Cultura

Oggi “Innerspeaker” dei Tame Impala compie 15 anni

Kevin Parker e il suo jackpot vincente. “Innerspeaker” ha rappresentato una vera e propria manna dal cielo per tutti gli appassionati di psichedelia too classy e di universi sonori talmente ovattati da far impallidire alcuni gruppi dei Sessanta. Tame Impala, il progetto del sunnominato nonché poliedrico musicista australiano, si è palesato nel regno delle sette note in un periodo che potremmo definire quasi di transizione. Nel 2010, infatti, il mainstream era ancora alla ricerca di una stella cometa che indicasse la retta via, mentre l’indie-rock nasceva e moriva nel giro di un minuto – durato, però, un decennio – nel nome dei Drums, dei Vaccines e dei Two Door Cinema Club. Amén. In un contesto del genere, Kevin ci ha messo del suo per citofonare al mondo. E ci è riuscito.

Il disco d’esordio dei Tame Impala, che oggi compie 15 anni, consta di dodici tracce che a definire eteree si corre quasi il rischio di inciampare in una frase fatta. Musicalmente siamo dalle parti dei Cream più nebulosi, con una spruzzatina di Jimi Hendrix Experience e un qualche richiamo agli svedesi Dungen. “Innerspeaker” è un viaggio acido, denso e vorticoso alla ricerca di nuovi tessuti musicali. Condito, però, da sublimi sottigliezze melodiche che lo rendono uno dei lavori più interessanti del secolo in corso. Del resto, stiamo parlando di brani stratificati e complessi, che mettono in risalto – oggi come allora – tutto l’ecclettismo musicale di un artista un po’ sui generis, ma maledettamente originale.

E allora, “Desire Be Desire Go” è un esercizio di stile eseguito come Dio comanda, con tanto di riffone entusiasmante e sfumato. “Alter Ego”, invece, è pure cinematografia immaginata. Già, perché si tratta di un pezzo in cui il Nostro riesce a mixare il proprio sound con quello delle pellicole Sixties, catapultando, chi ascolta, in un immaginario senza tempo. E cosa dire di “Solitude Is Bliss”, se non che ci troviamo al cospetto di un inno rock universale, guidato da riff imponenti e dal contagioso ritornello cantato dal caro vecchio Kevin? E poi, ancora, c’è un jangle alla Byrds sopra i ritmi incalzanti di “Island Walking”, mentre la traccia d’apertura – quel capolavoro di “It Is Not Meant to Be” – è uno dei brani più forti del lotto, un mix di psych-rock e di intermezzi influenzati dal jazz, denso e meraviglioso come una foresta verdeggiante, ma caledioscopicamente brillante. L’autunno fatto musica, in pratica.

Inevitabile, dunque, che un disco di siffatta bellezza non destasse immediato clamore nei giorni (e nei mesi) immediatamente successivi alla propria pubblicazione. “Innerspeaker” è stato il primo, vero assaggio del talento atavico di Mister Kevin Parker. Dopo gli inni rock notturni e (per certi versi, solo per certi versi) spensierati di Michael Hutchence e dei suoi INXS, l’Australia aveva aperto – finalmente – un nuovo capitolo degno di nota. In defintiva, mentre in Italia ci spettinavamo gli animi con gruppi dignitosissimi quali I Cani e Le Strisce, gli oceanici si coloravano di psichedelia glitterata. Buon compleanno “Innerspeaker”.

Pubblicazione: 21 Maggio 2010
Durata: 53:15
Dischi: 1
Tracce: 12
Genere: psych-rock, indie-pop
Etichetta: Modular
Produttore: Kevin Parker

Tracklist:

  1. It Is Not Meant To Be
  2. Desire Be Desire Go
  3. Alter Ego
  4. Lucidity
  5. Why Won’t You Make Up Your Mind?
  6. Solitude Is Bliss
  7. Island Walking
  8. Jeremy’s Storm
  9. Expectation
  10. The Bold Arrow Of Time
  11. Runway, Houses, City, Clouds
  12. I Don’t Really Mind


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