“Noi, studenti lavoratori”. Le voci dall’Università di Bari – VIDEO
Nel corso degli ultimi anni, l’Università di Bari, sotto la guida del Magnifico Rettore Stefano Bronzini, ha intrapreso un percorso di adattamento delle sue politiche per rispondere alle istanze degli studenti che, giorno dopo giorno, sgobbano per rispettare i tempi imposti dal piano di studi, a causa di turni di lavoro o di condizioni economiche che li obbligano a sostenere un carico professionale parallelo agli studi accademici. Gli studenti lavoratori costituiscono un’importante fetta di iscritti all’Università di Bari, rappresentando circa il 27% della popolazione studentesca.
I rappresentanti degli studenti dell’Università di Bari hanno recentemente sollevato forti preoccupazioni riguardo la proposta dell’ateneo di raddoppiare la durata dei corsi. Una decisione che, secondo gli studenti, non rappresenta una vera soluzione ai problemi di conciliazione tra studio e lavoro, ma piuttosto un aggravamento della situazione. Infatti, il prolungamento dei tempi di studi rischia di mettere ancora più in difficoltà chi già affronta le sfide di un impegno lavorativo parallelo a quello accademico. Tra le richieste avanzate dagli studenti c’è l’introduzione di maggiori sessioni di esami e di laurea, per offrire maggiore flessibilità e permettere una progressione più rapida. Inoltre, si chiede l’adozione di modalità didattiche telematiche, in modo da permettere a chi lavora di seguire le lezioni a distanza e adattare lo studio agli orari lavorativi. Un altro punto cruciale riguarda la revisione della tassazione universitaria, con la richiesta di una maggiore accessibilità economica per chi, oltre agli studi, sostiene il peso di un reddito da lavoro. In sintesi, gli studenti chiedono soluzioni che non solo migliorino la conciliazione tra lavoro e studio, ma che rendano l’accesso all’istruzione universitaria più equo e sostenibile, senza aumentare il divario tra chi può dedicarsi esclusivamente allo studio e chi è costretto a lavorare per mantenersi. Dopo aver raccolto vari messaggi di malcontento dai rappresentati degli studenti, in risposta alle preoccupazioni sollevate, il Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Bari, Stefano Bronzini, ha condiviso alcune riflessioni e le strategie introdotte dall’ateneo barese per rendere più flessibile e inclusivo il percorso accademico,
Un passo in questa direzione è rappresentato dalla proposta di seguire corsi e lezioni in modalità telematica, che consentirebbe agli studenti di accedere ai contenuti formativi a distanza, riducendo le difficoltà logistiche, consentendo agli studenti di partecipare senza dover essere fisicamente presenti in aula. Sebbene l’Università di Bari abbia già messo in atto alcune misure, come l’offerta di corsi online intensivi e la creazione di materiali didattici accessibili, il Rettore sottolinea che la questione è più complessa di quanto possa apparire: “Non è solo una questione di registrare le lezioni e renderle disponibili telematicamente. Ci sono implicazioni di qualità didattica che vanno affrontate con serietà, affinché la tecnologia non diventi un surrogato del rapporto diretto tra docente e studente”. Il Rettore ha evidenziato che, sebbene in passato, negli anni ‘70/‘80 esistevano i corsi serali, per lo studente lavoratore, ricordando come l’Università di Bari, a causa dei tagli ai finanziamenti e della riduzione del corpo docente (da 2.700 docenti a 1.600 nel corso degli anni), stia affrontando enormi difficoltà nel garantire un numero adeguato di corsi e risorse per la didattica, annullando l’opportunità di percorsi serali.
L’evoluzione tecnologica ha permesso un passaggio verso modalità telematiche, che permetterebbero di abbattere le barriere fisiche legate alla presenza in aula e di rendere l’offerta formativa più accessibile. Tuttavia, l’adozione della didattica a distanza, non è una soluzione immediata e automatica: essa richiede un approccio ponderato, che tenga conto non solo delle esigenze tecnologiche ma anche delle risorse necessarie per garantire la qualità dell’insegnamento. “Se non possiamo garantire la qualità, allora dobbiamo fare attenzione a non amplificare il problema”, ha detto il Magnifico, evidenziando come, in assenza di un’adeguata preparazione, il passaggio a modalità telematiche possa risultare inefficace, nonostante il suo indiscutibile potenziale. Se prima il regolamento prevedeva che non si potessero erogare più di una quantità di crediti in modalità telematica, oggi queste percentuali sono state oggetto di una grande discussione e hanno fatto sì che l’Università si attrezzasse per cercare di avere un’offerta formativa legata alla connessione dello studente lavoratore e che gli permetterà di seguire secondo la migliore tradizione, anche con modalità telematica.
Dagli anni ‘80 ad oggi si ha avuto una capitalizzazione in cui è stata dedicata una fetta di mercato alle cosiddette “telematiche”, che hanno visto privati investire milioni nel settore della formazione. Il Rettore ha avvertito che questo passaggio allude a una serie di considerazioni. “Le università devono avere un tempo”, esordisce Bronzini, evidenziando come il concetto di tempo, cruciale nella formazione universitaria, venga stravolto dalla necessità di rendere l’insegnamento più accessibile. ““Oggi è possibile nel giro di un anno trasferire l’insegnamento in modo telematico? No, perché la tematica non è un Professore davanti al video, come qualcuno pensa, ma ciò prevede una tempistica e una costruzione di una modalità erogativa consona allo strumento. Il tempo di una lezione normale è 50 minuti l’ora; quello che si può erogare invece in modalità telematica deve essere molto più ristretto. Quindi bisogna formare corsi, professori, strutture e quant’altro per favorire queste erogazioni, che certamente sono una delle soluzioni possibili.”
Ma non è solo una questione di tecnologia. Il Rettore parla anche del recente decreto che obbliga almeno il 20% delle lezioni a essere erogate in modalità a distanza, ma sempre con la presenza del docente. “Cosa vuol dire?”, spiega il Magnifico.”Vuol dire che io non posso registrare la lezione e rimandarla l’anno prossimo per il 20 per cento, ma ci vuole proprio il professore fisicamente dietro la telecamera, che abbia una modalità telematica anche di controllo sulla formazione degli studenti.” Un passaggio fondamentale, che implica risorse e tempo, senza ricorrere al taglio dei finanziamenti. “Se si vuole cambiare direzione bisogna dare tempo e risorse, che non derivano dalla tassazione studentesca, ma derivano dalle volontà che ha lo Stato di investire nel settore della formazione con modalità differenziate, secondo le scelte che le Università fanno”. Passando al futuro dei corsi di master, Bronzini sottolinea che tutta la modalità dei master, in gruppi contenuti, nel prossimo futuro si svolgerà in modalità telematica per favorire la partecipazione di chi lavora”. Ma se la tecnologia è parte della soluzione, l’università è anche chiamata ad affrontare altre sfide, come quella della qualità. “Io non lo faccio per avere più studenti”, ammette Bronzini, “perché devo prima di tutto garantire la qualità.
Eppure, per il Rettore, non basta puntare sulla tecnologia: “La modernità non è un treno che si ferma quando si vuole. La tecnologia ci può venire incontro, ma dobbiamo governare i processi e pensare a un futuro in cui le persone siano formate. Non posso ridurla a uno slogan di basso livello politico.” Nella sfida delle università italiane a trovare un equilibrio tra tradizione e modernità, garantendo a tutti gli studenti la possibilità di formarsi e crescere in un contesto che valorizzi la diversità e favorisca il cambiamento, la questione delle tasse e dei finanziamenti non passa inosservata: “L’anno accademico prevede la sua conclusione entro marzo dell’anno per il pagamento delle tasse. Chi si laurea entro quella sessione non deve iscriversi all’anno dopo. Nel periodo covid fu prolungata la possibilità di laurearsi anche a giugno e luglio, ma questo non è una regola, fu un’eccezione.” “Quell’eccezione aveva una compensazione Ministeriale, ormai eliminata, quindi per far laureare uno studente a luglio, devo sapere che lui è in regola con la tassazione.”
Un aspetto che Bronzini tiene particolarmente a cuore è il supporto agli studenti lavoratori e alle categorie più vulnerabili. “Io credo che i miei docenti siano particolarmente attenti alla formazione, andando anche incontro a casi specifici”, afferma con orgoglio. “Abbiamo anche programmi per i rifugiati politici, per i detenuti, e interventi di integrazione per le donne nei corsi STEM. Inoltre, lavoriamo per garantire l’accesso e il tutoraggio per le persone con disabilità”. Infine, un appello sincero a chi si trova a dover bilanciare lavoro e studi: “Non abbandonate mai gli studi universitari”, consiglia Bronzini agli studenti lavoratori. “Il futuro è studiare! Avremo sempre meno bisogno di manovalanza e sempre più bisogno di neuroni che vigilano sull’andamento delle macchine”.