Oltre 300mila accessi al pronto soccorso in Regione: uno su dieci evitabili
Sono state oltre 300mila le richieste di pronto intervento in Friuli Venezia Giulia. Uno su dieci, però, sono casi che si potevano trattare in altro modo, chiamando il medico curante oppure recandosi in un ambulatorio. In poche parole: il 10 per cento degli accessi sono evitabili.
Il report
I numeri sono della quarta indagine nazionale sullo stato di attuazione delle Reti Tempo-dipendenti. Un lavoro, messo in campo dall’Agenas (l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), che prende in considerazione quanto previsto dal decreto ministeriale n. 70 del 2 aprile 2015 dedicato al “Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera”. In pratica si cerca di creare una grande panoramica sulle condizioni del sistema sanitario nazionale. Una fotografia che mostra sia le cose buone emerse dalle strutture ospedaliere, e allo stesso tempo le criticità in modo da poter intervenire. Il monitoraggio si basa sulle risposte a un questionario legato agli aspetti organizzativi, nonché ai volumi e agli indicatori di esito specifici per singola Rete. A quel punto, l’agenzia ha stilato un report suddividendo ciascun dato raccolto in quattro macro-aree tematiche: emergenza-urgenza; trauma; ictus; e cardiologia per l’emergenza.
Cardiologia
In tutte e quattro le sezioni la Regione ha dimostrato un buon livello di copertura, considerando le quattro fasce di tempo di percorrenza utili per arrivare al nodo di assistenza più vicino (15, 30, 45 e 60 minuti). In particolare raggiunge un alto livello di performance nel caso della rete cardiologica per l’emergenza. In particolare va segnalata l’azienda Asu giuliana isontina che, stando al report dell’Agenas, riesce a garantire una copertura del 93,73 per cento della popolazione nell’arco di 15 minuti. A seguire con il 51, 53 per cento l’Asfo, e l’Asufc con il 43,06 per cento. Per quanto riguarda invece l’indice di mortalità a 30 giorni dall’infarto miocardico (IMA), il dato varia dal 3,46 per cento dell’ospedale Cattinara e Maggiore di Trieste al 10 per cento di Monfalcone. Nel mezzo, troviamo il Santa Maria della Misericordia di Udine (4,49 per cento) e il Santa Maria degli Angeli di Pordenone (6,82 per cento).

Ictus
Nel caso invece della cura dell’ictus, la gestione dei tempi è più complicata di quella vista con il cuore. Considerando i quindici minuti di copertura, il dato peggiore è dell’Asufc, in fondo alla classifica regionale con il 40,6 per cento della popolazione. Non troppo distanti ci sono le aziende di Pordenone (51,6 per cento) e Trieste (53,8 per cento). La situazione, va detto, migliora con il passare del tempo, fino ad arrivare a garantire le cure necessarie alla totalità dei residenti nell’arco di 45 minuti. L’indice di mortalità dopo 30 giorni è in media del 9,75 per cento.

Trauma
Le percentuali sono invece più alte per quanto riguarda la rete regionale che si occupa della cura dei pazienti critici che hanno subìto un trauma. Prendendo sempre come spunto i primi 15 minuti, l’Asu giuliano isontina riesce a coprire il servizio per quasi tutta la popolazione (98,96 per cento). L’Asufc arriva invece al 77,24 per cento. Una cifra che si riduce passando nella Destra Tagliamento con il 67,69 per cento dell’Asfo. Guardando invece il dato della mortalità a trenta giorni dal ricovero, quello più alto è di Gorizia con 41,33 per cento. Seguono gli ospedali di Pordenone (39,64 per cento), Monfalcone (28 ) San Vito al Tagliamento (27,91), Trieste (27,73), Palmanova (25) e Udine (23,82).

Rete emergenza e urgenza
Chiudendo infine con la rete di emergenza e urgenza, le tre realtà sanitarie riescono a garantire il servizio di pronto intervento su tutto il territorio regionale. Anche in questo caso, i numeri premiano l’Asu con il 94,2 per cento di copertura della popolazione residente in 15 minuti. Sopra l’80 per cento anche le altre due aziende: Asufc (82,2 per cento), e Asfo (81,5 per cento). A mettere però in seria difficoltà i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari sono gli accessi “evitabili” al pronto soccorso. La cifra più alta emerge a Gorizia con il 17 per cento delle richieste non appropriate. Sopra il 10 per cento troviamo anche le sedi di San Daniele del Friuli, Spilimbergo, Monfalcone, San Vito al Tagliamento, Tolmezzo e Latisana. Tutto ciò va influire anche sui tempi di attesa, data anche la disponibilità limitata di personale e di risorse a disposizione. La percentuale di accessi al pronto Soccorso con permanenza maggiore di otto ore sfora il 25 per cento negli ospedali Cattinara e Maggiore di Trieste (26,8) e Santa Maria della Misericordia di Udine (27,9). Seguono Spilimergo (18,78), Monfalcone (18,16), San Daniele del Friuli (17,19) e Palmanova (15, 96). Al 10 per cento si trova invece l’ospedale Santa Maria degli Angeli di Pordenone.

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