«Non ho più la stessa fiducia negli altri e neanche in me stessa. La colpevole non ero io, la mia vita è cambiata»
MACERATA Anna (la chiameremo così) questa volta è stata creduta. Appena ha saputo che quell’uomo che a luglio 2019 l’ha violentata, quando ancora era minorenne, ora è stato condannato a tre anni, ha avuto una reazione di gioia, ringraziando il suo avvocato Fabio Maria Galiani. Ci sono voluti sei anni e due processi, troppi per chi ha subito, a 17 anni, una violenza sessuale che l’ha portata a un lungo percorso di terapia, a chiedersi perché non fosse riuscita a urlare, al dolore di dover leggere le motivazioni di una sentenza di primo grado in cui il collegio sosteneva che «aveva già avuto rapporti dunque era in condizione di immaginarsi i possibili sviluppi della situazione».
La posizione
Lei l’ha sempre saputo, ma ora anche i giudici d’Appello lo confermano: «La colpevole delle violenze non ero io».
Lei che in una sera di luglio di sei anni fa era uscita con due ragazzi praticamente sconosciuti in compagnia di un’amica, che si era trovata in macchina con quel ragazzo – situazione che l’aveva messa in difficoltà da subito, tanto che aveva concordato una “parola di emergenza” con l’amica: «ape», che poi non era riuscita a pronunciare – e aveva acconsentito a delle effusioni ma al rapporto aveva detto no. Poi lui l’aveva bloccata, aveva abusato di lei, quindi la corsa al residence dove dormiva, la chiamata all’amica: «Io ho detto no ma è stato troppo forte rispetto a me, più forte di me».
La notte passata in camera dell’insegnate e il giorno dopo la denuncia e le visite in pronto soccorso, l’inizio di un percorso presso un centro anti violenza, durato due anni.
La reazione
Non era bastato, la versione dell’imputato per i giudici di primo grado era stata più credibile della sua, lo scrivevano nero su bianco nelle motivazioni della sentenza arrivata due anni fa. «Demoralizzata e sfiduciata», così si era sentita Anna quando aveva saputo del contenuto della sentenza del Tribunale di Macerata. Ma anche «confusa per quello che i giudici avevano scritto, per come ero stata dipinta, una ragazza deve godere della stessa libertà e dello stesso rispetto di un ragazzo».
Così però non era stato, almeno non fino a ieri. La sua vita ora è «cambiata, non ho più la stessa fiducia negli altri e neanche in me stessa». «Eravamo sprofondati nel medioevo, ora ci siamo riavvicinati al nostro secolo. Vedremo le motivazioni per capire in base a quali criteri sia stata riconosciuta la minore gravità del fatto, tenuto conto della minore età della vittima, circostanza aggravante e non attenuante. Non ci interessava la quantità della pena ma affermare il principio secondo cui è la donna che decide quanta e quale intimità concedere, senza diventare oggetto dell’uomo per il solo fatto di aver dato un bacio», è stato il commento dell’avvocato di parte civile, il penalista Galiani, dopo la sentenza della Corte d’appello di Ancona che ha riformato la sentenza di primo grado, condannando l’ormai 31enne a tre anni per violenza sessuale ma nell’accezione di minore gravità.
I difensori del 31enne, presente al processo, gli avvocati Mauro Riccioni e Bruno Mandrelli, si sono detti sorpresi dal verdetto, definendo la sentenza di primo grado «lineare» e annunciando il ricorso in Cassazione.
Il commento
L’avvocato Mandrelli non nasconde la sua delusione: «Sono sorpreso da questa sentenza, bisogna attendere le motivazioni per esprimere un giudizio più completo. Stigmatizzo il clima che si è venuto a creare intorno a questo processo e sono sorpreso dalle iniziative di parlamentari che evidentemente non sono a conoscenza della materia del contendere e degli sviluppi della vicenda».




