Trentino Alto Adige/Suedtirol

Oda Bistro: “Porto il gusto dell’Albania a Bolzano”

Abbiamo incontrato Islami Marlingen che in via Roma a Bolzano ha aperto una trattoria di cucina tipica albanese. Il ristorante è un viaggio nel gusto ma anche nella storia e nella cultura del Paese illirico. Ce lo racconta. 

Diciamoci la verità. Di primo acchito non ti aspetti che nel cuore di via Roma a Bolzano sia possibile entrare nel profondo della cultura albanese. Al civico 74, invece, all’Oda Bar Bistro si può varcare la soglia di questo meraviglioso Paese immergendosi nella sua storia, nei suoi costumi e, soprattutto, nei suoi sapori. A curare tutto questo è Islami Marlingen, 39 anni della cittadina Bulqizë a nord est del Paese illirico, assieme al talento ai fornelli della suocera Vera Loka. Da febbraio hanno preso in mano un bar sul viale del tramonto per farne un progetto affascinante: una trattoria di cucina casalinga albanese. Per portare ai connazionali i sapori di casa, certo, ma soprattutto per prendere per mano gli altoatesini e condurli in un viaggio di scoperta. E, per quanto prosaico, a prezzi decisamente abbordabili. Non tutti, però, ancora lo sanno e per scoprirlo un po’ di più abbiamo incontrato direttamente Islami con le sue passioni per la cucina, per la storia e per la cultura. 

“Siamo aperti dal 26 febbraio e i feedback di questi primi mesi sono estremamente positivi. Sta funzionando anche il passaparola ma siamo consci che la sfida è difficile e a lungo termine. Io, però, ho davvero nel cuore il desiderio di diffondere quanto più le bellezze della nostra cultura in una città e in un Paese che mi hanno accolto splendidamente. È bello sentirsi un anello di congiunzione”

Come è nata l’idea di aprire questo locale? 

“Io ho studiato tutt’altro avendo seguito un percorso formativo, anche di alto livello, legato all’economia e alla finanza. Ho sempre avuto, però, la passione per la ristorazione. Quando un mio connazionale ha acquistato i muri di questo locale mi ha proposto di riqualificarlo insieme e di farci un progetto importante. Ho accettato”

Quanto è stata lunga la preparazione? 

“Un anno pieno di lavori. Un po’ perché ho voluto rimboccarmi le maniche in prima persona e un po’ perché volevo fosse anche un luogo dove fisicamente si può scoprire molto dell’Albania. I tavoli in rovere, per esempio, li ho realizzati con le mie mani mentre i lampadari ed altri elementi di arredo sono stati affidati a un artista albanese, Gerard Plaku, che ammiro tantissimo. Sono personali e pezzi unici riprendendo la mia passione per la storia e l’archeologia”

Ci arriveremo. Torniamo, però, al ristorante. 

“Certo. Gli imprenditori albanesi in Alto Adige, anche di grande successo, sono tanti ma ancora nessuno aveva deciso di dedicare totalmente un luogo ai piatti tipici albanesi. Poi, attenzione, anche qui va fatto un distinguo perché l’Albania è piccola ma piena di pietanze distintive molto locali. C’è molta varietà. Ecco, noi abbiamo voluto riempire questo vuoto imprenditoriale declinandolo nella versione della cucina casalinga. Piatti popolari, da scoprire, ricchi di materie prime tradizionali come il pomodoro o la carne d’agnello”

Sua moglie Albana Loka ha definito questo ristorante “un patto d’amore con le sue passioni”. 

“Ha ragione – sorride – perché è il mio amore per la storia e la cultura del mio Paese ad avermi spinto verso questa strada. Oltre alla cucina che, di per sè, mi ha sempre affascinato. Non lo faccio solo per i soldi o per il business ma anche come spirito di servizio. A volte pago un chilo di pomodori cinque euro oppure vado di persona a prenderli al mercato dove i prezzi non sono quelli dell’ingrosso. Non importa, chi viene a scoprire i nostri piatti deve scoprirli come se mangiasse a casa di uno di noi. E la mia cuoca Vera in questo è fantastica”

Dove nasce questa passione per la cucina? 

“Dalla mia famiglia d’origine, a tutti noi piace cucinare. L’attenzione per la scelta della materia prima, invece, è radicata nei ricordi delle mie nonne. I colori, i profumi e i sapori che vivevo con loro. Se oggi ho questa possibilità devo ringraziare i miei genitori, mia sorella e la sua famiglia, quelle poche persone che hanno creduto in me aiutandomi e soprattutto mia moglie Albana che mi è sempre vicina con la mia famiglia. È bello tutto questo amore”

Una motivazione psicologica fortissima.

“Guardi, durante la pandemia mi sono ritrovato a lavorare chiuso in casa davanti a un computer. Io che prima giravo ovunque come rappresentante. Ero sfiorito e ho deciso di lasciare perché non potevo vivere così alienato dal mondo. Un ristorante è l’esatto opposto perché il confronto con il pubblico è sempre vivo, quotidiano e intenso”

Torniamo alla cucina albanese? 

“Certo, volentieri” 

Descriviamola più nel dettaglio….

“Possiamo dire che assomiglia a quella greca e, infatti, nel mondo ci sono tantissimi ristoranti greci gestiti, in realtà, da albanesi. D’altronde quella ellenica è una cultura più famosa nel mondo per molte ragioni socio-culturali. Detto questo l’Albania ha la stessa profondità storica della Grecia. Anzi, forse di più”

Lei ha deciso di scommettere su questi gusti…

“E sulla loro applicazione semplice. L’unico alimento surgelato che trovate qui sono le patatine fritte. Il resto viene fatto tutto da noi. Anche lo yogurt o la ricotta sono realizzati in cucina partendo dal latte”

Dai, scopriamo qualche piatto. 

“Per esempio l’Harapash con l’agnello che ha una storia importante da nord a sud dell’Albania. O ancora i Byrek realizzati con pasta filo fatta in casa e ripieni di spinaci, carne o cipolla. Sono un piatto semplice, molto gustoso e nutriente. Ora arriveranno anche i piatti con i prodotti di stagione come i porri e le zucche. Vede, l’Albania è come una grande metropoli italiana ma ogni luogo ha il suo prodotto tipico. Un po’ come se ogni quartiere avesse la sua specialità”

Anche l’arredo racconta l’Albania più intima.

“Sì, molte opere come i lampadari e i murales sono, come dicevo, di un artista albanese che si chiama Gerard Plaku. Ogni dettaglio qui dentro ha una storia. Dalla statua di Butrinit (una delle poche che si è salvata dallo sfregio al naso dei barbari) scoperta dall’archeologo italiano Luigi Maria Ugolini nel 1928 al mosaico della Bella di Durazzo portato alla luce nel 1916 in Albania da Camillo Praschniker. Al muro ho anche appeso una Tabula Tigeriana, uno stradario del VI secolo, una mappa nautica del XV secolo del cartografo Pareto, antiche radio, uno strumento tradizionale del IV secolo, banconote, monete e diversi costumi tipici. Ci piace, inoltre, organizzare degli eventi di promozione della cultura albanese sfruttando la stanza che abbiamo al piano di sotto”

Ci sveli il prossimo appuntamento…

“Il 26 novembre alle ore 20.30 ospitiamo la poetessa albanese che vive a Firenze e si chiama Denata Ndreca. Scrive in italiano e rappresenta un meraviglioso anello di congiunzione”

Ci permette un’ultima domanda?

“Certo, prego”

Perché Oda? 

“Oda è il nome ad un’antica seduta a terra attorno al focolaio dove le famiglie albanesi con gli amici si dedicavano al convivio. Sì, nel ristorante abbiamo ricreato anche quella. Per viver proprio tutto”.

Alan Conti 







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