Calabria

Omicidio Belsito a Pizzo, la Corte d’Assise condanna tre persone NOMI

Accolte totalmente le richieste della Dda nel processo con rito ordinario per l’omicidio di Domenico Belsito, ucciso a Pizzo il 18 marzo del 2004. La Corte d’Assise, presidente Massimo Forciniti, ha inflitto due ergastoli e una condanna a 13 anni. Carcere a vita per Domenico Bonavota, ritenuto il mandante del delitto, e Salvatore Mantella, accusato di avere partecipato all’agguato guidando l’auto con a bordo il killer (Francesco Scrugli, assassinato nel 2012 a Vibo Marina). Tredici anni (la pubblica accusa ne aveva chiesti 12) sono stati inflitti al collaboratore di giustizia Onofrio Barbieri, già legato alla cosca Bonavota, che si è autoaccusato di aver procurato l’auto rubata per compiere l’omicidio. Nella sua requisitoria il sostituto procuratore Antonio De Bernardo aveva tra le altre cose richiamato le dichiarazioni di quattro collaboratori di giustizia sul delitto: oltre ad Andrea Mantella e Bartolomeo Arena, anche quelle dello stesso Barbieri e dell’ultimo in ordine di tempo che ha deciso di collaborare con la giustizia. Si tratta di Francesco Fortuna che, come Barbieri, era intraneo proprio al clan Bonavota. Nei due verbali con le sue prime dichiarazioni, Fortuna ha parlato dell’omicidio Belsito spiegando che fu l’esito di uno scambio di “cortesie” criminali tra i Bonavota e Mantella, che in precedenza aveva chiesto e ottenuto dal clan di Sant’Onofrio la gambizzazione del cognato, di cui si occupò proprio il nuovo pentito.


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