in Casentino, possa continuare, e ci mettiamo come sempre a disposizione affinché ciò avvenga”.

Si muove la Regione

Valerio Fabiani, consigliere del presidente Eugenio Giani per lavoro e crisi aziendali, ha annunciato la convocazione di un tavolo regionale per la crisi dell’azienda. “Chiediamo di ritirare i licenziamenti e di aprire alla possibilità di ricorrere ad ammortizzatori sociali – ha dichiarato Fabiani. La Manifattura deve predisporre un piano industriale che guardi al rilancio del panno, misurandosi con le difficoltà sul terreno. Serve un’operazione verità che dica con trasparenza quali problemi determinano questa situazione. Noi ci siamo, abbiamo già convocato il tavolo regionale e siamo pronti a dare una mano, come abbiamo fatto in questi anni con il supporto prezioso delle organizzazioni sindacali: abbiamo intercettato potenziali investitori e creato i presupposti per un lavoro di gruppo da parte delle aziende della filiera, chiamate in maniera consapevole a far parte della partita e della risoluzione della crisi. Ma se nessuna di queste strade si è concretizzata, serve uno sforzo da parte dell’azienda”.


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