Officine Gruppo Fs, prodigio sui binari: Manutenzione treni e sviluppo del Sud
Le officine del Gruppo Fs al Sud, esempio positivo: in queste strutture del Meridione si applicano tecniche della migliore ingegneria industriale
Nel 2024 oltre 6 milioni di passeggeri hanno viaggiato da Napoli per Salerno e viceversa grazie a più di 50mila posti offerti ogni giorno. Il piano strategico 2025-2029 del Gruppo FS prevede adesso il rinnovo della flotta dei treni. A questo scopo Trenitalia ha stanziato 1,3 miliardi di euro per l’acquisto di 46 nuovi Frecciarossa 1000 prodotti negli stabilimenti italiani, dotati delle più avanzate tecnologie per garantire sicurezza e comfort e con la possibilità di viaggiare fino a 360 km/h.
In pochi sanno però che questi servizi sarebbero impossibili senza il fondamentale supporto delle officine delle Ferrovie dello Stato.
In queste strutture si applicano le più innovative tecniche di ingegneria industriale rivolte alla manutenzione ciclica e corrente dei treni. È il caso dell’impianto di Napoli Gianturco, dove Trenitalia realizza importanti interventi riservati proprio ai Frecciarossa. Nato nel 1867 come deposito di locomotive adiacente la stazione di Napoli, nel 2002 l’impianto ha assorbito tutte le attività di manutenzione correttiva e di pulizia dei rotabili. L’officina nel 2005 si è trasformata definitivamente nell’attuale configurazione di Impianto di Manutenzione Corrente (IMC) dei treni Alta Velocità della flotta di Trenitalia. In questo modo questa periferia a est di Napoli è fortemente rivitalizzata.
OFFICINE FS AL SUD, REALTÀ CHE IMPEGNANO ANCHE CENTINAIA DI LAVORATORI E FORNITORI ESTERNI
Ai ferrovieri impiegati stabilmente si aggiungono centinaia di fornitori e lavoratori esterni: una opportunità di sviluppo economico ed occupazionale per tutto il territorio. Considerato un’eccellenza del Sud Italia, il complesso industriale è oggetto di un massiccio programma di potenziamento. Come ricorda il Gruppo FS, l’IMC di Napoli Gianturco è «un complesso industriale da 440mila metri quadrati (76mila coperti), uno spazio che equivale a oltre 10 campi di calcio. Qui la grande tradizione ingegneristica e manutentiva coesiste con l’innovazione tecnologica, dallo studio dei vari componenti del treno grazie alla diagnostica avanzata, alla sensoristica e alla manutenzione predittiva». Inoltre, sui due capannoni dell’officina sono presenti ben 1.870 pannelli fotovoltaici che garantiscono il 90% del fabbisogno di energia elettrica giornaliero.
«L’intero impianto è attivo 24 ore su 24 per 365 giorni l’anno – assicura l’azienda – e impiega un indotto complessivo di circa 3mila persone che permettono la manutenzione di circa 35 treni al giorno».
NON SOLO NAPOLI: LE REALTÀ DI BARI E CATANZARO
Ma l’impianto di Napoli non è l’unico al sud. A Bari, per esempio, c’è un’officina che, nata nel 1961 con il nome di Breda Fucine Meridionali – BFM, è entrata a far parte delle Officine Nazionali Infrastruttura di RFI a gennaio 2016, divenendo una realtà industriale capace di garantire la produzione internalizzata di cuori in acciaio fuso al manganese. Oggi l’officina è in grado di produrre 3 mila tonnellate di acciaio e più di 2 mila cuori l’anno di varie tipologie, incluse varianti sulla base della richiesta del cliente. I cuori in acciaio prodotti dall’ONAF di Bari possono misurare dai 5 ai 9 metri e una volta assemblati con le espansioni di rotaia, raggiungere i 20 metri di lunghezza. In più, tutto il rottame ferroso impiegato nel processo di fusione viene completamente riciclato, ottimizzando l’utilizzo delle risorse.
A Catanzaro c’è l’ONMO, l’Officina nazionale mezzi d’opera specializzata nella riparazione dei rotabili di RFI. Nell’impianto vengono poi montati i sistemi di segnalamento di bordo, apparati tecnologici capaci di far dialogare il mezzo con le informazioni che provengono dalla rete, il cosiddetto Sistema tecnologico di bordo (STB). «Fin dal 1991 l’officina raduna operai specializzati e tecnici che, dalla Calabria, si erano spostati in altre officine delle Ferrovie dello Stato in giro per l’Italia, inseguendo il lavoro: rientrati da Verona, da Melfi, da Torino, da Milano, ma anche dalla vicina Saline Ioniche, e in circa 10 unità costituirono il primo nucleo che ha dato vita all’officina così com’è», spiegano i responsabili dell’azienda. Negli anni si sono aggiunte nuove professionalità in una tendenza di crescita costante in termini di occupazione e di competenze rilanciata nel 2015: un contributo importante per la crescita del tessuto sociale ed economico locale.
OFFICINE FS AL SUD: L’OFFICINA NAZIONALE ATTIVITÀ INDUSTRIALI DI CARINI
Una menzione merita anche L’Officina Nazionale Attività Industriali (ONAI) di RFI, una grande realtà con sede a Carini, nella provincia di Palermo. Estesa su una superficie di circa 94 mila metri quadri, è dotata di fascio binari utile a prove dinamiche e ricovero mezzi. L’impianto, operativo dal 1964, inizialmente era adibito alla realizzazione di veicoli ferroviari merci e passeggeri. Nel 2016 RFI acquisisce la struttura dal gruppo AnsaldoBreda con il duplice scopo di garantire l’efficienza dei propri mezzi d’opera e di mantenere all’interno dell’azienda il know-how tecnico relativo al settore rotabili.
L’organico dell’officina dal 2016 è stato progressivamente arricchito con l’inserimento di maestranze ex AnsaldoBreda ed ex Keller. Come spiega il Gruppo FS, «questo sviluppo ha assunto una doppia valenza: da un lato, ha permesso il definitivo consolidamento dello stabilimento sotto la nuova gestione di RFI; dall’altro può essere considerato un vero e proprio esempio di “reinserimento” nonché di “riqualificazione” nel mondo del lavoro di personale che ha vissuto la difficoltà della crisi produttiva».
Da queste officine, insomma, passa ogni giorno la storia delle trasformazioni che hanno fatto dell’Italia uno dei paesi più industrializzati al mondo, dalla civiltà della terra a quella delle macchine. Come le stazioni, le officine sono luoghi di transito, di sosta, di ripartenza. Non soltanto dei treni, ma anche del lavoro e dell’economia.
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