Not Moving – That’s All Folks!
Cala il sipario sulla lunga avventura dei Not Moving iniziata nel 1981 e proseguita tra scioglimenti e infuocati ritorni fino alla decisione di riprovarci ancora una volta nel 2017 trovando terreno fertile nelle tante rock band che avevano scoperto eil sound creato da Rita “Lilith” Oberti, Dome La Muerte e Antonio Bacciocchi in ogni loro incarnazione.

Il ritorno alla ragione sociale originaria (non più il Not Moving LTD con cui si erano presentati negli ultimi anni) e al logo classico disegnato da Eddie King “Left Hand Luke” (collaboratore di The Clash e Madness) riporta ai solchi in vinile di “Sinnermen” e “Flash On You” all’atmosfera di concerti dove tutto poteva accadere tramandata anche a chi era troppo giovane per assistervi.
Un palco che i Not Moving hanno condiviso con Johnny Thunders, CCCP, Litfiba e molti altri. “That’s All Folks!” è una lezione di stile che alterna grandi classici e novità, influenze rock, punk e post punk, The Gun Club, The Stooges e i Rolling Stones. Si parte con il rifacimento di “Soul Of A Man” di Blind Willie Johnson e dentro c’è tutta l’anima dell’amato blues e di una vita vissuta on the road.
“But It’s Not” rende omaggio a Rick Buckler batterista dei The Jam in un brano pungente e sbarazzino. Le donne di confine di “Wyoming Girl” raccontate con grintosa passione, “Saphran Road” lì a ricordare quanto i Gun Club abbiano inciso nel sound dei Not Moving, il ritmo delle chitarre in “The Devil With The Blue Dress On” altro brano storico noto per la versione di Mitch Ryder And The Detroit Wheels, “On My Side” e il suo parlar d’amore in modo asciutto e coerente sono il vero testamento di una band mai doma.
Altri sentiti omaggi (“Bo Diddley Doing Something”) prima di lanciarsi in una “Once Again” graffiante e trascinante, in una melodica, dark e orientaleggiante “Ray Of Sun” per poi chiudere esattamente dove avevano cominciato con il testo declamato a gran voce di “Not Moving” dei DNA di Arto Lindsay brano da cui hanno preso il nome. I Not Moving rivendicano fino in fondo la propria indipendenza anche al momento dei saluti, in un album di rock grintoso e verace.
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