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Olimpiadi di Parigi 2024: chi è l’atleta mascherata?

Nessuna, centomila. Una, soprattutto. Raven Saunders, l’atleta mascherata. E’ così che la vediamo mentre si accinge a lanciare il peso. Con il viso nascosto da una maschera, di quelle a passamontagna. Americana, 28 anni, affermata campionessa nella sua disciplina, Saunders è alla terza partecipazione alle Olimpiadi. Tutti gli sguardi allo Stade de France sono per lei. Migliaia di sguardi, una sola domanda: perché Raven Saunders indossa quella maschera?

La storia non è semplice da raccontare, è una storia di dolore e di affermazione che nasconde però anche un po’ di strategia e di superstizione. Raccontiamo: a vent’anni Saunders partecipa ai Giochi di Rio 2016, si piazza al quinto posto, sembra l’anticamera di una carriera di successi. Non è così. Subito dopo si infortuna, il recupero è lento, i risultati non arrivano, l’umore è pessimo. Un anno e mezzo dopo Rio – siamo nel gennaio 2018 – Saunders sta andando ad allenarsi, all’improvviso cambia direzione, si allontana dal campus dell’Università, prende l’autostrada. Si ferma su un viadotto, scende dalla macchina, si sporge, guarda giù, vede l’abisso. La tentazione di gettarsi nel vuoto è forte. La depressione diventa compagna di viaggio per un po’, poi si sfila. Ma quella volta a vincere è il soffio della vita.

E la vita riprende. Gli infortuni sono alle spalle, la presenza di uno psicologo aiuta Raven a spostarsi dal baratro, la serenità arriva anche con la decisione di dichiararsi pubblicamente lesbica. Ai Giochi di Tokyo Saunders vince la medaglia d’argento. Fa notizia già allora, perché indossa una volta la maschera di Joker e quella dopo la maschera di Hulk, che è anche il suo soprannome: alta un metro e sessantacinque centimetri, ha un peso forma di 110 chili e una muscolatura possente. A Hulk ha detto di sentirsi simile. Proprio come Bruce Banner, anche Raven Saunders ha difficoltà a controllare il suo alter ego quando scende in pista. «E’ quella la sfida più grande», ha detto. E’ a Tokyo che l’americana regala al mondo un’immagine iconica. Quando sale sul podio incrocia le braccia sopra la testa. Cosa significa? Lo spiega lei stessa: «E’ l’intersezione dove si incontrano tutte le persone oppresse».

Raven Saunders indossa maschere, l’abbiamo detto, anche un po’ per strategia e superstizione. In maschera – cui era obbligata ai tempi del Covid – ha vinto l’argento a Tokyo, in maschera dice di riuscire a concentrarsi prima del lancio. Isolarsi e lasciare tutto il mondo fuori, per ritrovare se stessa. Alla vigilia di questi Giochi ha detto: «Vorrei vincere una medaglia e ispirare così tante persone nella comunità LGBTQIA+, così come tante persone che hanno avuto a che fare con problemi di salute mentale”. Oggi Raven Saunders è paladina delle battaglie LGBTQIA+ ed è la testimonial di un’associazione impegnata nella prevenzione dei suicidi. Nessuna, centomila. Una, soprattutto: Raven Saunders. Ha gettato il peso che aveva nel cuore lontano dal buio, così ha rivisto la luce.


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