Noi abbiamo scelto di essere responsabili
Uno “scudo”, parole della presidente della Regione, Stefania Proietti, per sedersi al tavolo con il Ministero. Cioè una “una manovra che speriamo possa salvarci da un commissariamento che va assolutamente scongiurato”. Una manovra, quella con le nuove addizionali regionali, stilata “per non far pagare ai cittadini umbri, in particolare alle fasce con un reddito sotto i 15mila euro e ai giovani, lo scotto di uno sbilanciamento di 243 milioni dei conti delle aziende sanitarie che hanno prodotto un buco nel bilancio regionale di 90 milioni di euro a cui si aggiunge il prelievo da parte del Governo di 40 milioni in 3 anni sotto forma di contributo delle Regioni alla finanza pubblica”. Un dato, quello dei 90 milioni, certificato dal primo dei rapporti sui conti della sanità dell’Umbria stilato da Kpmg (quello definitivo arriverà il 30 aprile) ma che può variare. Però, come ha spiegato la presidente in quella che ha intitolato “Operazione Verità 2.0”, il disavanzo in sanità “non è compensabile in nessun modo”. E quindi manovra fiscale “cautelativa” perché “il commissariamento ad acta della nostra sanità – ha detto la Presidente – porterebbe l’Umbria allo sfacelo e a un salasso per i cittadini”.
La bozza – perché ora è in fase di concertazione e poi dovrà passare per il consiglio regionale – prevede per i redditi sotto i 15mila euro nessuna nuova addizionale regionale Irpef (resta comunque quella dell’1.23% ‘base’ dello Stato). Per lo scaglione da 15.000 a 28.000 l’aliquota sull’addizionale Irpef passerà all’ 1,95, per coloro che percepiscono un reddito più alto, da 28 mila a 50 mila, l’aliquota sarà del 2,05, mentre sarà del 2,1 per lo scaglione più alto, quello superiore a 50 mila. A partire dal 2026, aveva annunciato la giunta, l’aliquota Irap subirà un aumento dello 0,5 solo per alcune categorie, mentre il bollo auto del 10 per cento escluse le categorie esenti.
E ancora: “Come dicevamo in campagna elettorale siamo già in una situazione molto compromessa, ora purtroppo mettendo le mani sui conti lo vediamo in concreto ogni giorno e confermiamo che la situazione dell’Umbria è compromessa”. Una regione “la nostra, la cui crescita era in stallo da anni, ma che rischierebbe di non riprendersi più a seguito di un commissariamento da parte del Governo centrale”. E ancora: “A pagarne le spese – evidenzia la presidente – sarebbe il sistema sanitario che si vedrebbe nell’impossibilità di fare assunzioni e quindi con un blocco del turnover o di assumere nuovo personale, ma anche nell’impossibilità di investire sul rinnovamento dei macchinari o di nuove strutture”.
Per la governatrice “noi dobbiamo fare il contrario e permettere all’Umbria di crescere e questo è possibile mettendosi in sicurezza prima del 15 aprile con una manovra il più equa possibile e concertata, per poi avviare le vere riforme che, in parte, soprattutto sul fronte della sanità, sono già in fase di realizzazione”.
E perché proprio il 15 aprile? Con la legge finanziaria 2005 (legge n. 311/2004) e con la successiva Intesa Stato-regioni del 23 marzo 2005 sono stati introdotti una serie di adempimenti per le Regioni con un bilancio sanitario in deficit, spiega il sito della Camera. L’articolo 1, comma 174 ha stabilito che, in caso di disavanzo di gestione del servizio sanitario regionale, che persista nel quarto trimestre di un dato esercizio finanziario, a fronte del quale non siano stati adottati in corso di esercizio i necessari provvedimenti di copertura, ovvero i medesimi non siano risultati sufficienti, il Presidente del Consiglio dei ministri diffida la Regione ad adottare i provvedimenti necessari entro il 30 aprile dell’anno successivo; qualora la Regione persista nella propria inerzia, entro i successivi trenta giorni il Presidente della Giunta regionale, in qualità di commissario ad acta, determina il disavanzo di gestione e adotta i necessari provvedimenti per il ripianamento, ivi inclusi gli aumenti dell’addizionale Irpef e le maggiorazioni dell’aliquota Irap, entro i limiti previsti dalla normativa vigente”. A questo, spiega ancora il sito della Camera, va aggiunto l’articolo 2, comma 76 della legge finanziaria 2010: in caso di inerzia da parte della regione commissariata, ha previsto: il blocco automatico del turn over del personale del servizio sanitario regionale per due anni (fino al 31 dicembre del secondo anno successivo a quello in corso) e il divieto di effettuare spese non obbligatorie per il medesimo periodo. A complicare ulteriormente la situazione c’è anche la legge finanziaria 2024 che dispone che “i Comuni, le Regioni e le Province autonome hanno tempo fino al 15 aprile 2024 per adeguare la disciplina delle addizionali regionale e comunale alla nuova articolazione degli scaglioni e delle aliquote dell’Irpef”.
La Presidente ha quindi ricordato “i numeri della mobilità passiva in sanità, che ha prodotto negli anni un aggravio di spese pari a 36 milioni di euro”. E non solo: “Partiamo da un disavanzo complessivo delle 4 aziende sanitarie al quarto trimestre 2024 di meno 243 milioni – argomenta Proietti -. Dalla gestione sanitaria siamo riusciti a portare in dote 153 milioni, tutto quello che si è potuto fare. Abbiamo quindi un dato di partenza di meno 90 milioni. Ma ci presentiamo al Mef con una delibera approvata, una prima bozza, il livello massimo dal quale vogliamo scendere sempre più, nella maniera più equa possibile, salvaguardando le classi più deboli, concertando sui tavoli con i sindacati, le parti datoriali che abbiamo incontrato questa mattina, i nostri amministratori locali che incontreremo domani, e modificando così una manovra che speriamo possa salvarci da un commissariamento che va assolutamente scongiurato”.
Per la presidente “se ci dovessero commissariare, i cittadini umbri avranno tutte le aliquote al massimo, mentre in questa nostra ipotesi la fascia di reddito da zero a 15mila euro viene fatta salva, per poi agire in modo progressivo sulle successive. Il Governo ha riaperto fino al 15 aprile la possibilità per le Regioni di effettuare manovre finanziarie. Noi abbiamo scelto di essere responsabili, ma mi consta che tutte le Regioni che si trovano nella nostra situazione, anche l’Abruzzo che ha una guida di centrodestra, hanno scelto di essere responsabili. Le manovre non hanno destra o sinistra, hanno la coscienza degli amministratori. Allora, se noi entro il 15 aprile non ci presentiamo con una manovra che aggiusteremo fino al termine ultimo per renderla il meno impattante possibile, ci troveremo costretti a subire decisioni e imposizioni drastiche con le aliquote fiscali imposte a tutti indiscriminatamente. Il danno lo faremmo soprattutto ai nostri giovani, che già ci chiedono conto di quanto stiamo facendo, perché, solo per fare un esempio, non avremmo nel periodo 2026-2028 quei 33 milioni necessari per il confinanziamento dei progetti comunitari molti dei quali vanno a incidere su quei servizi che innalzano la qualità della vita e creando quindi un grosso problema allo sviluppo economico dell’Umbria che faremo di tutto per evitare”.
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