Piemonte

Nuove rivolte al Cpr, reclusi sul tetto e materassi in fiamme

Nuova rivolta nella notte al Cpr, il centro per i rimpatri di Torino. L’area bianca è andata a fuoco, sono intervenute due ambulanze. È la seconda in sedici giorni nella struttura riaperta a fine marzo. Alcuni reclusi hanno dato alle fiamme alcuni materassi mentre altri sono saliti sul tetto. La protesta sarebbe iniziata quando alcuni ristretti hanno rifiutato il cibo a causa delle limitazioni alle comunicazioni telefoniche. Un recluso, nel tentativo di scavalcare il muro, è caduto restando ferito e un agente è rimasto intossicato.

L’autolesionismo da settimane è tornato a essere la “regola” nel Cpr targato Meloni che la città non vuole. Anche ieri sera il quartiere ha rivissuto scene già viste più di due anni fa. Già durante la scorsa protesta una ventina di posti letto erano andati distrutti. Sul posto la consigliera regionale di Avs Alice Ravinale che quattro giorni fa aveva fatto un sorpalluogo al Cpr assieme ad altre consigliere denunciando la situazione di alta tensione dentro al centro. Come se tutto fosse pronto a esplodere da un momento all’altro. Perchè li dentro, hanno ripetuto i reclusi, si rischia di impazzire.

Tantissima è la sofferenza psicologica nei reclusi. E non c’è da stupirsi per quanto accaduto. “Troppi sono i casi osservati con i nostri occhi – avevano raccontato le consigliere dopo la visita – di soggetti con gravi vulnerabilità psichiatriche (30 persone su 53 assumono psicofarmaci la sera) trattenuti nel Cpr con un certificato di idoneità, quando a norma di legge chiunque stia seguendo una terapia psichiatrica o di gestione della tossicodipendenza dovrebbe essere considerato inidoneo. Il caso più crudele è quello di un ragazzo tunisino arrivato in Italia come minore non accompagnato, diventato maggiorenne l’ottobre scorso e ora rinchiuso qui. Per lui chiediamo la liberazione immediata, così come per tutte le persone con vulnerabilità sanitarie o psichiatriche”.


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