Oggi è la festa delle Catherinettes, la più celebrata dalle maison del lusso, nata quando al posto delle dating app c’erano i cappelli
Subito i modelli si arricchiscono di dettagli elaborati, al pari di spettacolari opere ingegneristiche. Simboli di un proprio talento personale, oggetti che rappresentano una passione, design che indicano l’appartenenza a una certa maison. Ad esempio, negli anni ’40 le Catherinettes di Schiaparelli indossavano enormi riproduzioni dei flaconi del profumo Shocking, ricalcando il celebre packaging concepito da Leonor Fini. Oppure, i copricapi prendevano la forma di forbici, aghi e fili e altri strumenti del mestiere, piuttosto che di aerei, monumenti, torte, macchine da scrivere o qualsiasi cosa che potesse raccontare un carattere, un’inclinazione.
Da tradizione religiosa e folkloristica, quella di Santa Caterina è diventata oggi una festa ad esclusiva della moda. Infatti, non esistono più i cortei e le Catherinettes contemporanee non sono più alla ricerca disperata di un marito, ça va sans dire. Né ora né forse mai. Ciò però non ha impedito ai grandi marchi della Fédération de la Haute Couture et de la Mode di convertire questa usanza in una sfilata privata all’Hôtel de Ville di Pargi.
In prima linea troviamo Chanel, Lanvin, Balenciaga, Hermes, Dior, che addirittura accompagna la ricorrenza con un ballo sontuoso. A partecipare non sono solo le donne, single e sarte di professione. Ma anche la controparte maschile, i cosiddetti Nicholases (in riferimento a San Nicola, protettore dei fanciulli), e chiunque, nel suo venticinquesimo anno di vita, lavori per una maison della Federazione. Al di là del settore – design, retail, amministrazione, che sia.
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