Ok al “canguro” anche in Commissione: la Giunta del Senato dà il via libera al blitz sulla riforma della giustizia
Il cosiddetto “canguro“, il meccanismo parlamentare che consente di votare in blocco gli emendamenti di contenuto simile, potrà essere usato da oggi anche in Commissione e non più soltanto in Aula. Lo ha stabilito la Giunta per il regolamento del Senato, dando il via libera al presidente della Commissione Affari costituzionali Alberto Balboni (Fratelli d’Italia) che la scorsa settimana ha annunciato l’intenzione di ricorrere alla norma per accorciare i tempi di discussione del ddl sulla separazione delle carriere. Balboni affermava di essersi rifatto a un parere reso nel 2017 dall’allora presidente del Senato Pietro Grasso, secondo cui il “canguro” in Commissione è ammissibile purché il provvedimento sia calendarizzato a breve in Aula.
Dopo le proteste veementi delle opposizioni, la questione era stata rimessa alla Giunta presieduta da Ignazio La Russa, che martedì ha deciso a stretta maggioranza di legittimare il blitz. Una scelta che taglia ulteriormente il confronto sulla riforma costituzionale, dopo la decisione della maggioranza di calendarizzare il testo in assemblea per l’11 giugno anche senza il mandato al relatore, cioè nel caso in cui l’esame in Commissione non si riesca a concludere. “La maggioranza ha votato la liceità dell’utilizzo del “canguro” anche in Commissione, con una notazione però importante che raccomanda la prudenza al presidente della Commissione nella valutazione dell’utilizzo di questo strumento. Sono soddisfatto del clima sereno. Come presidente ho cercato di smussare due posizioni che non potevano ridursi ad unicum”, dichiara La Russa.
Dal centrosinistra però piovono le critiche. Il gruppo del Movimento 5 stelle interviene con una nota durissima: “Abbiamo ormai raggiunto livelli da dittatura nella gestione dei lavori parlamentari. La maggioranza ha appena legittimato il “canguro”, con la scusa che la riforma costituzionale sulla giustizia è già incardinata in aula, quindi secondo loro si può annullare la discussione e gli emendamenti anche in commissione. Parallelamente, vorrebbero escludere Roberto Scarpinato e Federico Cafiero De Raho dalla Commissione Antimafia. Lo loro volontà è dichiarare incompatibili proprio loro, due magistrati che hanno dedicato tutta la vita alla lotta alla criminalità organizzata. Per questo stamattina tutto il gruppo parlamentare era presente in commissione; per questo diciamo oggi che anche la gestione sulla riforma costituzionale e in generale tutto l’atteggiamento sulla giustizia denota una dittatura della maggioranza”.
Per Stefano Patuanelli, capogruppo 5 stelle a palazzo Madama, la decisione della giunta “aggiunge forzatura a forzatura”: secondo questa impostazione, spiega, “quando un provvedimento è calendarizzato in Aula, allora si può usare il canguro in commissione”. La riforma della giustizia, però, “è stata calendarizzata a maggioranza”: permettere di usare il “canguro”, quindi, mette di fatto “tutte le riforme nelle mani della maggioranza”. “Questo parere è fuori da qualsiasi precedente parlamentare. Stiamo parlando di una riforma costituzionale che modifica sette articoli della Carta su cui si decide di applicare in Commissione il canguro, cosa mai avvenuta”, denuncia Dario Parrini del Pd. “Il parere”, aggiunge, “è un falso perché esordisce affermando “In conformità ai precedenti”, ma i precedenti non ci sono”.
La fretta dalla maggioranza serve a tagliare i tempi per l’ok definitivo al ddl, già approvato in prima lettura alla Camera ma in ritardo rispetto alla tabella di marcia fissata dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, che prevede i quattro via libera necessari entro l’estate in modo da tenere il referendum confermativo (necessario in caso di approvazione con una maggioranza inferiore ai due terzi) il prossimo anno. In questo modo, considerato il tempo necessario per emanare le leggi attuative, la riforma entrerebbe in vigore in tempo per la scadenza del Consiglio superiore della magistratura alla fine del 2026. L’organo di autogoverno delle toghe infatti viene rivoluzionato dal testo, che lo sdoppia in due Consigli diversi, uno per i giudici e uno per i pm.
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