Occhiuto interrogato in Procura: ha consegnato alcune chat
Il governatore calabrese Roberto Occhiuto, interrogato in Procura per corruzione, ha prodotto chat e consulenze per provare l’estraneità ai fatti contestati.
CATANZARO – Più di 4 ore d’interrogatorio in procura, per il governatore che ha risposto alle domande sull’ipotesi di corruzione che viene contesta anche ai due manager Paolo Posteraro ed Ernesto Ferraro. Ha prodotto agli inquirenti una consulenza per dimostrare l’effettivo valore di alcune quote societarie, che erano state attenzionate dalla Finanza e che erano state menzionate nel capo d’imputazione. Ma soprattutto avrebbe prodotto chat – anche antecedenti al giorno dell’arrivo dell’avviso di garanzia, vale a dire il 6 giungo scorso – tra lui ed e gli altri protagonisti della vicenda, che attesterebbero la sua condotta lineare su alcune circostanze oggetto dell’inchiesta. Certe chat, di cui il Quotidiano è venuto a conoscenza (una in particolare, con una stretta congiunta), tenderebbero ad avvalorare la tesi, secondo cui il governatore fosse all’oscuro di alcuni incarichi conferiti da Ferraro, nella sua veste di amministratore di Ferrovie della Calabria, a Posteraro amico ed ex socio del presidente della Regione, in aziende private.
Le domande dei magistrati sono state tante e minuziose e Occhiuto avrebbe risposto a tutte, ritenendo di “aver chiarito tutto”, come ha affermato al termine dell’interrogatorio, rivolgendosi ai giornalisti. I pm, invece, continuano a mantenere la bocca cucita. Vedremo se sposeranno o meno, la richiesta degli avvocati difensori del governatore che prima di lasciare la procura di Catanzaro, per il loro assistito, hanno chiesto l’immediata archiviazione del reato inizialmente ipotizzato. “Sono soddisfatto e anche molto sollevato perché penso di aver chiarito tutto” ha affermato Occhiuto all’uscita.
OCCHIUTO INTERROGATO IN PROCURA HA CONSEGNATO DELLE CHAT: “HO CHIARITO OGNI ADDEBITO”
“Ringrazio l’ufficio di Procura – ha aggiunto Occhiuto – perché ero stato io a chiedere di essere interrogato. Era un mio diritto chiederlo ai magistrati, ma non era un loro dovere concedermi questa possibilità. Abbiamo rinunciato ai termini per le contestazioni. Credo di aver chiarito ogni addebito e confido in una velocissima archiviazione, non solo nel mio interesse ma anche nell’interesse della Regione, che deve essere amministrata con serenità”.
Al presidente non sarebbero state rivolte domande su altri filoni dell’ampia inchiesta che riguarda la Regione Calabria. Per intenderci su quei filoni inerenti la più recente attività investigativa e relative perquisizioni svolte nella Cittadella reginale, i primi di luglio, in cui è coinvolta pure la segretaria particolare del governatore, Veronica Rigoni.
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