Sardegna

Nuoro. Appalto pulizie Poste Italiane: stipendi a singhiozzo. Si chiede chiarezza


RITARDI CRONICI NELLE RETRIBUZIONI E NON SOLO – A fine luglio 2025 la situazione era già drammatica: le lavoratrici lamentavano di essere senza stipendio da giugno e senza la quattordicesima mensilità. “Come se non bastasse – spiegano – abbiamo ritardi sistematici nel pagamento degli stipendi, che di norma dovrebbero essere liquidati entro e non oltre il 20 del mese successivo”.
Le problematiche però sono molteplici aggiungono le lavoratrici: “I prodotti da utilizzare per le pulizie, spesso di scarsa qualità, sono forniti con il contagocce e anch’essi spesso in ritardo, costringendoci a effettuare le pulizie solo con l’acqua, venendo meno a quelli che sono i requisiti minimi di igiene soprattutto per quanto riguarda i servizi igienici che hanno bisogno di prodotti specifici per la disinfestazione, questi ultimi mai pervenuti”.
“Non è raro che siano gli stessi dipendenti di Poste Italiane a quotarsi per l’acquisto di detersivi, sapone, carta igienica e carta asciugamani. Gran parte di noi non riesce a fare ferie da mesi, alcune da anni, poiché dovremmo essere noi stesse a trovare chi ci sostituisce altrimenti non vengono concesse”.
“C’è una cattiva distribuzione dell’orario di lavoro, non viene riconosciuto l’orario di trasferta ma solo una tantum a km, costringendoci così ad anticipare i costi del carburante per raggiungere le località di lavoro e non incorrere a sanzioni disciplinari (molte di noi lavorano in tre, quattro o anche più uffici nei vari paesi per cui la spesa influisce non poco).

LA VERTENZA SINDACALE – La vertenza sindacale nei confronti con la ditta appaltante è condotta dalla FISASCAT CISL di Nuoro, (sindacato dei lavoratori del terziario che si sta occupando dello stesso problema anche in altre aree della Sardegna), con “numerose le missive di sollecito e la richiesta di un incontro chiarificatore – riferiscono le lavoratrici – tutte senza esito”.

IL RICORSO AL PREFETTO – Ai primi di agosto, poi, una rappresentanza delle dipendenti e del sindacato, insieme a un esponente di Poste Italiane, è stata ricevuta dal prefetto Alessandra Nigro per tentare di trovare una soluzione all’emergenza. In quel frangente la ditta appaltante si era impegnata a pagare il giorno successivo e così è stato, ma la tregua è stata breve. Nei mesi successivi, i ritardi sono ripresi, sebbene contenuti entro i dieci-quindici giorni ma questo non significa che il problema sia risolto, anzi, la situazione continua a essere esasperante, soprattutto in considerazione del fatto che si tratta di stipendi che in genere non superano le poche centinaia di euro (in alcuni casi anche inferiori ai cento euro), sulle quali in tante contano mensilmente per sbarcare il lunario. Oltre ai ritardi, poi, “le retribuzioni arrivano talvolta in maniera spezzettata, in quanto molte di noi, con contratti per lo più part-time, sono costrette a lavorare in uffici postali dislocati in diversi paesi”.

IL RICORSO ALL’ISPETTORATO DEL LAVORO – A fine novembre, le lavoratrici hanno tentato di trovare una soluzione rivolgendosi, tramite una propria delegazione, all’ispettorato del lavoro. Qui sono emersi casi di incongruenze tra le ore risultanti all’ASPAL (Agenzia Sarda per le Politiche Attive del Lavoro) e quelle effettive previste dal contratto. Queste discrepanze, quindi, sollevano dubbi sulla corretta applicazione delle norme contrattuali in un settore già penalizzato da salari esigui e orari ridotti.

Le lavoratrici chiedono che Poste Italiane S.p.A., in quanto committente debba intervenire per risolvere una situazione divenuta insostenibile, soprattutto guardando in prospettiva, e nell’eventualità di nuove gare d’appalto, come quella che probabilmente si terrà in primavera. A quel punto, si chiedono, rimarranno le stesse condizioni o, a causa della logica del massimo ribasso, le condizioni retributive peggioreranno ulteriormente?


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