Piemonte

Operaio morto a Leinì, 4 indagati per omicidio

Salgono a quattro gli indagati per l’incidente sul lavoro che è costato la vita a un operaio egiziano di 35 anni caduto da dieci metri a Leini, nel Torinese. Fra gli indagati nel fascicolo aperto dalla procura di Ivrea per omicidio colposo – oltre al titolare della ditta di impalcature edili (zio della vittima) che operava in subappalto per un’altra società e da cui dipendeva l’operaio – figurano anche il titolare dell’impresa proprietaria dei capannoni dove era stato aperto il cantiere, il titolare dell’azienda che avrebbe dovuto montare il ponteggio in possesso di regolare contratto di appalto e il responsabile del cantiere. L’operaio inoltre non risultava iscritto alla cassa edile di Torino.

Si indaga sulle responsabilità: secondo una prima ricostruzione l’operaio è scivolato e non aveva le protezioni obbligatorie. Ma sotto la lente della procura c’è anche il tentativo di depistaggio dei colleghi (gli inquirenti stanno vagliando la loro posizione) e l’omesso soccorso (non hanno chiamato il 118 ma hanno sollevato da terra il lavoratore portandolo di loro iniziativa in ospedale) che potrebbero tradursi in ulteriori responsabilità penali. Da verificare, infatti, se con un soccorso adeguato e personale formato sarebbe stato possibile salvare l’uomo. Oggi la procura affiderà l’autopsia a un medico legale.

I colleghi hanno cancellato le macchie di sangue. «Un problema casalingo… un incidente» , hanno poi balbettato in ospedale. Ma lesioni fratture non erano compatibili con un incidente domestico. I medici hanno chiamato i carabinieri: a essere fatale, in realtà, è stato un volo di dieci metri dal tetto del capannone in ristrutturazione. L’edificio è stato sequestrato.

La.tragedia ha riacceso la discussione sulle condizioni di sicurezza nei cantieri e i sindacati nei giorni scorsi hanno puntato il dito sull’assenza di controlli. In Piemonte, nel 2024, ci sono stati 67 infortuni mortali, ben più di uno a settimana, di cui 31 a Torino e provincia. Bruno Ranellucci è un esperto del settore che, zaino in spalle, controlla i cantieri e fa da consulente per far rispettare la normativa in materia. “Non sarebbe difficile contrastare il fenomeno delle morti bianche – spiega – Le nuove tecnologie e l’Intelligenza artificiale sarebbero alleati da sfruttare subito”.

L’episodio di Leini – sostiene – conferma la necessità di misure innovative: “Le leggi sono importanti ed efficaci – aggiunge Ranellucci – ma il problema è culturale. Spesso gli imprenditori considerano la sicurezza sul lavoro un costo e quindi tendono a tagliarlo. Per questo i controlli sono quantomai necessari ma, da soli, non bastano per varie ragioni. In primo luogo perché l’Ispettorato non riesce a coprire tutto il raggio di azione e poi perché serve un patto di collaborazione con i dipendenti costretti troppo spesso ad abbozzare e quindi a esporsi a rischi decisamente sottovalutati”.

Cosa serve allora? “Un approccio culturalmente diverso – conclude – Penso che si debbano rendere obbligatorie le videoispezioni con l’utilizzo dei droni le cui immagini, sempre per legge, devono rimanere in archivio per almeno due anni. E poi agli elmetti intelligenti che verificano la condizione in cui versa un operatore di macchinari pesanti. O ancora i cosiddetti wearables che sono in grado di rilevare e raccogliere, in maniera continua e in tempo reale, diversi parametri relativi al lavoratore come la postura (dati bio-meccanici), la posizione (gps) e lo stato di salute. Ma di esempi simili ne esistono tantissimi. All’obiezione che queste strumentazioni abbiano un costo e che chi fa impresa sia refrattario ad accollarseli, si risponde spiegando che la prevenzione pesa sui bilanci meno di eventuali incidenti che peraltro hanno anche conseguenze penali”


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