Economia

Ocse: cresce il debito mondiale, più costoso il rifinanziamento

Aumentano le emissioni dei titoli di debito pubblico all’interno dei 38 paesi dell’area OCSE, salgono i costi di finanziamento che influenzano negativamente i bilanci statali, in un contesto di riduzione delle partecipazioni delle banche centrali che spingono ad un cambiamento nella composizione del debito e nella base degli investitori, con il rischio di scatenare la volatilità di mercato.

Nuove emissioni pubbliche a livelli record nel 2024

Mentre si parla di aumentare la spesa pubblica per finanziare il piano della difesa europea anche facendo ricorso al mercato obbligazionario, l’Ocse ricorda che restano da finanziare i debiti contratti durante la pandemia oltre al fatto che nel 2027 scadrà il 40% del debito sovrano (e il 33% di quello corporate) il quale presumibilmente dovrà essere rifinanziato a costi più alti. Già nel 2024, le nuove emissioni sul mercato primario hanno toccato la cifra record di 16 mila miliardi di dollari contro i 14 mila miliardi di dollari nel 2023 e si prevede che nell’anno in corso saliranno a 17 mila miliardi, senza contare eventuali nuovi finanziamenti per il piano di difesa Rearm Europe. Tutto questo per la parte pubblica perché quando si considerano anche le emissioni di corporate bond e quelle dei paesi emergenti i nuovi collocamenti si sono attestati a 24 mila miliardi nel 2024, il triplo del 2007 prima della crisi finanziaria. Se confrontato al PIL mondiale, il debito negli ultimi anni si è attestato tra l’82% e l’85%, un rapporto cresciuto del 10% rispetto al 2019 e il doppio rispetto al 2007.

E’ la fotografia fatta dall’OCSE sul debito mondiale che anche nel 2024 ha confermato la cifra di record di 100 mila miliardi di dollari come riporta il secondo report «Financing growth in a challenging debt market environment» presentato a Parigi. La cifra tiene conto del debito sovrano salito a 55 mila miliardi di euro nel 2024 da 54 mila miliardi nel 2023 con una proiezione di 59 mila miliardi nel 2025, oltre il debito corporate che ha accumulato uno stock di 35 mila miliardi di debiti, in costate crescita con l’eccezione del periodo della pandemia.

Nonostante il forte ricorso al mercato del debito anche da parte dei corporate, i tassi di insolvenza delle aziende sono rimasti relativamente bassi e nessuna grande economia è andata in default o ha subito una significativa ristrutturazione del debito. Tuttavia, l’OCSE osserva che le imprese hanno utilizzato l’era dei bassi tassi di interesse dando priorità a operazione finanziarie, meno agli investimenti. In futuro, scrive l’OCSE , «le aziende dovranno concentrarsi sui prestiti per la spesa che migliori la capacità produttiva per garantire meglio la sostenibilità a lungo termine».

Meno banche centrali più investitori esteri e domestici

Con la fine del Quantitative Easing, le banche centrali hanno ridotto le loro partecipazioni nelle obbligazioni sovrane, passando da un picco di 15 mila miliardi di dollari nel 2021 a 12 mila miliardi nel 2024. Questa circostanza ha aumentato l’ammontare di obbligazioni che deve essere assorbita dal mercato, un cambiamento che ha reso i mercati del debito più sensibili agli shock economici e finanziari e più soggetti alla volatilità.


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