Marche

Noel, soccorritore della Croce Rossa, sorpreso dalla piena ad Ancona: «Travolto dall’Aspio, in trappola in auto: pensavo di morire»


«Se non mi senti più, il perché lo sai…» L’acqua e il fango continuavano a salire: dai piedi al petto, fino al collo, in pochi secondi. Un fiume di disperazione s’era infiltrato nella trappola della sua auto, trascinata via come un fuscello dall’Aspio in piena. E lui, lì dentro, imprigionato dalla cintura di sicurezza, dallo sportello che non si apriva, dalla paura che, in quei momenti, ti assale, anche se sei un soccorritore esperto, l’emergenza è il tuo pane quotidiano e salvare vite è la tua missione. «Ormai ero convinto di non farcela», ricorda Noel Martin Wedard dal letto d’ospedale. È in sala emergenza quando, con un filo di voce, ci racconta di aver visto la morte in faccia. 

Il ricordo

«Erano le 7,30 del mattino, stavo tornando a casa ad Offagna dopo aver dormito da amici perché c’era maltempo. All’improvviso, sotto il ponte dell’Aspio, non ho visto più nulla». Un melmoso abbraccio infernale ha spazzato via l’Audi dell’autista soccorritore anconetano, dipendente della Croce Rossa. «Davanti a me c’erano due macchine, ferme perché la strada era quasi impraticabile. Avevo capito cosa stava per succedere, ma non ho fatto in tempo a mettermi al sicuro». L’Aspio, un rivolo innocuo in tempi normali, s’è trasformato in un gigante d’acqua e fango. «Mi ha portato via per non so quanti metri – racconta Noel -. Mi sono ritrovato in un campo, completamente sommerso. Ho pensato: qui morirò annegato. Ho provato a rompere il finestrino, tutto inutile. Così ho preso il cellulare prima che si bagnasse e ho chiamato il 118. Consuelo, l’operatrice, ha attivato i soccorsi, ma non riuscivo a capire nemmeno dove fossi. Poi ho telefonato alla prima persona che mi è venuta in mente: Gianni Barca, presidente della Cri di Ancona, come un padre per me».

La telefonata a Gianni Barca presidente Cri

Un legame solido, che nell’emergenza si è rafforzato. «Gli ho detto che non sarei riuscito ad andare al lavoro e forse non ci sarei tornato mai più. Lui mi consolava, mi ha tenuto compagnia finché il cellulare ha retto». La voce è rotta dal singhiozzo, ma il terrore non cancella il ricordo. «Il tronco di un albero ha sollevato l’auto di quel tanto che mi ha permesso di respirare. Sono riuscito a sganciare la cintura, smontare la serratura dello sportello e uscire». Noel è salito sul tettino dell’auto, sperando di non sprofondare. Un’ora e mezzo aggrappato alla vita. Poi, una luce in lontananza, come un faro nella tempesta. «Erano i sommozzatori dei vigili del fuoco che sono venuti a prendermi». I colleghi della Rossa l’hanno portato in ospedale, nel tragitto ha perso i sensi, per il freddo, lo choc. Si è ripreso a Torrette, dov’è in osservazione per aver bevuto acqua del fiume. Una decina gli automobilisti che, come il milite della Cri, i vigili del fuoco ieri mattina hanno salvato da quel mostro chiamato torrente Aspio.




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