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Milano, 21 nov. (Adnkronos) – Dura più di un anno il legame tra un imprenditore monzese, indagato per corruzione con l’aggravante di terrorismo ed eversione, e un uomo del servizio dell’intelligence russo Fsb (non identificato), in particolare dal marzo del 2023 al maggio del 2024, quando si consuma parte della guerra, ancora in corso, tra Russia e Ucraina. E’ uno dei dettagli che emerge nella chiusura indagine sui presunti legami tra due italiani e 007 russi. E’ il 34enne, spinto anche da motivi ideologici, a proporsi a marzo 2023 e la sua iniziativa, ripetuta a ottobre e dicembre dello stesso anno, verrà infine ripagata. I due soci brianzoli, di 34 e 60 anni, “effettuavano – si legge nell’atto di chiusura indagine – una serie di attività di intelligence chiaramente in contrasto con gli interessi nazionali italiani”, che si concretizzavano “nell’esecuzione di un progetto finalizzato a istituire un sistema di videosorveglianza nella città di Milano, successivamente a Roma e in altre città, mediante l’istallazione di dashcam a bordo di taxi, il tutto nella prospettiva di ‘affidare’ la gestione del controllo di tali videocamere e della memorizzazione dei relativi dati, ai servizi di intelligence russi”.

La disponibilità è anche nell’accettare di “reperire documenti classificati Nato e relativi al conflitto russo-ucraino, fotografie di obiettivi militari sensibili presenti sul territorio italiano, nonché di fornire la mappatura dei sistemi di videosorveglianza e delle ‘zone grigie’ su Milano, queste ultime da intendersi come zone non coperte da sistemi di videosorveglianza”. Richieste che portano l’intelligence russa a corrispondere “pagamenti in criptovalute” per un valore complessivo di circa 2.000 euro, si tratta in particolare di due pagamenti in Bitcoin per 500 euro e 1.500 euro versati rispettivamente a gennaio e aprile del 2024. Soldi, si ipotizza, per l’attività di spionaggio messa a segno nei confronti di un imprenditore. Attività di ‘dossieraggio’ da cui sarebbe nata l’inchiesta del Ros.

E’ l’8 aprile 2024 – secondo quanto scrive Il Fatto quotidiano – che il 34enne va alla stazione dei carabinieri di Nova Milanese e spiega tutto “in relazione ai suoi rapporti con un (…) appartenente al servizio russo d’intelligence Fsb”. Una ‘confessione’ che potrebbe essere legata, spiega un inquirente, “all’aver capito di essere entrato in un giro troppo grande”. Il 4 maggio scorso il Ros registra un incontro al bar di via Bellezza, “avvenuto tra i due indagati e un generale dell’esercito in ‘quiescenza’ (non indagato)” scrive il quotidiano, e “in via di urgenza la procura di Milano firma un decreto di perquisizione ‘perché sussiste la concreta possibilità che le cose ricercate vengano disperse o occultate in luoghi diversi (…) specie alla luce dei propositi manifestati'”. Da maggio i contatti via chat tra imprenditori e russi si interrompono.


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