Basilicata

Panetta: crisi più lunga. Banche, no a deregulation

Trump annuncia dazi del 25% sull’import di auto, l’industria Ue tra le più colpite; Panetta prevede una crisi più lunga, “evitare eccessi normativi” per le banche europee


La scommessa sulle capacità di ripresa dell’Eurozona si è rivelata fin troppo ottimistica. L’economia è in stagnazione, i consumi sono fermi, l’industria è in crisi e anche l’occupazione comincia registrare qualche affanno. E se l’inflazione è vicina al target obiettivo del 2%, i prezzi in aumento dell’energia pongono un nuovo rischio escalation. È lo scenario delineato dal governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, durante il suo intervento in streaming al comitato esecutivo Abi, riunitosi ieri a Milano per approvare, nella seconda parte dei lavori, il nuovo piano organizzativo dell’associazione. “Emergono elementi di debolezza dell’economia più persistenti di quelli che ci aspettavamo”: il numero uno di Palazzo Koch fotografa la situazione e le sue principali determinanti. “La ripresa trainata dai consumi non c’è stata”.

L’industria è in sofferenza ormai da tempo: pesano “problemi che sono in parte congiunturali, ma anche in parte strutturali”. La crisi dell’auto è emblematica: “Le immatricolazioni sono più basse rispetto al passato, la domanda resta contenuta nonostante l’arrivo dalla Cina di auto a prezzi più bassi. Quindi – deduce il governatore – c’è un problema strutturale anche legato all’incertezza per l’obsolescenza dei motori a benzina”. E il futuro per il settore potrebbe farsi ancora più nero dopo l’annuncio, ieri, del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, di nuovi dazi “vicini” al 25% sulle importazioni di automobili – del 25% e oltre su semiconduttori e prodotti farmaceutici -. L’annuncio ufficiale è fissata per il 2 aprile. Le case automobilistiche europee, tra cui la Volkswagen, insieme alle aziende asiatiche come la Hyundai, secondo il Sole 24 Ore sarebbero tra le più colpite.

Il mercato del lavoro registra i primi contraccolpi della stagnazione economica. “Resta forte – sostiene il governatore – Ma dopo due trimestri di crescita nulla nell’area euro e di tensioni nel settore manifatturiero è chiaro che l’occupazione cominci a dare i primi segnali di debolezza con la riduzione dei contratti a tempo determinato. Non deve sorprendere, perché quando l’economia si ferma, dopo un po’ le aziende cominciano a trarne le conclusioni”.

L’andamento dell’inflazione è una nota positiva, ma la nuova impennata dei prezzi energetici impone di tenere alta la guardia. Il governatore della Banca d’Italia sintetizza le indicazioni sull’inflazione date sabato scorso, nell’intervento al congresso degli operatori finanziari Assiom Forex. “Il ritorno verso il 2% di stabilità dei prezzi è in atto, l’inflazione si sta riducendo, sono emersi rischi nuovi per l’energia” un comparto, ricorda, dove agiscono fattori di domanda e di offerta ma anche delle scelte di un cartello di produttori: “i prezzi del petrolio e del gas sono aumentati da inizio anno e adesso scendono e tutto questo ci dice che in questo cammino della politica monetaria bisogna stare un po’ attenti a questi rischi emergenti”. Rischi che, come rivela al Financial Times Isabel Schnabel, membro del consiglio direttivo della Bce, inducono l’Eurotower a valutare un rallentamento o addirittura un’interruzione dei tagli dei tassi quest’anno.

Intanto, la debolezza dell’economia si ripercuote sulla domanda di finanziamenti, anch’essa conseguentemente debole, per via della bassa domanda. “Quando c’è una prolungata riduzione del credito, dobbiamo cominciare a essere più attenti”, dice il banchiere centrale. “Non c’è nulla di patologico, però il calo è comunque persistente e riguarda principalmente le piccole imprese” che per l’Italia “sono molto importanti in termini di occupazione”. Tra i motivi della situazione di una domanda di credito scarsa, Panetta indica anche l’azione della Bce che negli ultimi anni “con operazioni di finanziamento mirato ha stimolato l’offerta di credito forse con qualche eccesso che va riassorbito e quindi la contrazione del credito è meno anomala”.

La “rivoluzione” avviata da Trump non trascura il settore bancario. E l’Europa deve farci i conti. Panetta evidenza la necessità di “evitare eccessi normativi” per le banche europee, ma senza avviare “una dannosa corsa al ribasso” con gli Usa, dove l’amministrazione Trump ha annunciato una forte riduzione del carico normativo per il settore. Per Panetta “gli Stati Uniti si apprestano a deregolamentare, forse troppo, mentre l’Europa continua a regolamentare, forse troppo. Questa divergenza è un fattore su cui riflettere”. Occorre una semplificazione normativa nell’Ue, afferma, che però non consiste in una deregolamentazione né in una riduzione dei requisiti di capitale. “Ci sono molti motivi per cui il lavoro fatto durante questi 15 anni di ri-regolamentazione del settore finanziario non andrebbe sciupato”, dice il governatore, ricordando in tal senso anche il beneficio che oggi hanno le banche nelle operazioni di concentrazione grazie ai più elevati livelli patrimoniali.

Panetta ricorda quindi la lettera inviata con altri colleghi alla Commissione, “per suggerire che forse è il momento di pensare seriamente alla semplificazione che non vuole dire – rimarca – deregolamentazione o ridurre i capital ratio, ma significa fare una valutazione complessive delle norme per valutare se non vi sia un eccesso di carico normativo”.

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