Lazio

Opposizione nella trappola oratoria di Giorgia Meloni – Il Tempo


Roberto Arditti

Come delle spigole d’allevamento, che, come è noto, sono meno sgamate di quelle di mare. Esattamente così si sono comportati i parlamentari d’opposizione, che sono cascati nella trappola oratoria di Giorgia Meloni senza neanche accorgersene.  Il premier va in Parlamento martedì (al Senato) e propone la sua versione dei fatti, con tanto di posizione del governo sulla guerra, l’Europa della Difesa, il rapporto con l’America di Trump. Ieri (alla Camera) Meloni svolge il suo intervento «classico», ma poi ci infila la parole su Ventotene (e relativo Manifesto, che secondo me pochi di quelli che si agitano hanno letto). È la scintilla che fa scoppiare la bagarre, perché quando dice che l’Europa immaginata da Spinelli, Rossi e Colorni non è la sua, dai banchi delle sinistra c’è la sollevazione, che diventa immediatamente «virale» sui social e per le aperture dei giornali on line. Eccola la svolta cercata da Meloni: via il dibattito com’era sino a ieri mattina, avanti con il confronto di «civiltà», quel muro contro muro che la trova perfettamente a proprio agio. A sinistra sono cascati con tutte le scarpe in questo cambio di scenario repentino che Meloni ha sventolato davanti ai loro occhi come fa il torero, ottenendo quello che voleva, cioè la carica a testa bassa. Non vedevano l’ora, sui banchi di sinistra, di tornare al tema che prediligono, cioè dare della fascista alla Meloni, questa volta perché nega il valore del nobile (quanto dimenticato ed anche datato, com’è inevitabile: sono passati 86 anni!) Manifesto. E così l’hanno seguita sul terreno dove lei voleva portarli, perché su quel terreno la destra si ricompatta in pochi secondi (come infatti è accaduto). Scusate: poi c’è anche il Manifesto di Ventotene.  Un documento serio e meditato, scritto da personaggi nobili imprigionati dal regime fascista. Un documento d’impostazione socialista (duramente polemico con i comunisti, che nel ’37 espellono Spinelli dal partito), figlio dell’emergenza post bellica: sogna un’Europa federale che gli Stati hanno sempre respinto senza indugio, persino quando (siamo nel 1984) proprio Spinelli riesce ad ottenere una approvazione dal Parlamento Europeo, che però si schianta contro l’opposizione del Consiglio d’Europa (dove ci sono i Primi Ministri). Già, Altiero Spinelli. A modo suo un gigante, che l’intera politica italiana (sinistra in primis) tiene a distanza per decenni, confinandolo a Bruxelles. Strana la vita e curioso il dibattito intorno al Manifesto di Ventotene, che in un passaggio, cita (senza criticarli) persino i dazi. E li definisce «protettivi». Amen. 
 




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