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«Non lasciate che il mondo distolga lo sguardo»: le ultime parole del giornalista di Al Jazeera ucciso a Gaza


Il fratello del reporter ha detto che Hossam aveva sempre desiderato lavorare per Al Jazeera e che per adempiere al suo compito di giornalista non aveva visto la sua famiglia per 400 giorni. Il mese scorso era finalmente riuscito ad incontrare brevemente il fratello e la madre.

Le accuse di Israele

L’esercito israeliano da tempo accusava Shabat di essere un membro attivo di Hamas. A ottobre, l’Idf ha pubblicato informazioni su sei giornalisti di Gaza che riteneva essere anche membri di gruppi terroristici, tra cui Shabat. Al tempo, aveva dichiarato di aver scoperto documenti nella Striscia di Gaza che dimostravano come Shabat fosse un cecchino del battaglione Beit Hanoun di Hamas.

“Durante la guerra, Shabat ha compiuto attacchi e partecipato ad attività terroristiche contro le forze dell’Idf e i cittadini dello Stato di Israele. Questa è un’ulteriore prova dell’impiego di terroristi di Hamas da parte della rete mediatica Al Jazeera”, ha affermato lunedì l’Idf.

Crimini contro la stampa a Gaza

Shabat è il 208esimo giornalista ucciso da Israele a Gaza dall’ottobre 2023, secondo l’Ufficio governativo per i media (GMO) della Striscia. La scorsa settimana, un attacco dell’esercito israeliano a Khan Younis, nel sud, ha ucciso anche il giornalista Mohammad Mansour, che lavorava per Palestine Today. Abu Azzoum ha detto che Mansour è stato ucciso “nella sua casa insieme a sua moglie e a suo figlio” in un altro attacco che è stato effettuato senza alcun preavviso.

In una dichiarazione, l’Ogm ha affermato di “condannare fermamente la presa di mira, l’uccisione e l’assassinio di giornalisti palestinesi da parte dell’occupazione israeliana” e ha invitato i gruppi di difesa della stampa a denunciare “questi crimini sistematici contro i giornalisti palestinesi e i professionisti dei media a Gaza”.


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