Operazione Testa di serpente, quattro condanne definitive in Cassazione
La Cassazione
Quattro condanne definitive in Cassazione per l’operazione Testa di serpente e anche un annullamento con rinvio
COSENZA – Quattro condanne definitive e un annullamento con rinvio. Si è chiuso così, con la pronuncia dei giudici della Seconda Sezione della Suprema Corte di Cassazione, il terzo grado di giudizio di “Testa del Serpente”.
Si tratta del processo scaturito dall’omonima inchiesta della Procura antimafia di Catanzaro contro le cosche di ‘ndrangheta di Cosenza e hinterland, il primo a mettere nero su bianco l’esistenza di quella “confederazione” di clan, gli “italiani” e gli “zingari”, attivi nella provincia bruzia e dotati di una bacinella comune, che diventerà la base sulla quale poggerà l’intero teorema accusatorio del successivo maxi processo “Reset”.
ALLA SBARRA ESPONENTI DEL CLAN “ABBRUZZESE”
Alla sbarra vi erano esponenti della criminalità nomade, ritenuti affiliati al clan cosentino degli “Abbruzzese”. Per tre degli imputati – Claudio Alushi (difeso dall’avvocato Antonio Quintieri), Adamo Attento e Antonio Marotta (entrambi difesi dall’avvocato Fiorella Bozzarello) –, gli ermellini hanno rigettato il ricorso prospettato dalla difesa: diventano, pertanto, definitive le condanne già emesse nei loro confronti nel grado di Appello, rispettivamente a 7 anni e 8 mesi, 6 anni e 2 mesi e 9 anni e 6 mesi.
La Corte di Cassazione ha rigettato anche il ricorso presentato da Giovanni Drago per il tramite del difensore Filippo Cinnante, annullando nei suoi confronti la sentenza di secondo grado limitatamente alla parte relativa alla confisca.
Drago, in Appello, era stato condannato a 2 anni e 8 mesi. Discorso a parte per Antonio Abruzzese, classe ’84, difeso dai legali Antonio Quintieri e Filippo Cinnante e che in Appello aveva incassato una condanna a 7 anni e 6 mesi, per il quale la Cassazione ha annullato la sentenza con rinvìo per un nuovo giudizio davanti a una diversa Sezione della Corte d’Appello di Catanzaro.
I giudici di Appello avevano confermato e reso definitive le sentenze di assoluzione nei confronti di Andrea Greco, Francesco Casella, Pasquale Germano e Domenico Iaccino, dal momento che la Procura generale non aveva ritenuto di impugnarle.
Inoltre, rideterminate, in accordo tra le parti, le pene per Franco Abbruzzese (8 anni, 7 mesi e 36500 euro di multa), Luigi Abbruzzese (12 anni, 8 mesi e 11335 euro di multa), Nicola Abbruzzese (12 anni, 8 mesi e 11335 euro di multa), Marco Abbruzzese (15 anni, 3 mesi e 15885 euro di multa); Antonio Bevilacqua (6 anni, 7 mesi e 26900 euro di multa) e Alberto Turboli (1 anno, 5 mesi).
L’OPERAZIONE TESTA DI SERPENTE E IL VASTO GIRO DI ESTORSIONI, USURA E SPACCIO
L’inchiesta denominata “Testa del Serpente”, portata a termine nel 2019, aveva sgominato, con 18 arresti, un vasto giro di estorsioni, usura, detenzione di armi e traffico di stupefacenti gestito dai membri dell’associazione, tutti reati aggravati dalle modalità mafiose, e aveva colpito duramente anche l’altra cosca egemone sul territorio bruzio, quella dei “Lanzino-Ruà-Patitucci”, tra i cui esponenti di vertice vi è anche l’ex pentito Roberto Porcaro, per il quale si è proceduto separatamente.
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