«Non comprate Made in Israele». Cosa hanno detto Biancani e Murgia
PESARO A Pesaro i prodotti “Made in Israele” diventano merce non gradita: l’invito dell’Amministrazione Comunale a non acquistare più merce israeliana boicottando il governo di Tel Aviv è la risposta a quanti, di fronte all’escalation di atrocità che sta massacrando la popolazione della Striscia di Gaza, si chiedono cosa si può fare concretamente per non finire dalla parte sbagliata; della storia.
Il boicotaggio
Una scelta di pace informata e coerente che coinvolge anche i prodotti farmaceutici provenienti da Tel Aviv, provvedimento condiviso in Italia, sinora, solo da Sesto Fiorentino, che dal 1 luglio ha ritirato la merce israeliana dagli scaffali delle proprie farmacie, mentre la Coop 3.0 già da giugno ha ritirato i prodotti made in Israele dai suoi banchi, introducendo la Gaza Cola, i cui proventi sono destinati a progetti umanitari, tra cui la ricostruzione dell’Ospedale Al Karama nel nord di Gaza.
«Il boicottaggio è una forma di protesta non violenta quanto necessaria, è il minimo che possiamo fare per ribadire il nostro no allo sterminio in corso a Gaza», affermano il sindaco di Pesaro Andrea Biancani e l’assessore alle Politiche Giovanili Camilla Murgia: «Invitiamo anche i cittadini a compiere questa scelta e soprattutto ribadiamo quanto sia fondamentale che gli altri enti, a partire dal Governo Italiano, passino dalle parole ai fatti per porre fine all’escalation di violenza e atrocità che da mesi la popolazione palestinese è costretta a subire, soprattutto bambine e bambini, vittime innocenti del genocidio che il governo Netanyahu sta attuando».
Il conflitto choc
La risoluzione, presa in Giunta, arriva all’indomani dell’intensificarsi del conflitto che ha assunto proporzioni tragiche, con la morte per inedia indotto forzatamente a causa della mancanza di approvvigionamenti alimentari: i pochi generi alimentari hanno raggiunto costi astronomici (40 euro per un chilo di farina) e sarebbero 19 le persone morte per denutrizione nella sola giornata di sabato 19 luglio, tra cui una bambina di soli 9 anni.
«Ritorniamo a parlare di Palestina con un documento di indirizzo in cui nuovamente, dopo giugno, torniamo a chiedere la cessazione del conflitto che ha raggiunto livelli tragici: la popolazione civile palestinese costantemente bombardata è allo stremo, e non possiamo più accettarlo. Da qui l’invito ai cittadini, alle società e agli enti partecipati a compiere azioni concrete: boicottando i prodotti che sostengono lo Stato d’Israele anche il singolo può fare la differenza nel conflitto, per una pace per tutte e per tutti – aggiunge Murgia – Scegliete di non acquistare farmaci, alimenti, cosmetici, indumenti e prodotti tecnologici che arrivano da Tel Aviv».