Emilia Romagna

Occorre costruire la pace partendo dal basso


“Non basta invocare la pace, occorre costruirla. E non lo si fa con le dichiarazioni diplomatiche, ma mettendo in crisi dall’interno tutti quei meccanismi che generano ingiustizia, guerre e distruzione. Serve una rivoluzione silenziosa, operosa e quotidiana che parta dal basso”. È questo il cuore dell’intervento con cui Matteo Fadda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, ha chiuso la conferenza ‘Come se tu fossi qui’ al Teatro Galli di Rimini, nell’ambito delle ‘Giornate di don Oreste’ che celebrano il centenario della nascita di don Benzi.

Nel pieno di un contesto globale segnato da oltre cento conflitti armati, Fadda ha rilanciato con forza la proposta di una nuova società fondata sulla gratuità come risposta strutturale alla violenza. Non un’utopia astratta, ma un piano politico e culturale che coinvolga sanità, scuola, comunicazione, welfare, e che li trasformi in spazi orientati non al profitto ma al bene comune. “Dobbiamo passare dalla gestione dell’ordinario alla trasformazione radicale delle cause profonde che generano guerra e disuguaglianze. Così come Michelangelo liberava l’opera d’arte dal blocco di marmo, anche noi siamo chiamati a far emergere dal cuore di questa società bloccata una nuova umanità. Quell’opera d’arte è già presente: è il Corpo di Cristo nella storia. E tocca a noi renderla visibile”.

Il presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII ha parlato anche della necessità di una corresponsabilità diffusa, in cui ogni persona offra il proprio contributo. “Ciascuno è chiamato a mettere a frutto il compito che gli è stato affidato nella storia concreta in cui vive. Ma il cambiamento si realizza solo se è condiviso”. La pace, ha spiegato poi, “nasce dal basso, da gesti concreti, da esperienze quotidiane di giustizia e di fraternità. Ed è più facile che le istituzioni riconoscano qualcosa che esiste già piuttosto che un’idea astratta. Per questo la società del gratuito va costruita mattone dopo mattone, vissuta in condivisione e resa reale”.

In chiusura Fadda ha segnato l’orizzonte di una visione che intreccia fede, politica e responsabilità: “Non possiamo più limitarci a sperare: è necessario agire con la consapevolezza che la pace non è solo assenza di guerra, ma che sia giustizia sociale, libertà reale, uguaglianza. Solo così possiamo costruire un’alternativa credibile e duratura, capace di frantumare quel blocco di marmo rappresentato dalle cause che generano le guerre e la distruzione”.


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