Oggi “Canzoni” di Lucio Dalla compie 25 anni

In tutti i campi dell’arte, ma è un concetto che si potrebbe estendere anche altrove, chi riesce a travalicare epoche, raggiungendo più generazioni e mantenendo al contempo il proprio status, è colui che sa rinnovarsi nella continuità di uno stile diventato nel tempo peculiare.
Limitandosi alla musica, gente come Fabrizio De Andrè, Lucio Battisti e Franco Battiato, fino all’ultimo non hanno smesso di ricercare, di osare pure, contaminando la propria proposta con curiosità e grande maestria.
Mescolando anche la carte, al bisogno, non compiacendo l’ascoltatore ma inseguendo in primis degli obiettivi, nuove strade, nonostante forse sarebbe stato più semplice continuare a fare ciò che piace alla gente.
In fondo è una prerogativa, questa, dei più grandi: Lucio Dalla appartiene di diritto a tale categoria e risponde appieno all’identikit appena descritto.
Dagli esordi come musicista prodigio alle prime esperienze sanremesi, fino all’incontro con il poeta Roberto Roversi che ne indirizzò, creando un binomio di assoluta qualità, la carriera con i primi meritati consensi di critica, grazie a un trittico di album ricercati sia musicalmente che sul piano letterario.
Da lì ci fu poi il passo verso il cantautorato puro, con dischi che rivelarono al mondo anche tutta la poetica originale di Dalla, capolavori passati alla storia come “Com’è profondo il mare”, “Lucio Dalla” e “Dalla”, che misero d’accordo veramente tutti sul valore straordinario di un artista che come pochi altri sapeva mischiare sacro e profano, toccando vette altissime e sporcandosi le mani nelle cose più terrene, col risultato che le fonti di ispirazioni per le sue canzoni e le sue storie non mancavano proprio mai.
Sono state importanti anche collaborazioni che hanno portato a esperienze di grande successo: alludo al tour di “Banana Republic” con Francesco De Gregori (i due non potevano essere più diversi, eppure come si dice in questi casi, si compensavano perfettamente) e il disco a quattro mani con l’amico di sempre Gianni Morandi.
Nel mezzo ci fu l’expoit di “Caruso”, uno dei brani italiani più noti al mondo.
Gli anni novanta furono inaugurati da “Attenti al lupo”, scritta dal pupillo Ron, che Dalla seppe trasformare a sua immagine e somiglianza, ricavandone un successo commerciale clamoroso, che un po’ (come spesso accade in questi casi) ha finito per snaturarne in parte il significato originale.
Poco male, l’album che lo conteneva mostrava un Dalla ancora molto ispirato, anche se forse più allineato verso una formula pop d’autore, magari meno avventurosa ma sempre elegante e ben fatta.
La sua traiettoria nel decennio dei novanta pareva a quel punto, non dico essersi arrestata, ma piuttosto adagiata quello sì, essendo lui tra l’altro molto attivo in altre vesti.
Con la sua etichetta Pressing ad esempio si era ripromesso di allevare, affiancare e lanciare artisti emergenti (un nome su tutti, che ritornerà in modo prepotente qualche riga più giù: Samuele Bersani) ma in fondo non smise mai di pubblicare album di inediti in prima persona.
Si arriva così all’anno 1996, quando esattamente trent’anni fa veniva pubblicato “Canzoni”, che sin dal titolo tanto basico quanto paradigmatico, lasciava intendere che quest’ultimo fosse “soltanto” una raccolta di canzoni, senza che vi fosse un concept dietro o un progetto più ad ampio respiro.
Ormai, come detto, Lucio Dalla il suo apice commerciale sembrava averlo già raggiunto, e in second’ordine in quella prima parte degli anni ’90 erano usciti artisti che stavano dando nuova linfa alla cosiddetta musica leggera italiana (dai riconosciuti big Eros Ramazzotti, Enrico Ruggeri e Raf, ben attivi e altissimi nelle classifiche già dal decennio precedente, ai più “nuovi” Biagio Antonacci, Laura Pausini, Giorgia, Gianluca Grignani, 883) e che, a ragione, potevano soppiantare l’artista bolognese almeno nei gusti dei più giovani.
Invece bastò veramente pochissimo per capire che con “Canzoni” il Nostro sarebbe andato incontro a un altro, ennesimo, copioso successo di pubblico.
Quando uscì nei negozi ricordo che avevo appena iniziato da matricola l’università a Verona, un periodo della mia vita indimenticabile e che avrebbe orientato (anche se all’epoca non lo potevo certo immaginare) esperienze lavorative, passioni, amicizie e amori; quindi, essendo stato per me un momento peculiare davvero associo molte immagini e molto tempo vissuto ai dischi usciti in quel periodo: così tra due titoli divenuti per me epocali, oltre che tra i più significativi (“New Adventures in Hi-Fi” dei R.E.M. e “Recovering the Satellites” dei Counting Crows), in quei frenetici giorni nel mio stereo andava tanto anche il disco di Lucio Dalla!
C’è anche la firma di Samuele Bersani in questo rinnovato exploit di Lucio: suo infatti è il testo del primo singolo estratto del disco, il quasi eponimo “Canzone” che, trainato anche da una musica ballabile dai sapori vagamente etnici, ottenne riscontri clamorosi, spingendo subito “Canzoni” al primo posto degli album più venduti.
Si tratta in effetti di un brano irresistibile, una canzone d’amore non convenzionale ma molto orecchiabile, in grado di trasportare l’ascoltatore, il quale facilmente poteva immedesimarsi in quelle riuscite ed evocative liriche.
Lucio, al di là di avvalersi come sempre di ottimi musicisti in studio di registrazione, era inoltre solito, in tutte le apparizioni Tv di quell’autunno/inverno ’96, farsi accompagnare da una giovane band con apposita coreografia, quasi a rinverdire i fasti di “Attenti al lupo”.
Non ricordo i nomi di quei musicisti (fra cui spiccavano un virtuoso violinista con i capelli lunghi e un’affascinante corista/tamburellista), ma erano perfetti accanto a lui e anche visivamente il tutto sul palco funzionava benissimo.
È indubbio insomma che il successo, forse inatteso nelle sue dimensioni, di “Canzone”, abbia spinto molti ad acquistare il disco, al punto che saranno più di un milione e duecentomila le copie vendute solo in Italia, cui devono aggiungersene altri tre milioni in Europa; tuttavia, nel fare una retrospettiva dell’opera sarebbe riduttivo limitarsi a questo singolo episodio.
Per quanto a posteriori la critica sia poco generosa nei confronti di questo album, scorrendo la tracklist – in particolare nella sua prima parte, quasi impeccabile – si deduce che ci fosse molto di più.
È un lavoro oltretutto in cui Dalla dà molto spazio ad altri autori (tra i quali alcuni della propria scuderia), segno anche di una sua grande apertura verso i talenti della nostra canzone.
Così altri due pezzi assolutamente memorabili di questo disco vedono la firma di autori diversi: mi riferisco alla commovente “Ayrton”, ad opera di Paolo Montevecchi, nome ai più sconosciuto ma che colpì così tanto Lucio da realizzare il brano tenendo fede all’arrangiamento originale, e alla splendida ballata “Tu non mi basti mai”, le cui parole furono scritte da Tullio Ferro, artista invece già ben noto per aver firmato ad esempio alcuni capolavori di Vasco Rossi e non solo.
Queste due canzoni, intervallate in scaletta dalla già più volte citata “Canzone”, elevano di molto la qualità dell’intero album che per il resto si mantiene su livelli buoni, senza più raggiungere però queste vette emozionali.
Sono brani magari minori nel repertorio del grande artista bolognese ma che per altri colleghi sarebbero stati assolutamente degni di nota. E allora vale la pena di citare almeno “Domani”, per cui vale il concetto di cui sopra: a un primo ascolto pare una copia sbiadita di alcune sue ballate storiche, ma presa a sé stante non si può certo definire una brutta canzone.
Stessa cosa dicasi di “Prendimi così”, scritta assieme a Gabriel Zagni, altro autore finito nel roster della Pressing; “Nun parlà” invece, è composta interamente da Dalla e ribadisce il suo amore sconfinato per Napoli, con toni intimi e delicati.
Ci sono alcuni episodi che esulano un po’ dallo stile piuttosto omogeneo del disco: “Sul mondo” eseguita dai Clessidra, forse sin troppo leggera a discapito delle nobili intenzioni, e soprattutto la vivace “Ballando ballando” che certifica la curiosità e l’attrazione di Lucio nei confronti della musica dance (a tal proposito certe incursioni erano state fatte già in precedenza, penso a Liberi” inserito nel raffinato album “Henna” del 1993).
Il brano “Amici” di contro va a ripescare un suo vecchio episodio degli anni ’60, scritto con i sodali Gianfranco Reverberi e Sergio Bardotti, in origine intitolato “Tutto il male del mondo”.
L’album si chiudeva ufficialmente senza particolari guizzi, con una “Goodbye” un po’ didascalica, ma in realtà non era raro all’epoca che al termine dell’ultima traccia vi fossero inserite le cosiddette ghost-track.
Nella fattispecie Lucio Dalla stupì ancora una volta, inserendo una nuova versione del suo classico “Disperato Erotico Stomp”, pubblicato una prima volta nel 1977, e il canto liturgico “Vieni, Spirito di Cristo” interpretato da un giovane frate, Alessandro Fanti, accompagnato dal pianista Stefano Greco.
Dalla sentì per caso la versione del frate domenicano nella basilica di San Domenico a Bologna e volle a tutti i costi registrarla per il suo imminente nuovo album.
Fu un modo davvero sorprendente per mettere il punto a un lavoro che, a 25 anni di distanza, ci sembrava doveroso omaggiare, cercando al contempo di riabilitarlo un po’ dal punto di vista critico, laddove all’epoca ci fu chi sbolognò il tutto come esempio di una deriva commerciale da cui il cantautore bolognese non sarebbe più potuto tornare indietro.
Invece il tempo dimostrò come avesse in serbo ancora tante magie da mostrare al proprio pubblico, tra nuove collaborazioni, progetti ibridi nonché di grande spessore come l’opera “Tosca Amore disperato”, programmi Tv e, seppur sporadicamente, ancora altre nuove bellissime canzoni.
Le opere degli artisti per fortuna rimarranno in eterno, ma oggi un talento del calibro di Lucio Dalla manca terribilmente nel panorama musicale nostrano!
Data di pubblicazione: 5 settembre 1996
Registrato: presso lo studio “Fonoprint” di Bologna
Tracce: 11 (+ 2 ghost-tracks)
Lunghezza: 56:15
Etichetta: Pressing/BMG Ricordi
Produttore: Mauro Malavasi
Tracklist:
1. Ayrton
2. Canzone
3. Tu non mi basti mai
4. Domani
5. Ballando ballando
6. Sul mondo
7. Amici
8. Prendimi così
9. Nun parlà
10. Cosa vuol dire una lacrima
11. Goodbye
12. Disperato Erotico Stomp (ghost track)
13. Vieni, Spirito di Cristo (ghost track)
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