Marche

«Non soffre di malattia mentale». Massimo Malavolta, il processo per l’omicidio della moglie Emanuela è più vicino


ASCOLI Non soffre di una malattia mentale di rilevanza clinica Massimo Malavolta, il quarantottenne che lo scorso 20 dicembre ha ucciso la moglie Emanuela Massicci nella loro abitazione di Ripaberarda, a Castignano. È quanto sarebbe emersi dalla perizia redatta dalla psicologa forense Sara Pezzuolo nell’ambito dellincidente probatorio disposto dal giudice per le indagini preliminari di Ascoli, Annalisa Giusti per stabilire le reali condizioni mentali dell’imputato, sia al momento del delitto sia nel presente, in vista del processo.

Il lavoro

Un lavoro complesso e articolato, portato avanti dai consulenti nominati dal tribunale: il medico legale Pietro Alessandrini e lo psichiatria Alberto Testa che si sono avvalsi della collaborazione della psicologa Pezzuolo. Alle operazioni peritali hanno partecipato anche il medico legale Claudio Cacaci, nominato dalla difesa rappresentata dall’avvocato Saveria Tarquini, e il professor Roberto Catanesi, docente di Psicopatologia forense all’Università di Bari, per la Procura. La perizia era stata disposta per stabilire se, al momento del delitto, l’uomo fosse capace di intendere e di volere o se le sue facoltà mentali fossero significativamente scemate. Inoltre, si dovrà valutare la sua eventuale pericolosità sociale, la capacità di affrontare il processo in modo consapevole e la possibilità di un recupero mentale.

L’esame

Su richiesta della difesa, rappresentata dall’avvocato Tarquini, il giudice ha anche disposto un esame tossicologico mediante l’analisi del capello per verificare un possibile uso di droghe, come cocaina o anfetamine, determinandone il periodo e la frequenza di consumo. Dal punto di vista psicologico, nel corso delle operazioni peritali sarebbe emerso un quadro che avrebbe evidenziato in Malavolta una personalità complessa, segnata da tratti border line, caratterizzati da una certa impulsività e difficoltà nella gestione emotiva. Inoltre, sarebbe stata riscontrata una tendenza a reagire con rabbia. Elementi, questi, che potrebbero spiegare alcuni comportamenti del quarantottenne ma che non sarebbero sufficienti a configurare una vera e propria malattia mentale. Per la psicologa Pezzuolo, che ha somministrato i test per accertare le capacità mentali del quarantottenne, Massimo Malavolta, pur con i suoi tratti disfunzionali e un passato segnato da esperienze traumatiche, non sarebbe affetto da una patologia psichiatrica grave.

Le valutazioni

Ora spetterà al giudice, chiamato a decidere sulla base delle risultanze tecniche e a valutare le implicazioni processuali e penali per Massimo Malavolta che quella tragica notte di dicembre dello scorso anno ha picchiato la moglie Emanuela, cagionandole lesioni che l’hanno portata alla morte.




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