Opzione zero? Rischio danno erariale
Genova. “Sulla funivia abbiamo di fronte tre opzioni, ma l’unica vera opzione zero è non fare niente e lasciare che partano i lavori, perché il progetto che sorvola il Lagaccio ha già tutte le autorizzazioni necessarie”. L’avvertimento arriva da Massimo Ferrante, assessore alle Infrastrutture della giunta Salis, che da mesi studia il dossier ereditato da Bucci e Piciocchi. Una risposta indiretta ai comitati di quartiere, già intervenuti per bocciare senza appello le ipotesi di progetti alternativi, comprese quelle che non prevedono il passaggio sopra le case.
La settimana scorsa la sindaca, commentando indiscrezioni di stampa, ha svelato che il Comune sta studiando un “nuovo progetto” su un tracciato completamente diverso da quello già approvato. L’idea, come ricostruito da Genova24, è realizzare una funivia più breve e meno impattante, con partenza dal capolinea superiore della cremagliera di Granarolo e arrivo nei pressi di Forte Begato. I piloni e le cabine insisterebbero su una zona quasi completamente disabitata. In questo modo Tursi si metterebbe al riparo non solo dall’obbligo di pagare le penali alle ditte appaltatrici, ma anche da un eventuale intervento della Corte dei conti.
D’altro canto la decisione non è ancora presa ufficialmente, anche perché il tema è di quelli in grado di agitare il centrosinistra. “Prima dobbiamo fare un passaggio politico“, conferma Ferrante. Giovedì scorso l’associazione Linea Condivisa, che vanta alcuni esponenti tra gli eletti della Lista Salis, ha chiesto la convocazione di un “tavolo di coalizione per un confronto politico“, mettendo in chiaro che “il nostro punto di vista sull’opera non è mutato nel tempo”. Una sorta di altolà a mezzo stampa che la sindaca non ha gradito, secondo i rumors di Palazzo Tursi. Fatto sta che la riunione di maggioranza sarebbe già fissata a fine mese, in modo da uscire con una linea comune.
Funivia del Lagaccio, i tre scenari secondo l’assessore Ferrante
Il primo scenario, secondo Ferrante, è quello in cui l’amministrazione comunale si astiene da qualunque intervento. L’assessore la chiama provocatoriamente opzione zero. “Se non facciamo niente, va avanti la funivia sul Lagaccio. Il progetto ha tutte le autorizzazioni, compreso il nullaosta tecnico del Mit. Noi non l’avremmo mai progettata, sarebbe l’unica funivia a sorvolare un centro abitato ed è una delle infrastrutture più pericolose in assoluto, ma ha il via libera di tutti gli enti preposti. Manca solo l’ultima conferenza dei servizi, ma si tratterebbe di una formalità. Le ditte sono pronte, in teoria possono partire i lavori tra 70 giorni”.

La stazione della funivia a Principe secondo il progetto Doppelmayr-Collini
Seconda opzione: si blocca tutto e si rinuncia tout court alla funivia. “Non solo dovremmo pagare la penale del 10% su un appalto da 40 milioni più gli interessi, quindi una cifra tra 6 e 8 milioni, ma rischieremmo anche un procedimento per danno erariale – è il monito di Ferrante -. Ci siamo già confrontati con l’avvocatura. Sarebbe una decisione puramente politica, priva di fondamenti tecnici, e dovremmo risponderne in solido di fronte alla Corte dei conti. Nessun comitato può chiedere questo a un sindaco o un assessore”.
Però lo Skymetro è stato cancellato, sebbene già finanziato e approvato da Roma, e anche in quell’occasione c’era chi paventava alla iniziative della Corte dei conti. “È tutto diverso – ribatte l’assessore – perché in quel caso le motivazioni tecniche le avevamo. L’opera non era cantierabile, bisognava ottemperare alle numerose prescrizioni del Consiglio superiore dei lavori pubblici e soprattutto mancava l’area per ricollocare l’istituto Firpo. Alla fine quanto ci abbiamo messo a convincere Salvini che i soldi già spesi per la progettazione non dovevano essere restituiti? Il cantiere della funivia, invece, potrebbe partire anche subito. Anzi, nessuno avrebbe impedito di avviare già le opere propedeutiche”.
Da qui la ricerca di una terza via che “ci permetta di salvare capra e cavoli”. Cioè far costruire comunque una funivia a Doppelmayr e Collini, vincitori della gara ormai tre anni fa, escludendo però qualunque servitù per il Lagaccio. “In questi tre mesi ci ho lavorato, esiste uno studio realizzato dai nostri tecnici – riferisce Ferrante – e gli uffici informalmente hanno già parlato con gli appaltatori, che ovviamente preferiscono lavorare piuttosto che incassare solo le penali. E ci siamo confrontati anche con la Soprintendenza“.
Il progetto alternativo: cosa prevede la “mini funivia” da Granarolo
Il progetto alternativo include una “stazione di interscambio” tra i due impianti a Granarolo, un nuovo ascensore per collegare il capolinea a valle col nodo di Principe e un potenziamento della ferrovia a cremagliera. “Per l’adeguamento della linea sono già in programma lavori gestiti da Amt. Noi, coi finanziamenti per la riqualificazione dei forti, potremmo migliorare le vetture”. Costo totale? “Non saranno 40 milioni, ma nemmeno 20. È facile che ci attesteremo sui 30 milioni. Se poi avanzeranno risorse le potremo impiegare per ulteriori interventi sui forti”.
La “mini funivia“, a quel punto, diventerebbe parte di una strategia complessiva che non coinvolge solo i forti. “Oggi la cremagliera è sottoutilizzata perché i genovesi non hanno un motivo per andare a Granarolo – continua l’assessore alle Infrastrutture -. Stiamo pensando a un polo di attrazione, non per il turismo mordi e fuggi dei crocieristi, ma anzitutto per i genovesi: un parco avventura, una zona picnic, un’area sportiva per bambini e adolescenti. Poi, se da Granarolo voglio andare ai forti, oltre che farlo a piedi, che rimane il modo più sano, posso anche prendere la funivia”.

La cremagliera di Granarolo
Ma non c’è il rischio che la usino in pochi, troppo pochi per giustificare l’investimento? “Ripeto, l’appalto è stato affidato e bloccarlo ci esporrebbe al rischio di contestazioni erariali”. D’altra parte c’è chi propone di prolungare la cremagliera esistente anziché raggiungere Forte Begato con un impianto diverso che costringe a scendere e risalire. Ma Ferrante insiste: “Non si può, non rientra nell’appalto. Quelle aziende hanno partecipato a una gara per realizzare una funivia. L’ipotesi, allora, è fargliene fare un pezzetto, ma da un’altra parte”.
La battaglia interna al centrosinistra e lo scontro coi comitati
I tempi? “I più rapidi possibili, dobbiamo correre”, promette Ferrante. Il primo passaggio sarà quindi politico e non sarà affatto scontato, viste le tensioni che attraversano la maggioranza. Dopodiché, come promesso dalla sindaca Salis, si aprirà il confronto sul territorio, con la mediazione istituzionale dei Municipi. Ma i vari appelli alla partecipazione e la posizione intransigente già espressa dai comitati lasciano intendere che non sarà una passeggiata per l’amministrazione appena insediata.
“La partecipazione l’abbiamo fatta in campagna elettorale e non la rinneghiamo – chiosa Ferrante -. Noi abbiamo detto che non volevamo una funivia sul Lagaccio, questo era il tema, e manterremo la promessa. Anzi, riqualificheremo ugualmente il quartiere. Io rispetto i comitati, anche se da loro non ho mai preso un voto, ma non vuol dire che non condivida le loro battaglie. Le istanze che portano sono corrette, ma l’errore è volersi sostituire sempre all’amministrazione pubblica“.