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Ora Musk si fa il suo partito. Ecco come si chiamerà


Ora Musk si fa il suo partito. Ecco come si chiamerà

Era scontato che lo avrebbe fatto comunicandolo sui social. “Il popolo ha parlato, serve un nuovo partito politico che rappresenti l’80% che sta al centro ed esattamente l’80% è d’accordo. È destino”. Elon Musk torna a farsi sentire e annuncia il nome del nuovo partito che intende creare, The America Party. Non molto diverso da America Pac, il comitato con cui il miliardario aveva finanziato con 239 milioni di dollari la rielezione di Donald Trump e altri candidati repubblicani.

Musk con entusiasmo fa sapere che al sondaggio hanno partecipato circa 6 milioni di persone. Inutile chiedersi se siano tutti cittadini americani: se così non fosse, ovviamente, non avrebbe alcun senso parlarne. Quello che più conta, però, è l’impatto mediatico che Musk continua ad avere, negli Usa e non solo.

In passato c’è già stato un partito denominato American Party of the United States: nato nel 1969, di ispirazione “paleo conservatrice”, a sostegno della campagna presidenziale di George Wallace del 1968. Fieri oppositori della guerra in Vietnam, i paleoconservatori nel tempo si sono spostati su posizioni a favore delle restrizioni dell’immigrazione, delle tariffe commerciali, del protezionismo e del nazionalismo economico. Propugnano altresì gli ideali conservatori tradizionali e sono fortemente critici rispetto ai neoconservatori, che vedono come pericolosi imperialisti. Si oppongono inoltre all’aborto, al matrimonio gay e ai diritti della galassia Lgbtq.

Intanto il presidente Trump smorza le polemiche e rassicura i propri concittadini. “Il lavoro del Doge non è finito, ne stiamo prendendo il controllo”. Lo ha detto parlando con i giornalisti al seguito precisando che “rimarranno molte delle persone” assunte da Musk. “Abbiamo risparmiato centinaia di migliaia di dollari”, ha aggiunto con entusiasmo il tycoon.

Se Trump appare tutto sommato conciliante nei confronti di Musk, o comunque non più desideroso di indossare i guantoni per salire sul ring virtuale con il suo ex amico, c’è chi lo fa ben volentieri al suo posto. L’ex stratega di Trump, Steve Bannon, in un’intervista al Corriere dice che il presidente deve “sospendere” il nulla osta di sicurezza di Musk “in attesa di indagini per le droghe e il coinvolgimento con la Cina. Nel frattempo, bisogna assicurarsi che il governo abbia il controllo della gestione di SpaceX, perché ha minacciato di tagliare il suo più grosso programma, già finanziato dal governo. Musk è chiaramente una persona instabile”. Quando gli echiedono se sia un immigrato illegale Bannon non ha dubbi: “Credo di sì”. Bannon si è detto inoltre “molto preoccupato” del fatto che Musk sia venuto in possesso di dati sensibili. “Servirebbe una verifica indipendente da parte dell’Office of Management and Budget) per capire innanzitutto che cosa ha scoperto, perché tuttora non lo sappiamo”.

Bannon infine spiega che, per come la vede lui, ciò che è accaduto fra Trump e Musk dimostra che Maga “è il movimento politico più potente nella Storia moderna americana. Questi ‘tech bros’ sono saliti a bordo dopo la vittoria di Trump e hanno i soldi, ma a lui non interessa, farà quello che è giusto per il Paese – conclude – i dazi sono centrali per il piano economico del presidente”.


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