Emilia Romagna

nuove sfide per le relazioni di cura


L’introduzione dell’intelligenza artificiale e dei sistemi di decisione automatizzata (Adm) in ambito sanitario sta rivoluzionando le pratiche cliniche, ma solleva interrogativi profondi per la sociologia della salute.

A indagare questi temi è il paper  “L’impatto dell’IA e dell’Automated Decision-Making sulle relazioni di cura” pubblicato sulla rivista Studi di Sociologia da Riccardo Pronzato, ricercatore del team Alma-Aging, e Marta Gibin, ricercatrice del Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’Economia dell’Università di Bologna.

Lo studio esplora come l’uso crescente di tecnologie algoritmiche prometta efficienza e supporto clinico, ma allo stesso tempo ridefinisca ruoli, relazioni e responsabilità all’interno dei percorsi di cura.

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AI e cura: non solo tecnologia, ma contesto sociale

Pronzato e Gibin propongono un approccio teorico che collega la sociologia della salute agli studi critici sugli algoritmi, sottolineando come i sistemi AI non siano strumenti neutrali, bensì prodotti di specifici contesti sociali, culturali e organizzativi.

“È necessario interrogarsi su come queste tecnologie vengano costruite, implementate e interpretate – spiegano – perché influenzano aspettative, ruoli professionali e qualità relazionale”.  In sanità, infatti, le asimmetrie di potere e le disuguaglianze preesistenti possono essere amplificate dagli algoritmi, soprattutto se non sono trasparenti nei criteri decisionali.

Bias e disuguaglianze: i rischi della cura algoritmica

Il paper analizza numerosi casi riportati in letteratura, evidenziando rischi concreti di discriminazione nei processi decisionali automatizzati: dall’accesso a trapianti e diagnosi fino alla distribuzione di risorse cliniche. Gli autori avvertono che l’automatizzazione può disintermediare le relazioni tra operatori sanitari e pazienti, riducendo la qualità dell’interazione e indebolendo il rapporto fiduciario su cui si fonda ogni percorso di cura efficace.

Alla luce delle trasformazioni in corso, lo studio invita a una riflessione articolata che includa l’analisi delle rappresentazioni sociali delle tecnologie, la formazione critica degli operatori sanitari coinvolti, e la definizione di norme chiare sulla responsabilità giuridica e sulla trasparenza nell’uso dei sistemi Adm.

“Non basta valutare l’efficienza tecnica – spiegano i ricercatori –. Quando la cura è mediata da apparati algoritmici, cambiano tempi, ruoli, fiducia e aspettative. Per questo serve una riflessione critica e interdisciplinare”.

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