Onorevoli di Calabria: Fausto Gullo
Chi sono gli Onorevoli di Calabria, scopriamo le biografie dei parlamentari che dal 1946 ad oggi hanno rappresentato i calabresi nell’Assemblea costituente e in Parlamento, conosciamo Fausto Gullo
Fausto Gullo è stato il fondatore e la bandiera del partito comunista in Calabria. Nasce nel 1887 a Catanzaro, dove il padre Luigi, ingegnere, si trova per ragioni di lavoro, ma in realtà è originario della Pre-Sila. Da giovane vorrebbe seguire le orme di uno zio scultore, ma poi decide di studiare giurisprudenza e si laurea a Napoli nel 1909, per intraprendere subito la professione forense a Cosenza.
Durante gli anni dell’Università si avvicina al socialismo e nel 1914 viene eletto al Consiglio provinciale, sconfiggendo con un ampio scarto il candidato liberale e consigliere uscente. Tra i suoi sostenitori ci sono anche i repubblicani, che ne apprezzano la laicità. Già in questa sua prima campagna elettorale, si concentra sull’arretratezza del Mezzogiorno, sullo sfruttamento delle classi lavoratrici e sulla lotta al latifondo.
Partecipa alla Prima Guerra mondiale e viene congedato con il grado di tenente, di cui sarà poi privato per ragioni politiche. Nel 1920, in seguito ad alcuni dissidi interni al Partito socialista, si ricandida alla Provincia da indipendente e viene confermato consigliere. L’anno successivo, ormai militante comunista, corre per le politiche, ma pur essendo il più votato della lista non viene eletto.
Nel 1922 fonda il giornale “Calabria proletaria”, che denuncia le ingiustizie subite dai contadini e i soprusi dei fascisti e che, pertanto, meno di un anno dopo deve sospendere le pubblicazioni. Un nuovo settimanale, “L’Operaio”, vede la luce nel 1924: anche questa testata, tra sequestri e devastazioni, resiste ben poco.
In questi anni Gullo, da avvocato, assume la difesa di militanti comunisti e contadini perseguitati dal nuovo regime che andava istaurandosi e anche lui nel 1923 viene per la prima volta arrestato.
Alle nuove elezioni politiche del 1924 si ricandida e viene eletto deputato, ma poi l’elezione sarà invalidata dalla maggioranza fascista.
Nel 1925 viene condannato al confino a Nuoro, da dove tornerà solo nel 1927. Rientrato a Cosenza, riprende tanto l’attività di avvocato, quanto quella politica, contribuendo a creare una rete di protezione in Sila per i perseguitati politici.
Nel 1943, alla caduta del fascismo, viene fatto il suo nome come Prefetto di Cosenza, ma gli Alleati gli preferiscono il socialista Pietro Mancini. Dopo la Svolta di Salerno, è nominato Ministro dell’Agricoltrura con Badoglio. Manterrà l’incarico fino al primo Governo De Gasperi.
Sono questi gli anni più significativi della sua carriera politica. Vara, infatti, una serie di decreti che, tra l’altro, concedono ai contadini le terre incolte, minando la base del latifondo e creando le premesse della successiva riforma agraria. Per lo storico Ernesto Ragionieri, saranno il principale contributo delle sinistre al governo del Paese.
Questo suo impegno gli vale l’ostracismo dei Liberali, con Benedetto Croce in testa, e di parte della DC, tanto che nel secondo Governo De Gasperi il PCI è costretto a cedere il Ministero dell’Agricoltura e Gullo passa a quello di Grazia e Giustizia. Vi sarebbe rimasto circa un anno, fino alla rottura dell’unità nazionale.
Ai tempi del Governo Badoglio era stato proprio lui a chiedere che per la redazione della nuova Costituzione non venisse eletta una Camera dei deputati, ma un’Assemblea costituente e nel 1946 vi farà ingresso da capolista del PCI con oltre 36 mila preferenze. Si impegna per difendere la centralità del Parlamento e si schiera contro l’istituzione delle Regioni, che con la funzione legislativa si sarebbero potute trovare in contrasto con lo Stato o esssre da impedimento all’applicazione delle grandi riforme. Convinto anticlericale, vota l’articolo 7 della Costituzione per disciplina, ma si batte contro l’indissolubilità del matrimonio e per la parità tra i figli legittimi e quelli naturali.
Sarà poi deputato dal 1948 al 1972, ricoprendo per più legislature l’incarico di Vice Presidente del Gruppo Comunista alla Camera (il Presidente era Palmiro Togliatti) e della Commissione Affari costituzionali. In questi anni, continua a occuparsi dei problemi del Mezzogiorno e del mondo contadino, tra l’altro criticando la riforma voluta dal suo successore all’Agricoltura Antonio Segni, perchè non sufficientemente attenta ai problemi dei più deboli.
Nel 1964, si oppone al sostegno comunista a un democristiano per la Presidenza della Repubblica, spianando la strada all’elezione del socialdemocratico Giuseppe Saragat.
Attestato sempre su posizioni di sinistra radicale e contrario all’allontanamento dal socialismo sovietico, di cui pur riconosceva gli errori, si trova sempre più isolato nel partito, soprattutto dopo la morte di Togliatti.
Nel 1972 si ritira dalla vita politica attiva, ma nel 1974, in occasione del referendum, viene nominato Presidente onorario dalla Lega italiana per il divorzio. Morirà pochi mesi dopo.
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