“Non c’entro niente”, Maffia dal carcere chiama i familiari. Attesa per il rientro in Italia
Gennaro Maffia, l’uomo accusato di aver ucciso l’aretino Luca Monaldi e il marito Luca Gombi nel quartiere Bolognina (Bologna) lo scorso 2 giugno, avrebbe raccontato la sua verità. Lo avrebbe fatto dal carcere di Madrid, dove è rinchiuso in seguito all’arresto avvenuto all’aeroporto di Barcellona poche ore dopo la scoperta dell’efferato duplice omicidio. “Non c’entro niente”, avrebbe detto in una telefonata alla sorella che vive in Venezuela. Alla donna – come riporta Bologna Today – avrebbe raccontato di una “lite feroce” che le due vittime avrebbero avuto “con due persone arrivate da Perugia”. Nel frattempo l’uomo ha nominato due legali, Maria Valentina Miceli e Alexandro Tirelli.
“Abbiamo acquisto i documenti presenti nel fascicolo – spiega Miceli – e stiamo studiando la situazione, ma non abbiamo ancora avuto modo di approfondire con lui quanto avvenuto. Nel frattempo attendiamo il suo rientro: la richiesta del giudice è stata trasmessa, ci auguriamo non ci siano lungaggini burocratiche”. Secondo il questore di Bologna per il rientro in Italia dell’uomo potrebbero essere necessari anche trenta giorni.
Maffia è formalmente indagato per l’omicidio della coppia: viveva con loro, aveva affittato una stanza all’interno dell’abitazione. La mattina del delitto è stato immortalato dalle telecamere di sorveglianza mentre usciva dal portone con due trolley circa mezz’ora dopo il delitto.
Secondo quanto riportato dal Resto del Carlino, l’uomo avrebbe presentato tagli e graffi sulle braccia. Lesioni che sarebbero state analizzati dagli inquirenti spagnoli per capire se possano essere collegate a una colluttazione riconducibile al momento del delitto. Verifiche sarebbero inoltre state condotte sugli abiti che il 47enne indossava.
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