Nuoro. Il Bar Cambosu celebra oltre 100 anni di storia familiare – VIDEO
NUORO – Il Bar Cambosu, un vero punto di riferimento per la città di Nuoro ha ricevuto un riconoscimento speciale, nell’ambito del Premio Rondine d’oro 2025 (organizzato dall’Associazione Barbagia nel mondo e giunto quest’anno alla XX edizione) per i suoi “Oltre 100 anni di attività della stessa famiglia“. Si tratta di una consacrazione che celebra non solo un’attività commerciale ma un’istituzione che ha segnato la storia e l’identità del Capoluogo barbaricino. Il premio, quindi, non è solo un omaggio a un’impresa longeva ma un ringraziamento di tutta la comunità nuorese a un’attività che è diventata parte della sua memoria cittadine e della sua stessa identità.
DALLE ORIGINI AL SALOTTO CULTURALE – A raccontarcene la storia è una fonte orale di tutto rispetto, un testimone lucido di oltre un secolo, l’ingegnere nuorese Sebastiano Maccioni, con i suoi quasi 107 anni o, come ironizza lui stesso: “A ottobre compirò sette anni, i cento sono già stati messi in archivio”. La prima vineria della famiglia Cambosu, nota ai nuoresi come “Muccubellu“, sorgeva in un piccolo vicolo nel quartiere di Santu Predu, di fianco all’abitazione della stessa famiglia Maccioni. Doveva trattarsi di uno di quelli che all’epoca erano definiti Iscopiles, ovvero locali adibiti alla vendita di vino contrassegnati da una scopa di frasche collocata di fianco all’ingresso, ben descritti anche da Grazia Deledda: «Pietro, seguìto dalla sua corta ombra, animò per qualche momento, col rumore dei suoi scarponi, la solitudine della strada desolata che dalla chiesetta del Rosario va al cimitero; di là egli s’internò nel vicinato di Sant’Ussula, indugiandosi a guardare i piccoli orti invasi da una vegetazione selvaggia, i cortiletti ombreggiati da qualche caprifico, da qualche mandorlo e da meschini pergolati; e finalmente si fermò ed entrò in una bettola sulla cui insegna stava issata una scopa» (G. Deledda, La via del male – 1896).
Nel 1921 si trasferì nell’allora “Tanca del vescovo” (gli attuali giardini di piazza Vittorio Emanuele), nei locali che oggi ospitano la gelateria, per trasferirsi qualche tempo dopo nella sede attuale, dopo l’edificazione degli stessi edifici da parte del vescovado.
Nel corso dei decenni, il bar si è trasformato in un autentico salotto urbano, diventando un punto di incontro per intellettuali, artisti e cittadini, non ultimi i cosiddetti “Martedì Letterari”. Un luogo dove si sono intrecciati dialogo, cultura e vita quotidiana.
CONTINUITÀ E PASSIONE – La peculiarità di questa storica impresa risiede nella sua continuità gestionale, tramandata di generazione in generazione dalla famiglia Cambosu-Fois. Dopo la lunga gestione di Gonario Cambosu, oggi sono la moglie Luisa e i figli Antonello e Rita a portare avanti con passione la tradizione di famiglia. La loro dedizione è stata riconosciuta anche a livello nazionale: nel 2021, il bar è stato inserito nella Guida Gambero Rosso per il suo eccellente caffè.
IL RACCONTO DELL’ING. MACCIONI:
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