Friuli Venezia Giulia

Oro in calo e mercati in rialzo: dopo l’attesa per il dialogo USA-Cina

Settimana positiva per i principali listini globali, sostenuti da dati macroeconomici migliori delle attese in Europa e da un clima di cauto ottimismo in vista delle prossime mosse delle banche centrali. L’MSCI World avanza dell’1,35%, lo S&P 500 dell’1,84% e il Nasdaq 100 guida i rialzi con un +3,44%, sostenuto dai titoli tecnologici. In Europa, l’Eurostoxx 50 cresce dell’1,06%, mentre il Ftse Mib guadagna il 2,35%, confermandosi tra i migliori indici globali da inizio anno (+31,28% YTD).

Sul fronte obbligazionario, il Treasury decennale USA si è stabilizzato al 4,10%, con variazioni marginali (+0,15%), mentre i rendimenti europei restano fermi: Bund a 2,64% (+0,08%) e BTP a 3,39% (+0,04%). La fase di consolidamento riflette le parole prudenti della BCE: Olli Rehn ha sottolineato la “notevole incertezza sulle prospettive di inflazione”, mentre l’istituto di Francoforte ha mantenuto i tassi invariati, segnalando che l’economia dell’Eurozona, pur rallentando, “regge” nonostante le tensioni commerciali.

A livello macro, il Pil dell’Eurozona ha sorpreso positivamente con un +0,2% nel terzo trimestre, spinto dalla Francia (+0,5%) e dalla Spagna (+0,6%), mentre la Germania resta in stagnazione. In Italia, il Pil è rimasto invariato nel terzo trimestre, evitando per un soffio la recessione, con segnali contrastanti dal settore industriale: il fatturato cala su base mensile, ma migliorano gli indici di fiducia di imprese e consumatori.

In Germania, l’inflazione rallenta leggermente al 2,3% e le vendite al dettaglio di settembre mostrano un lieve rimbalzo, mentre i prezzi all’import scendono meno del previsto. Sul fronte asiatico, la Cina delude ancora con un PMI manifatturiero in contrazione per il settimo mese consecutivo, mentre il Giappone mostra un rimbalzo della produzione industriale ma consumi deboli. A Tokyo, l’inflazione CPI sale oltre le attese, alimentando le speculazioni su un possibile ulteriore aggiustamento della politica monetaria della BoJ.

Sul fronte valutario, l’euro arretra leggermente contro dollaro a 1,16 (-0,29%), Il biglietto verde si era inizialmente indebolito in vista della riunione della Fed, da cui il mercato attendeva segnali più dovish dopo settimane di toni cauti, ma ha poi recuperato terreno nella parte finale della settimana.

Tra le materie prime, l’oro cede l’1,72% a 4.023 dollari l’oncia, penalizzato dal rafforzamento del dollaro e dal calo della domanda di beni rifugio, mentre il petrolio rimbalza del 3,47% a 61,36 dollari, pur restando in ribasso del 15% da inizio anno. Il mercato continua a scontare un contesto di domanda debole e scorte elevate, con l’allerta per l’inverno in Europa.

Nonostante il calo dei rendimenti e la volatilità geopolitica, il 2025 si conferma finora un anno positivo per gli asset rischiosi: l’MSCI World segna +19,96% da inizio anno, il Nasdaq +23,18%, mentre il Ftse Mib mantiene la leadership con oltre +31%.

La BCE, intanto, guarda al futuro con il progetto di euro digitale, previsto in fase pilota entro il 2027, mentre i mercati si preparano a un novembre cruciale, in attesa dei dati su inflazione USA e delle prossime decisioni della Fed.

Dott. Alessandro Pazzaglia, consulente finanziario autonomo, www.pazzagliapartners.it




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