Ogni estate il mio futuro appeso a un filo”, la storia di Martina, sette anni di precarietà e cinque concorsi superati: “Se devo firmare con riserva, lascio la scuola
Come abbiamo scritto, il concorso, bandito per le classi AB24 e AB25, è stato segnato da un’anomalia: a molti candidati sono stati attribuiti 12,5 punti extra per aver superato il concorso del 2020, anche se le relative graduatorie non erano ancora ufficiali al momento della domanda. Martina è tra coloro che, senza avere alcuna responsabilità diretta, si è vista assegnare quei punti. Grazie a questo punteggio è passata dal dodicesimo all’ottavo posto nella graduatoria, ottenendo finalmente il ruolo tanto atteso.
Ma la gioia è durata poco. Appena consapevole dell’errore, Martina si è autodenunciata all’Ufficio scolastico regionale, informando tempestivamente l’amministrazione. Nessuna risposta concreta, nessuna chiarezza. Nel frattempo, molti colleghi esclusi dal ruolo contestavano la legittimità di quei punti, mentre la questione finiva al TAR e si profilavano ricorsi a raffica. È intervenuta pure la politica con un’interrogazione parlamentare presentata dalla deputata di Alleanza Verdi-Sinistra, Elisabetta Piccolotti.
L’incubo di Martina non riguarda solo il passato – sette anni da precaria, ogni estate in attesa della chiamata per sapere se e dove avrebbe lavorato a settembre – ma anche il futuro: “Se la graduatoria viene rettificata durante l’anno, rischio di perdere la cattedra quando è troppo tardi per l’assegnazione delle supplenze annuali. Se mi chiedessero di firmare con riserva, non lo farei: lascerei la scuola per sempre“, spiega al Corriere della Sera.
Una scelta difficile per chi l’insegnamento lo vive come una missione: “Amo insegnare, per me è un privilegio. Ma questa precarietà cronica, nonostante i cinque concorsi superati e il parere positivo dei dirigenti, mi ha stancata profondamente. Alla fine chi ci rimette sono sempre gli alunni, che perdono continuità didattica”.
Mentre il caos amministrativo e la giostra delle graduatorie proseguono, decine di insegnanti come Martina restano in attesa: sospesi tra la speranza di una stabilità professionale e la paura di veder sfumare tutto per una burocrazia che, ancora una volta, si mostra incapace di ascoltare chi vive la scuola ogni giorno.
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