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Non chiamatelo copricostume: il caftano è il capo ‘must-have’ dell’estate. Da Bianca Jagger alle creazioni di Sara Roka, storia di capo iconico emblema di stile

Un viaggio accelerato tra tempi antichi e varie culture, ecco che cosa rappresenta il caftano. Si tratta di un capo nativo dei territori mediorientali – in particolare l’antica Persia, territorio corrispondente all’attuale Iran – che si è diffuso nel corso dei secoli viaggiando fino in Russia e in Oriente. Originariamente indossato dagli uomini si è ben presto trasformato in un capo unisex, e con la sua espansione in lungo e in largo se ne trovano esemplari di tutte le forme, tessuti, colori, qualità e pensati per ogni utilizzo, semplici per le persone comuni e opulenti per i sovrani. È stato definito negli anni Sessanta da Diana Vreeland, ex direttrice di Harper’s Bazaar e Vogue America come “una moda per belle persone”, e negli stessi anni il caftano diventa oggetto di sperimentazione da parte di stilisti come Emilio Pucci, Halston e Yves Saint Laurent – grazie anche al suo amore per il Marocco -. I primi esemplari nel mondo della moda risalgono però agli anni Venti, quando a proporlo furono Paul Poiret e anche il pittore Gustav Klimt con i suoi esperimenti con gli abiti.

Con le sue origini esotiche il caftano si presta bene all’estate e ai climi primaverili miti, e i suoi utilizzi lo rendono un’ottima scelta per la vita quotidiana o occasioni come le cerimonie: Elodie ne ha indossato uno color ocra per il matrimonio della madre l’estate scorsa. La versatilità e la raffinatezza del caftano ha sempre affascinato icone di stile e personalità del jet set italiano e internazionale: negli anni l’hanno sfoggiato la stessa Diana Vreeland, Bianca Jagger, ex moglie del frontman dei Rolling Stones; Marella Agnelli, moglie di Gianni Agnelli e musa di molti artisti e stilisti, Lee Radzwill, sorella di Jaqueline Kennedy e “la contessa più famosa d’Italia” Marta Marzotto, icona di stile degli anni Sessanta. E ancora, Inge Feltrinelli, Sharon Stone e Michelle Pfeiffer… capitava che fossero pezzi etnici originali, ma più spesso erano realizzati a mano dalla stilista Giuliana Cella con le stoffe raccolte nei suoi viaggi in giro per il mondo. Definita da Financial Times come la “Regina dell’etno-chic” ha iniziato a produrre caftani dopo la separazione col marito raggiungendo persino la Casa Bianca: il passaparola del jet set dei tempi ha portato la fila davanti al suo laboratorio.

Le immagini, gli ideali trasmessi e le molteplici donne che l’hanno reso iconico, sono le caratteristiche del caftano che hanno spinto Sara Roka a renderlo uno tra i suoi pezzi di punta; la stilista italo-canadese apre il suo omonimo brand nel 2010, le abbiamo fatto qualche domanda per saperne di più sulla sua vita, sul suo marchio e sul caftano. “Sono nata a Vancouver, in Canada, e ho iniziato lì i miei studi. A 18 anni ho convinto i miei genitori a trasferirmi a New York, dove ho frequentato il Fashion Institute of Technology, per poi partecipare a un programma internazionale che mi ha portato anche al Polimoda Fashion Institute di Firenze. Dopo essermi spostata a Milano per vivere e lavorare, nella primavera del 2010 ho deciso di fondare il marchio che porta il mio nome, spinta dal desiderio di esprimere la mia visione della moda. All’inizio del mio percorso realizzavo personalmente i cartamodelli e preparavo le collezioni che poi trasportavo in grandi valigie da Milano a Parigi, Londra e New York per partecipare alle fiere del settore”. Una passione per la moda che nasce sin da piccola grazie a una forte inclinazione artistica, quando realizzava a mano gli abiti per le sue bambole e vedeva la madre usare la macchina da cucire, per poi scoprire con grande felicità a 15 anni che “la stilista era una figura professionale a tutti gli effetti”. Oltre agli studi, Sara si è formata da Michael Kors, Valentino e altri brand Made in Italy, dai quali la stilista ha imparato “l’importanza della qualità, dell’artigianalità, della cura dei dettagli e della precisione nel lavoro dei ricamifici. Sono rimasta affascinata dalla ricerca del bello e della perfezione, un valore che continuo ad applicare nelle mie creazioni”.

Sara ci racconta anche di quali sono le difficoltà che incontra nel suo lavoro come piccola designer indipendente, ma anche di quali soddisfazioni riceve in cambio e come riesce a raggiungerle: “Le difficoltà ci sono sempre, sia per le piccole che per le grandi aziende. Negli ultimi anni abbiamo affrontato una pandemia mondiale e oggi il contesto economico è complesso. Tuttavia, la creatività aiuta a trovare soluzioni anche nei momenti più difficili. Oggi posso contare su un team di collaboratori esperti. Pianifichiamo attentamente ogni attività, continuiamo a innovare, ampliando le collezioni e introducendo nuove categorie di prodotto. L’ultima campagna vendita FW 25 ha registrato un +10%, un risultato che mi permette di guardare al futuro con prudente ottimismo”. Nonostante gli ostacoli, la sua produzione non rinuncia a rimanere sostenibile per creare capi che durino nel tempo, contrastando la moda usa e getta sempre con la sfida ben chiara di “creare una collezione più bella della precedente”. “Utilizziamo solo fibre tessili nobili, come cotone e lino, mantenendone la naturalezza e producendo interamente in Italia. In questo modo possiamo controllare tutta la filiera”.

Per quanto riguarda invece l’interesse e l’idea di dedicarsi ai caftani, Sara ci racconta che “l’idea del caftano nasce dalle vacanze al mare, in ambienti esclusivi, tra donne raffinate che incarnano un lusso disinvolto e sofisticato. Mi hanno ispirato atmosfere rarefatte, interni ricchi di fascino e luoghi ameni, oltre allo stile senza tempo del jet set internazionale. Icone come Marella Agnelli, Jackie Kennedy, Diana Vreeland e Marta Marzotto, che ho avuto il privilegio di conoscere, hanno reso il caftano un simbolo di eleganza. È un capo che valorizza ogni donna e si adatta perfettamente al ritmo rilassato delle vacanze: si può indossare dalla colazione alla cena, senza soluzione di continuità tra il giorno e la sera. Amo realizzarli in pura seta, con contrasti in popeline e stampe vivaci dai motivi floreali.”. Grande attenzione viene rivolta dunque alle sue clienti che amano il contrasto tra maschile e femminile espresso nei suoi capi attraverso tessuti come il popeline, tradizionalmente maschile. Pensando a chi indossa oggi i caftani Sara dice: “Penso sempre a donne raffinate, disinvolte, con uno spirito libero e indipendente, che apprezzano e valorizzano la tradizione del Made in Italy e il giusto equilibrio tra qualità e prezzo. Una delle mie più grandi soddisfazioni è vedere una donna per strada che indossa un mio avito, oppure ricevere messaggi da clienti che mi ringraziano perché si sentono felici nei miei vestiti”.

Con la sua storia secolare e le innumerevoli sperimentazioni, esiste il caftano giusto per i gusti di tutti, dai più minimali a quelli più eccentrici: a partire proprio dai modelli di Sara Roka, troviamo caftani in seta con stampe floreali o di animali, altri a spesse righe verticali oppure in stampa Vichy pastello con maniche corte e cintura in tessuto abbinata più in stile anni Cinquanta. Sempre coloratissimo ma in tessuto crochet e con il loro iconico motivo, anche Missoni ne ha recentemente proposto diverse versioni, mentre Valenti

no nella collezione primavera-estate 2024 ha mostrato una variante total black elegante con un lungo spacco lungo la gamba sinistra. Anche Pucci ne propone, continuano il lavoro iniziato negli anni Sessanta, con la loro iconica stampa. Essendo un capo ampio, leggero e adatto al caldo, Alberta Ferretti con i suoi tessuti trasparenti ne ha proposti tanti esemplari nel corso degli anni, mentre marchi come Etro e Chloè ne esplorano i lati più bohémiens decorandoli con frappe, pizzi e stampe etniche.


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