Cultura

“Non vorrei mai suonare come qualcun altro che non sia me stessa”: Leal Neale sta per tornare in Italia

Credit: Silken Weinberg

Nata nella Virginia rurale, ma di stanza già da qualche tempo a Los Angeles, Lael Neale è una songwriter statunitense sotto contratto con la prestigiosa Sub Pop Records. Al suo attivo ci sono già quattro album, l’ultimo dei quali è “Altogether Stranger“, uscito lo scorso maggio proprio per la storica label di Seattle. Dopo il suo passaggio all’Handmade Festival di Guastalla (RE) lo scorso giugno, la Neale sta per tornare in Italia per un nuovo tour di tre date (martedì 18 novembre al Trenta Formiche di Roma, mercoledì 19 all’Arci Bellezza di Milano e giovedì 20 allo Spazio 211 di Torino) a supporto della sua fatica più recente. Approfittando di questi suoi concerti noi di ‘Indieforbunnies.com’ l’abbiamo contattata via e-mail per farci raccontare di “Altogether Stranger”, ma anche per parlare delle date italiane e della Sub Pop. Ecco cosa ci ha detto:

Ciao Lael, come stai? Tornerai in Italia a novembre: cosa ti aspetti dai tuoi concerti italiani?
Ciao, cerco di non avere aspettative, se non quella di godermi la bellezza del posto, sentirmi in sintonia con la gente e bere caffè espresso.

A giugno hai suonato all’Handmade Festival di Guastalla: hai qualche ricordo da condividere con i tuoi fan? Era la tua prima volta nel nostro Paese?
Ho scoperto la perfezione dell’Aperol Spritz in una serata calda.

Nel 2020, all’inizio della pandemia, ti sei trasferita dalla tua famiglia in Virginia, dove hai scritto “Star Eaters Delight“: com’è stato tornare in un ambiente più rurale dopo aver trascorso molti anni in una grande città come Los Angeles?
Mi sono sentita come se potessi tirare un grande sospiro di sollievo. Potevo finalmente respirare profondamente e muovermi liberamente senza le rigide regole del lockdown. Questo mi ha dato lo spazio mentale per fare arte come testimone esterna di ciò che stava accadendo nel mondo. D’altra parte, ha rafforzato l’importanza di avere una comunità, quanto mi mancassero i miei amici e i miei colleghi artisti a Los Angeles.

Parlando del tuo nuovo album “Altogether Stranger”, ho letto che è stato scritto nella quiete delle prime ore del mattino a Los Angeles: cosa ha apportato questa atmosfera al tuo album?
Le prime ore del mattino sono un momento non contaminato dai pensieri e dalle perversioni della giornata. Mi sembra di poter arrivare alla musica da uno stato d’animo più puro. Cantare a bassa voce ha anche contribuito alla scrittura di alcune canzoni più simili a ninne nanne, come “Sleep Through The Long Night” e “There From Here”.

Nel tuo nuovo album ci sono alcuni ritmi kraut-rock (soprattutto in “Wild Waters” e “Down On The Freeway”), mentre in canzoni come “All Good Things Will Come To Pass” si sente l’influenza di Lou Reed. Ho anche letto che Bob Dylan è il tuo cantautore preferito: quali sono stati i tuoi riferimenti musicali più importanti per “Altogether Stranger”?
Non uso riferimenti per fare musica. Può sembrare pretenzioso, ma la buona arte non nasce da un moodboard. Succede e basta. È magia. Nasce da un mix di impressioni musicali inconsce e regni celesti. Adoro Bob Dylan, ma non vorrei mai suonare come lui. Non vorrei mai suonare come qualcun altro che non sia me stesso.

Cosa ci puoi dire del titolo del tuo nuovo LP, “Altogether Stranger”? Da dove viene? Ha un significato particolare?
È il ritornello di una canzone incompiuta. Mi sento spesso come un alieno atterrato qui e cerco sempre di capire come gli esseri umani abbiano fatto le cose che hanno fatto, come creare bruttezza, perpetuare la crudeltà verso la Terra e gli altri e poi compiere casualmente atti eroici e bellissimi e opere d’arte. Significa che o sono strana io o è strano il mondo, o entrambi, e continua a diventare sempre più così.

Parlando di Los Angeles: è stato difficile tornare e adattarti di nuovo alla vita di questa grande città dopo il periodo trascorso in Virginia, che è più tranquilla e meno caotica?
In un certo senso sì, ma il buon espresso, le conversazioni e gli amici rendono il caos sopportabile. È solo un’esperienza di vita completamente diversa. È difficile confrontare le due cose.

Secondo te, quali sono stati i cambiamenti più grandi tra “Altogether Stranger” e i tuoi precedenti lavori?
La collaborazione tra me e Guy (Blakeslee, che ha prodotto il disco) è diventata più telepatica. Ci sono meno discussioni intellettuali su come fare questo o quello, quindi registriamo molto più velocemente. A parte questo, i cambiamenti sono psico-emotivi e quindi difficili da capire, perché hanno a che fare con il mio modo di crescere come persona. Non ho davvero la prospettiva per dire cosa sia diverso, perché sono troppo coinvolta in tutto questo.

“Altogether Stranger” è anche la tua terza collaborazione con Guy Blakeslee: come è nata la vostra collaborazione? Cosa ha aggiunto alla tua musica?
Guy è il primo che non ha cercato di farmi suonare come lui pensa che dovrei suonare. Mi ha permesso di sbocciare e sviluppare una voce distintiva. Inoltre, eleva le canzoni in modo naturale. Sono molto esigente e ipercritica su molte parti musicali e toni, ed è raro che lui prema i pulsanti sbagliati.

Ci puoi parlare del tuo recente singolo non contenuto nell’album “Some Bright Morning”? L’hai registrato durante le stesse sessioni di “Altogether Stranger”?
Sì, proprio così.

Posso chiederti qualcosa sull’Omnichord? Quando hai iniziato a lavorare con questo strumento? Penso che il suo suono porti un po’ di magia nella tua musica e le dia anche un tocco celestiale.
Un amico mi ha fatto conoscere lo strumento nel 2019 e ho scritto immediatamente “Acquainted with Night“. Da allora è stato uno dei miei strumenti principali per scrivere canzoni. Lo considero il mio animale domestico, il mio spirito guida. Non lo perdo mai di vista quando viaggio.

“Altogether Stranger” è anche il tuo terzo disco per la Sub Pop Records: com’è il tuo rapporto con la leggendaria etichetta di Seattle? Come sei entrata in contatto con loro?
La Sub Pop è assolutamente la migliore e sono molto grata a tutte le persone che ci lavorano. Mi sembra davvero di far parte di una famiglia, non di un’azienda. Guy ha mandato loro “Acquainted with Night” e poco dopo mi hanno contattato. È stato un sogno che si è avverato.


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