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Palermo nobilissima da scoprire nei suoi sogni cinematografici

La scena del ballo del Gattopardo: e chi non la ricorda? Angelica (Claudia Cardinale), bellissima, con tanto di ventaglio, sbuca da una quinta, precede lo “zione”, il Principe (Burt Lancaster) e, sotto gli occhi, gelosi di Alain Delon, Tancredi, il suo futuro marito, chiede un entusiasmante giro di valzer “brillante” di Giuseppe Verdi (l’originale ritrovato in una libreria antiquaria: una storia che sarebbe un romanzo a parte, qui orchestrato splendidamente da Nino Rota).

A Palermo itinerari fra cinema, arte e storia

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Tutto sotto gli occhi acuti, esigenti, meticolosi di Luchino Visconti: le comparse, sullo sfondo, sono “veri” nobili siciliani, abitanti del palazzo e parentame vario: è il 1963, si gira di notte perché il caldo è spietato, ma la luce voluta da Visconti è quella delle centinaia di candele accese. Arredi, cassetti, persino la borsetta della Cardinale: tutto trabocca di autentici pezzi d’epoca, anche se molti non saranno mai inquadrati: perfezionismo viscontiano, “stare” nel ruolo, nel tempo, nel luogo. Il posto, ecco: sontuoso, a dir poco. Palazzo Gangi, ancora oggi dimora dei Principi di Valguarnera, cuore di Palermo, uno dei palazzi aristocratici meglio conservati al mondo, che la stessa Elisabetta II in città, anni 80, volle visitarlo. Non ho avuto la fortuna, stavolta, di farmi condurre in queste sale dalla Principessa Vanni Calvello per farmi svelare da lei curiosità su riprese e palazzi, ma la guida, di formazione architetto, bravissimo, mi ha pur fatto apprezzare ogni dettaglio. Strepitoso.

La Sala degli Specchi di Ettore De Maria Bergler

La tappa gattopardesca è parte di un imperdibile tour che ha ideato l’hotel Villa Igiea (perla cittadina di Rocco Forte), per la prima volta aperto anche d’inverno e che lancia l’idea del giro cinematografico per far godere Palermo fuori stagione: offerta del tutto eccezionale, per varietà, esclusività, interesse. Bellezza. Palermo è città da cinema e sogni: e il tour – ispirato dal fatto che l’ultimo film di Gabriele Muccino, appena uscito, Fino alla fine, è girato anche a Villa Igiea (dove soggiornarono gli stessi Delon e Cardinale durante le riprese) per poi svolgersi in centro storico (Vicolo Ponticello, Piazza Bellini, per dire) e Mondello –, consente l’esplorazione di luoghi magari noti ma con una qualità in più: guide sapienti e atmosfere. Eccoci, così, a Palazzo Abatellis (il cui allestimento, tuttora geniale, è di Carlo Scarpa), a salutare l’Annunciata di Antonello da Messina e per ricordare come in Palermo Shooting (appunto), Wim Wenders ambienta scena e dialoghi nell’inquietante e bellissimo affresco del “Trionfo della morte”. Emozione e riflessione.

La facciata di Villa Palagonia a Bagheria

E se nel tour è possibile prenotate anche la Tonnara di Scopello (teatro di un ciak di Ocean’s Twelve di Steven Soderbergh), noi abbiamo preferito Bagheria. Tornatore, certo; Guttuso, ovviamente (nel suo museo – che ne accoglie le spoglie – di Villa Cattolica, condotti da un visual artist che qui è di casa); Ferdinando Scianna a farci da “santi” protettori della memoria di una città legatissima all’arte. Ma è l’incredibile Villa Palagonia (dove girò anche Antonioni, L’Avventura, oltre allo stesso Tornatore), nota come “Villa dei mostri” a sbalordire. Gli stupefacenti soffitti a specchi all’interno e la sfilata di statue beffarde all’esterno raccontano la “follia” siciliana (detto come citazione colta, per carità: così ne scrisse Goethe, che visitò la villa) meglio di tanti trattati sociologici.

E poi ancora, nei pressi di Palermo, ci si può soffermare (il concierge può organizzare visite private apposite) al Duomo di Monreale: le luci, appena rinnovate e curate dalla ditta Zumtobel, restituiscono magnificenza e stupore ulteriori a questa meravigliosa opera d’arte che avvicina al sacro come poco altro. E per i golosi di arte contemporanea (di cucina parleremo altra volta), in città la tappa è Palazzo Butera: gioiello riportato a nuova vita dai collezionisti Valsecchi, che lo hanno ristrutturato a loro spese donando alla città un’esperienza che le mancava. Narra di nobiltà perdute e grandi artisti, da Tremlett a Gilbert & George.


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