Mondo

Nobel per la pace a Mohammadi, l’attivista iraniana in carcere

«I pensieri e i sogni non muoiono. La fede nella libertà e nella giustizia non muore con la prigionia, la tortura e nemmeno con la morte. La tirannia non prevale sulla libertà». L’attivista iraniana Narges Mohammadi non ha ceduto ai tredici arresti e alle cinque condanne per un totale di 31 anni di prigione e 154 frustate. E ora il mondo conosce la sua battaglia grazie al Nobel per la Pace, assegnatole dal comitato di Oslo. Una scelta con forte valenza politica e lo si intuisce fin dalle prime parole della presidente Berit Reiss-Andersen, che prima dell’annuncio scandisce lo slogan delle proteste iraniane: «Donne, vita, libertà».

«Speriamo questo sia un incoraggiamento a continuare il loro lavoro nelle forme che il movimento troverà più adatte» ha commentato Reiss-Andersen, aggiungendo: «È in primo luogo e soprattutto un riconoscimento a un intero movimento in Iran di cui Mohammadi è leader indiscussa». E conferendo questo premio, il comitato di Oslo intende inviare al governo iraniano un messaggio affinché «ascolti il proprio popolo».

La resistenza delle donne iraniane

Che Mohammadi e il movimento di protesta delle donne iraniane non intenda recedere di un passo emerge in modo potente dalle parole con cui l’attivista iraniana dal carcere di Evin ha commentato il premio: «Il sostegno globale e il riconoscimento della mia difesa dei diritti umani mi rendono più risoluta, più responsabile, più appassionata e più fiduciosa. Spero anche che questo riconoscimento renda gli iraniani che protestano per il cambiamento più forti e più organizzati. La vittoria è vicina», riporta il New York Times.

E nei giorni scorsi l’attivista aveva scritto alla Cnn: «Questo è stato ed è il momento della più grande protesta in questa prigione». L’emittente americana era riuscita anche ad avere un audio in cui Mohammadi guida le altre detenute che cantano la versione in farsi di “Bella Ciao”, diventata la canzone manifesto del movimento delle donne iraniane.

Scopri di più

Scopri di più

Un nuovo caso “Mahsa”

Un nuovo faro acceso su un movimento che aveva guadagnato le cronache un anno fa e poi sembrava essere scomparso dall’agenda politica internazionale. Ora il Nobel ha riportato l’attenzione sugli ultimi avvenimenti, che hanno come protagonista Armita Geravand, una ragazza 16enne in coma da domenica dopo essere stata picchiata dalla polizia morale perché non indossava correttamente il velo nella metropolitana di Teheran. La madre della ragazza, che chiedeva spiegazioni, è stata arrestata.


Source link

articoli Correlati

Back to top button
Translate »