Omicidio pluriaggravato e tortura contestati a Massimo Malavolta per il femminidicio di Emanuela
ASCOLI Concluse le indagini per l’omicidio di Emanuela Massicci. La Procura di Ascoli ha notificato l’avviso di chiusura delle indagini preliminari a carico di Massimo Malavolta, 49 anni, accusato dell’omicidio della moglie avvenuto il 19 dicembre dello scorso anno nella loro abitazione di Ripaberarda, frazione di Castignano. L’uomo, arrestato subito dopo i fatti, si trova tuttora ristretto in custodia cautelare nel carcere di Marino del Tronto.
Le accuse
Oltre al reato di omicidio pluriaggravato, a Malavolta viene contestato il reato di tortura ed anche quelli di maltrattamenti e lesioni plurime aggravate. L’attività di indagine, condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo di Ascoli con il supporto della sezione di polizia giudiziaria della Procura e del Reparto analisi criminologiche del Ris dei carabinieri di Roma, ha portato a una ricostruzione dettagliata e drammatica delle presunte violenze domestiche subite da Emanuela, madre di due figli minori, all’interno di un contesto familiare segnato da sopraffazione e crudeltà. Al termine delle indagini, che hanno incluso accertamenti medico-legali e un incidente probatorio al termine del quale è stata valutata la capacità di intendere e volere dell’indagato, la Procura ha formulato diverse e gravissime ipotesi di reato.
La ricostruzione
I maltrattamenti sarebbero cominciati tra gennaio e febbraio 2024, per protrarsi fino al tragico epilogo.
Episodi reiterati di violenze verbali e fisiche, esercitate anche in presenza dei figli. Le aggressioni sarebbero state compiute con particolare crudeltà, spesso per futili motivi e in un contesto di controllo assoluto sulla vittima. Nell’ultimo periodo, la donna sarebbe stata ridotta in uno stato di sottomissione: Malavolta avrebbe imposto alla moglie rigide restrizioni nella quotidianità, limitandone i rapporti con amici e colleghi, sottraendole il bancomat, vietandole l’uso del cellulare e decidendo come dovesse comunicare con i figli, incapace di difendersi, chiusa in casa e non più in grado di parlare.
Le indagini hanno documentato numerosi traumi in ogni parte del corpo della vittima — volto, testa, torace, arti, addome, zone intime — provocati anche con oggetti contundenti e strumenti da taglio. Da qui, la contestazione del reato lesioni plurime che sarebbero state inflitte con modalità reiterate, crudeli e sproporzionate, aggravate dal contesto familiare e dalla relazione con la vittima. Ma è nei dieci giorni precedenti all’omicidio, secondo l’ipotesi accusatoria, Emanuela Massicci sarebbe stata sottoposta a un regime disumano con sevizie, privazioni, violenze fisiche e psicologiche, isolamento e annullamento totale della sua libertà e dignità personale. Per questi motivi a Malavolta viene contestato anche il reato di torture.
Il 49enne è poi accusato di omicidio pluriaggravato in quanto commesso in danno della moglie. L’indagato, assistito dall’avvocato Saveria Tarquini, avrà 20 giorni per depositare eventuali memorie difensive o chiedere ulteriori atti istruttori.