Umbria

Orvieto, ‘no’ all’ampliamento cava La Spicca: confermato il vincolo culturale


Nessun allargamento delle estrazioni nella cosiddetta cava del Botto, originariamente La Spicca, è stato infatti confermato il vincolo culturale. Questa, in estrema sintesi, la decisione del Consiglio di Stato che ha respinto il ricorso presentato dalle società Ireu spa e Basalto La Spicca Spa riguardante la cava di basalto che si trova nell’Orvietano.

La vicenda Facendo un passo indietro. La società Ireu «è proprietaria di numerosi appezzamenti di terreno in località La Spicca nel Comune di Orvieto e alcuni di tali appezzamenti sono ricompresi tra quelli sui quali la società Basalto La Spicca, sulla base di un contratto di locazione sottoscritto tra le parti, ha in esercizio un’attività di cava per l’estrazione di materiale basaltico». Ecco nel 2019 e nel 2020, la seconda chiede al Comune «l’accertamento di giacimento sui terreni in località La Spicca per l’ampliamento della cava già precedentemente autorizzata ed esistente». Nel 2022 però la commissione regionale per il patrimonio culturale dell’Umbria, recependo le valutazioni della Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio, adotta il vincolo culturale. La vicenda finisce al Tar: le due società infatti ne chiedono l’annullamento. Poi, dopo una prima sconfitta, decidono di appellarsi al Collegio, contestando – tra l’altro – il difetto di istruttoria, la mancata comunicazione a tutti i soggetti interessati e, in sintesi, «l’erroneità ed illogicità del Tar».

Sentenza Tuttavia, il Consiglio di Stato ritiene infondate tutte le censure sollevate, sottolineando come il vincolo di tutela culturale sia frutto di una valutazione discrezionale. E si legge nel dispositivo: «Alla luce del confronto tra le osservazioni presentate dal tecnico di parte delle odierne appellanti e il contenuto della relazione illustrativa dei presupposti di fatto legate alla configurazione materiale dei beni siti nel ‘Podere’, alla conformazione degli stessi con riferimento ai possibili stravolgimenti costruttivi e manutentivi che li hanno caratterizzati nel corso del tempo nonché delle significative ragioni storiche e di evoluzione sociale delle attività svolte nelle epoche in quell’area rurale contenute nell’ampia relazione della Soprintendenza, accompagnata da riproduzioni fotografiche e planimetrie, ad avviso del Collegio non si apprezzano carenze istruttorie né debolezze motivazionali che possono condurre alla dichiarazione di illegittimità del provvedimento di apposizione del vincolo e dell’istruttoria che ha preceduto tale scelta».

Amici della Terra Inoltre, la sentenza conferma la legittimità dell’intervento ad opponendum da parte dell’associazione Amici della Terra Onlus e di alcuni residenti. E, proprio loro, commentano: «Una grande vittoria per il paesaggio, la memoria rurale e la bellezza autentica dell’Umbria – dichiara Monica Tommasi la presidente di Amici della Terra, insieme ai promotori del comitato Amici del Botto – che impedisce la demolizione del casale e della torre di fatto impedisce un impattante ampliamento del sito destinato ad attività estrattive».

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