Origini russe ed eroe di Kiev: chi è Syrsky, il nuovo capo dell’esercito ucraino
“Solo i cambiamenti e il miglioramento costante dei mezzi e dei metodi di guerra consentiranno di raggiungere il successo“. Si è presentato così il nuovo comandante delle forze armate ucraine, Oleksander Syrsky, il successore di Valerii Zaluzhny. Una scelta complessa per il presidente Volodymyr Zelensky, che dopo avere deciso di sostituire un generale da mesi al centro di indiscrezioni su divergenze e possibili successioni politiche, ora ha dato le forze armate nelle mani di un uomo apparentemente più in linea con l’esecutivo di Kiev. E anche per questo motivo, qualche osservatore ha messo in luce le perplessità di una parte dell’esercito, che se da un lato considera Syrsky uno dei più esperti comandanti ucraini, dall’altro lato teme anche un’ulteriore cristallizzazione della guerra.
Ma chi è il generale che ora guida le forze armate ucraine in un 2024 che è iniziato tra mille difficoltà e con i timori di una ripresa dell’avanzata russa? Syrsky è nato nel 1965 in Russia, nella regione di Vladimir. Ha studiato a Mosca, come gran parte degli uomini della sua generazione vissuti all’epoca dell’Unione Sovietica, per poi entrare nell’artiglieria delle forze armate sovietiche. Un background quindi fortemente incentrato sul sistema russo-sovietico, che ha sicuramente avuto un peso anche nella sua concezione dell’esercito: secondo gli osservatori più attenti, fortemente improntato sulla gerarchia. Si è trasferito in Ucraina solo negli Anni Ottanta, e da quel momento è iniziata la sua lunga carriera nelle file delle forze armate del Paese, culminata nel 2019 con la nomina a comandante delle forze terrestri.
Negli anni della guerra del Donbass e dell’annessione della Crimea da parte della Russia, Syrsky si era già distinto per le sue capacità di comando contro le forze filorusse e contro i cosiddetti “omini verdi” di Mosca. Ma è soprattutto dal 2022, dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, che s è assistito a una sua consacrazione negli alti comandi dell’esercito. Prima difendendo la capitale Kiev dall’assalto russo, poi nell’autunno del 2022 riuscendo a riconquistare Kharkiv in quella che è ancora oggi ritenuta una delle più importanti vittorie ucraine durante due anni di conflitto. Una controffensiva organizzata nei minimi dettagli – alcuni commentatori lo definiscono addirittura ossessionato dalla pianificazione – che ha permesso alle forze armate di Kiev di strappare diversi territori ai russi in una fase in cui l’Ucraina appariva in grado di rovesciare le sorti della guerra.
Dopo pochi mesi, un altro capitolo decisivo dell’esperienza di Syrsky alla guida delle truppe di terra: Bakhmut. Il colonnello generale è stato infatti l’artefice della difesa della città. Battaglia che se per molti è il simbolo della resistenza ucraina alla Russia, dall’altro lato, per i critici, è anche la dimostrazione dell’enorme tributo di sangue per una battaglia non così importante a livello strategico. Per molti, e per il governo, un eroe dell’Ucraina. Per i più scettici, un uomo disposto a tutto per vincere, tanto da essere soprannominato “il macellaio” proprio dopo quell’enorme scontro passato alla storia come “il tritacarne di Bakhmut”.
Ora, per Syrsky arriva il momento di scelte molto difficili. Il morale delle truppe, da sempre un pallino del generale, è molto più basso di quando ha respinto le forze russe a Karkhiv. Le difficoltà sul fronte orientale sono evidenti, mentre i russi, dopo due anni di guerra, sembrano ormai assestati su tutta la linea del fronte. La Nato, e in particolare gli Stati Uniti, si aspettavano di più dalla controffensiva guidata dal suo predecessore. E mentre Washington discute sul mandare aiuti, il generale deve far capire alla sua opinione pubblica, al suo governo e soprattutto agli alleati di essere in grado di cambiare i piani bellici per il 2024 portando una ventata di novità ma anche di realismo. La pianificazione, il pallino del generale, è stata ribadita anche nel messaggio su Telegram con cui si è presentato al Paese. Serve “una pianificazione chiara e dettagliata delle azioni di tutti gli organi, associazioni, collegamenti e unità dell’amministrazione militare, tenendo conto delle esigenze del fronte con le ultime armi che provengono dagli alleati internazionali” ha detto Syrsky, che ha sottolineato che “tutelare la vita e la salute dei militari è fondamentale ed è sempre stato un valore chiave dell’esercito ucraino“. Un segnale di vicinanza a un esercito che cerca di nuovo certezze.
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