Emilia Romagna

Non vogliamo essere complici del massacro


Scoppia il caso armamenti a Ravenna. “Secondo notizie di stampa, un carico di munizioni proveniente dalla Repubblica Ceca e diretto in Israele sarebbe transitato lo scorso 30 giugno dal porto di Ravenna a bordo della nave Zim New Zealand, senza la necessaria autorizzazione dell’Uama, l’Unità per le Autorizzazioni dei Materiali di Armamento del Ministero degli Esteri. Una vicenda gravissima, su cui ho presentato oggi un’interrogazione parlamentare ai Ministri degli Affari Esteri, della Difesa e dell’Economia e Finanze”: lo ha dichiarato la deputata del Partito Democratico Ouidad Bakkali.

Un caso in merito al quale il sindaco di Ravenna, Alessandro Barattoni, chiede delucidazioni al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, chiedendo chiarimenti in merito al progetto Undersec e all’accertamento di responsabilità rispetto all’eventuale transito di armi dal porto di Ravenna. “Ho necessità di chiederle chiarimenti sulla prosecuzione della partecipazione di Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico centro-settentrionale, insieme al Ministero della Difesa Israeliano, al progetto Undersec (ottobre 2023 – settembre 2026) riguardante l’implementazione di tecnologie per la sicurezza marina e sottomarina nei porti”, scrive il sindaco al ministro.

“Credo infatti sia giunto il momento di terminare la collaborazione con un Ministero che, mentre lavora con le istituzioni europee, si macchia ogni giorno di crimini verso persone innocenti. Allo stesso tempo – aggiunge Barattoni – le chiedo una verifica e l’accertamento delle responsabilità se, come sembra, a fine giugno dal porto di Ravenna sono transitate armi destinate ad Haifa e quindi dirette in Israele. Come sindaco di Ravenna, città Medaglia d’oro al Valor Militare per la Resistenza, non voglio che il nostro scalo, punto di riferimento dell’intera regione Emilia-Romagna, si renda complice del massacro che si sta compiendo a Gaza e non intendo in nessun modo alimentare il traffico di armi che contribuisce, ogni giorno, ad accrescere il numero di vittime”.

“Ritengo (e il nostro consiglio comunale eletto dal voto dei cittadini ha approvato una mozione per il riconoscimento dello stato di Palestina) che il nostro Paese non debba partecipare né direttamente, né indirettamente, alla fornitura di armi e auspico sanzioni precise nei confronti del governo israeliano, che si macchia di questi crimini e allontana ogni giorno di più le prospettive di pace e la legittimazione di due popoli in due stati. Credo nei valori della pace e del diritto internazionale – conclude il sindaco di Ravenna – Io, come del resto ha fatto lei, ho prestato giuramento e promesso fedeltà alla Costituzione Italiana, di cui voglio ricordare l’articolo 11: L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organiz

Bakkali (Pd): “Chiediamo risposte, trasparenza e rispetto delle leggi”

“Dal 7 ottobre 2023 – afferma Bakkali – il Governo italiano ha sospeso qualsiasi nuova autorizzazione all’esportazione di armamenti verso Israele, in applicazione della Legge 185/1990. Se fosse confermato che il passaggio dal porto di Ravenna sia avvenuto senza alcun titolo autorizzativo, ci troveremmo di fronte a una palese violazione della normativa italiana ed europea. Per questo – aggiunge – chiediamo al Governo di chiarire immediatamente come sia stato possibile un episodio simile, di accertare eventuali responsabilità e di garantire che simili violazioni non possano ripetersi”.

“L’Italia non può violare la propria legislazione, i propri impegni internazionali e i principi costituzionali permettendo il transito di armamenti. Quanto avviene a Gaza, proprio in questo ore in cui la più grande associazione accademica al mondo di studiosi del genocidio ha approvato una risoluzione in cui si afferma che sono stati soddisfatti i criteri legali per stabilire che Israele sta commettendo un genocidio a Gaza, richiede un’attenzione e una responsabilità senza precedenti. La Global Sumud Flotilla – conclude la deputata del Pd – sta dando una lezione di civiltà a tutta la comunità internazionale e certamente a questo Governo silente e inerme di fronte al dramma palestinese e al progetto colonizzatore di Netanyahu che non ha più nulla a che fare con la liberazione degli ostaggi o la difesa di Israele. Da ravennate e rappresentante di questo territorio ritengo necessario affermare e difendere, anche nel nostro porto, la legalità internazionale e il rispetto delle norme, come già avvenuto con il sequestro dello scorso marzo di 14 tonnellate di componenti bellici. Chiediamo risposte, trasparenza e rispetto delle leggi”.

Grimaldi (Avs): “Non possiamo essere complici”

Sugli stessi toni anche l’intervento di Marco Grimaldi di Alleanza Verdi e Sinistra: “Nonostante il Governo Meloni abbia dichiarato la sospensione delle autorizzazioni dopo il 7 ottobre 2023, i fatti dimostrano che il traffico non si è fermato. Anzi, si è fatto più opaco. La nave Zim New Zealand continua a fare la spola tra Ravenna e Haifa, mentre un carico di 14 tonnellate di componenti militari è stato sequestrato solo grazie all’intervento dell’Agenzia delle Dogane. Senza la segnalazione di un portuale e il lavoro di monitoraggio di associazioni come Weapon Watch, tutto sarebbe passato sotto silenzio”.

Per l’esponente di Avs è inaccettabile che aziende italiane producano pezzi destinati a ditte fornitrici dell’esercito israeliano, “senza essere iscritte al Registro nazionale delle imprese della difesa. È inaccettabile che si invochi la funzione indistinguibile dei prodotti per aggirare la legge. È inaccettabile che le Dogane si trincerino dietro interpretazioni discutibili dell’art. 10 bis, ignorando che Israele è un Paese terzo e in guerra. Israele è accusato dalla Corte Internazionale di Giustizia di crimini contro l’umanità. Non possiamo essere complici”.

“Chiedo al Governo di chiarire immediatamente come sia stato possibile questo transito, di rafforzare i controlli nei porti e di rendere pubblici i dati sull’export bellico. Chiedo alle Commissioni parlamentari di aprire un’indagine su Ravenna e su tutte le rotte che alimentano la guerra. Ho depositato un interrogazione parlamentare per ribadire che il nostro territorio nazionale cosi come il porto di Ravenna non possono essere crocevia di morte e complici di genocidio. L’Italia deve scegliere da che parte stare – conclude Grimaldi – con il diritto internazionale o con chi lo calpesta”.


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