Emilia Romagna

Non ci rassegniamo. Ecco perché le iscrizioni sono in calo


Non si placa la protesta conto lo spostamento della scuola elementare Mordani che, secondo i piani del Comune di Ravenna, fra due anni dovrebbe lasciare il suo plesso alla scuola media Damiano e trasferirsi negli spazi della Guido Novello. La comunità educante della scuola Filippo Mordani torna farsi a sentire, attraverso il referente di plesso Andrea Serri, che rivolgendosi al sindaco Barattoni e all’assessora Impellizzeri, afferma: “Ci avete comunicato senza discussione e confronto con le varie parti interessate la decisione di chiudere la sede storica che da 180 anni educa alla formazione della scuola primaria le cittadine e cittadini della città di Ravenna”.

“Decidere di cancellare convintamente un tratto della storia della nostra città è un atto di noncuranza, di mancanza di visione e prospettiva che impedisce a noi docenti, bambine, bambini e famiglie che abbiamo vissuto partecipando a quel cammino, di non vedere un solo tratto positivo in questa azione intrapresa dalla sua amministrazione – prosegue il referente della comunità educante – Al contrario ciò che emerge chiaramente è l’indebolimento della scuola pubblica del centro storico, mentre al contempo si rafforzeranno le due scuole paritarie che continueranno legittimamente il loro cammino”.

Due scuole pronte all’addio (e altre a rischio): sempre più plessi senza alunni, la lunga crisi della scuola ravennate

Secondo quanto riferito dall’assessora Impellizzeri nell’ultima seduta del consiglio comunale, la decisione su cui si basa la proposta “è relativa alla diminuzione della popolazione scolastica e alle conseguenti mancate iscrizione alle classi prime”, rileva Serri, che poi puntualizza: “Dal 2015 anno di chiusura di piazza Kennedy, la nostra scuola ha assistito gradualmente ad una flessione sempre più negativa delle iscrizioni. La difficoltà a raggiungere il Mordani, la mancanza di trasporto adeguato in prossimità del plesso, la mancanza di pass temporanei Ztl, che permettano di accedere e raggiungere più facilmente la scuola, l’assenza di contestuali politiche istituzionali, sono a nostro avviso fra le complessità maggiormente responsabili di questa flessione”.

“A queste si aggiungono un mancato piano di adeguato miglioramento della struttura scolastica, la difficoltà delle famiglie a vivere in centro città per i costi elevati, la precarietà per le giovani generazioni e la conseguente denatalità, nonché politiche culturali e sociali che hanno da una parte facilitato giustamente alcune istanze della comunità, a discapito però di altre, in termini di accoglienza sul piano della socialità del centro storico – prosegue il referente del Mordani – Questo ha generato nel tempo anche una forma di pregiudizio culturale che ha visto la nostra scuola poco appetibile da molte famiglie della città, con approccio di giudizi sempre più lontani da azioni di inclusione e integrazione che rispondono invece per noi docenti, alle richieste della complessità delle nostre società”.

“Non ci rassegniamo a questa decisione e continueremo ad intraprendere tutte le iniziative necessarie per difendere questo patrimonio della scuola primaria. È inoltre impossibile non cogliere in questa operazione la contrapposizione fra più scuole. Tempi e modi vanno gestiti attraverso un percorso partecipato e di condivisione prima di prendere decisioni, e non certamente ex post come invece auspicato nelle intenzioni dell’amministrazione. Ricordiamo, che il piano formativo delle scuole autonome è esclusiva prerogativa delle deliberazioni degli organismi collegiali di cui la scuola è depositaria e non sembrerebbe apparire una prerogativa dell’amministrazione come comunicato dall’assessora Francesca Impellizzeri – conclude Serri – Infine Signor Sindaco non può non colpire la reazione delle tante famiglie che in tempi come questi, dove le priorità sembrano essere altre, manifestano per difendere la scuola pubblica della propria città e nel difenderla tutelare i principi democratici. In fondo non c’è nulla di sbagliato nel cambiare opinione e noi auspichiamo che questo con umiltà possa avvenire”.


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